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Michela Murgia – Libri – Opere – Bibliografia

Michela Murgia

Michela Murgia, nata e Cabras (OR) nel 1972 è stata una scrittrice, intellettale, coscienza e voce libera. Ci ha lasciato il 10 agosto 2023

Libri di Michela Murgia pubblicati in Italia:

Opere Postume:

Michela Murgia -Libri - Opere

Aggiornato Gennaio 2024

Per un’ora d’amore – Piergiorgio Pulixi

Incipit Per un'ora d'amore - Piergiorgio Pulixi

Incipit Per un’ora d’amore

La mano dell’uomo si stagliava al centro del foglio bianco, come una roccia scura in rilievo su un manto innevato. Il bimbo pose la manina sopra quella del nonno, e con l’altra ne abbozzò il contorno con una penna. Sorrideva, mentre la punta tremolava assecondando alla bell’e meglio le curve tra il polso e il pollice, per scivolare nell’ansa interna e poi risalire verso l’incavo dell’indice.
«Fermo, nonno» lo ammonì il piccolo, concentrato, sopra le note di una cantilena ipnotica di Peppa Pig proveniente dal televisore.
«E chi si muove» ribatté l’anziano: il nipotino adorava disegnare la cornice delle sue mani, avrebbe potuto riempire fogli e fogli senza stancarsi mai. Adesso, però, non poteva dargli troppa corda. Erano già in ritardo, e se avessero perso l’autobus avrebbero rischiato con quello successivo di rimanere imbottigliati nel traffico mattutino dell’orda di pendolari milanesi, e allora addio asilo. Italo Seu non poteva permetterselo: aveva una marea di faccende da sbrigare.
Filippo, Pippo per il nonno, quasi tre anni di novello artista, concluse l’operazione di tratteggio.

Incipit tratto da:
Titolo: Per un’ora d’amore
Autore: Piergiorgio Pulixi
Casa editrice: Rizzoli
Qui è possibile leggere le prime pagine di Per un’ora d’amore

Per un'ora d'amore - Piergiorgio Pulixi

Quarta di copertina / Trama

Il legame tra un padre e una figlia è qualcosa di sacro che niente e nessuno dovrebbe spezzare. Maria Donata aveva promesso al suo, Italo, che, per quanto fosse andata lontano da casa, avrebbe sempre trovato un modo di ritornare. Quando però viene uccisa, con indosso un abito da sposa che non le apparteneva, è Italo ad abbandonare la pace delle sue vigne nel sud della Sardegna e volare a Milano, dove la vita aveva portato Maria Donata, per prendersi cura del nipotino Filippo “Pippo” di due anni e scoprire cosa possa essere accaduto alla figlia. Dopo otto mesi di indagini infruttuose, l’omicidio però rischia di essere archiviato e Italo ha un’unica speranza: il criminologo Vito Strega. Già dai primi accertamenti, la sua squadra ha il sospetto che questa morte sia collegata a una serie di femminicidi che stanno scuotendo la città: un disegno criminale più ampio e oscuro, nel quale nessuna donna sembra essere al sicuro. Sullo sfondo di una Milano crepuscolare, violenta e indifferente, spazzata dalla pioggia e dal vento, Pulixi tratteggia un noir denso di umanità, pathos e dolcezza: un dramma famigliare che si riflette sulle vite dei singoli poliziotti, risvegliando in loro fantasmi che avevano sperato di essersi lasciati alle spalle.
(Nero Rizzoli)

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La colpa è mia – Andrea Donaera

Incipit La colpa è mia - Andrea Donaera

Incipit La colpa è mia

Quando scopro che Aby morirà (che sarà una persona morta, ma morta davvero – e forse succederà davanti a me, succederà durante un giorno dei nostri e non in un domani lontano e remoto e fumoso – mentre scopro che morirà non come moriranno tutti, per tempo, no, ma sarà morta davvero tra pochi anni, forse mesi) sono davanti allo schermo macchiato e impolverato del vecchio HP per pagare l’affitto. Sono sul sito del Banco popolare del Sud, ma la pagina fatica a caricarsi. Dalla finestra del nostro soggiorno entra una luce pallida che mi riscalda i piedi.
Appoggio il telefono all’orecchio e sento un dolore al bicipite destro: ieri sera il suo mal di testa era così forte che, quando ho provato ad abbracciarla, mi ha morso il braccio. Il livido stamattina è di un grigio quasi splendente. Come se ci fosse ancora traccia della sua saliva. Ci avvicino il naso, cerco l’odore della sua bocca, mi sembra di sentirlo.

Incipit tratto da:
Titolo: La colpa è mia
Autore: Andrea Donaera
Casa editrice: Bompiani
In copertina: Massimo Gardone / Azimuth Photo
Qui è possibile leggere le prime pagine di La colpa è mia

La colpa è mia - Andrea Donaera

Quarta di copertina / Trama

“Certe volte quando parli sembra che tiri fuori un’altra persona,” dice Aby con inquietudine quando Bruno le confida un ricordo d’infanzia. E, come sempre, ha ragione; la sensazione di essere abitato da pensieri e pulsioni che non è capace di riconoscere si coagula per Bruno in un pensiero: “Le persone che ho attorno sanno di me molto più di quanto io saprò mai.” Quando Bruno scopre che la sua ragazza Aby morirà, morirà davvero, l’unica cosa che può fare è fingersi all’altezza della situazione, fare l’uomo. Ancora dipendente dalla generazione dei genitori e dei nonni, il cui sguardo severo lo opprime quanto l’incapacità di rendersi autonomo fino in fondo, da giornalista freelance prova a guadagnare qualche soldo calandosi nelle community degli indesiderabili, gli incel, involuntary celibates: uomini che esclusi dal gioco della seduzione fanno dell’odio per le donne la loro livorosa bandiera. Così conosce Petrus, sgradevole come i forum online dove manifesta pensieri misogini e persecutori. Eppure anche Petrus sembra sapere di Bruno qualcosa che lui non vorrebbe mai ammettere, e lo guarda come un profeta sulla soglia di un tempio, in attesa che l’adepto si decida a entrare. In una Lecce allucinata e irreale, resa aliena dal lockdown, i protagonisti di questo romanzo sono accompagnati dall’ombra anche sotto il sole più verticale eppure, abitati dal sovrumano bisogno di capire di chi sia la colpa della loro solitudine, non smettono di cercare. Andrea Donaera scrive un romanzo sulla sua generazione inceppata, sul nostro mondo ammalato di desideri inespressi, e coniuga in modo mirabile lo sguardo sul male, che mina l’anima da dentro come la più feroce delle malattie, e una immensa tenerezza.
(Bompiani)

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Storia dei miei soldi – Melissa Panarello

Incipit Storia dei miei soldi - Melissa Panarello

Incipit Storia dei miei soldi

Ho incontrato Clara T. quando non era più lei. Come tutti quelli che l’avevano vista o conosciuta nei suoi anni migliori, ne conservavo un ricordo che non aveva tenuto conto del tempo che su di lei si era posato come una polvere. Sul viso non c’era traccia di chirurgia estetica, le labbra erano sottili, tagliate da piccole rughe, le stesse che affollavano i lati degli occhi e il centro della fronte. I capelli, a mia memoria sempre stati lunghi, erano ora accorciati sopra le spalle ed erano meno lucenti di una volta, di un ruvido castano. Aveva però mantenuto la linea, un fisico nervoso con piccole tette che puntavano all’insù. Il corpo, ancora, sembrava quello di una bambina, a differenza del volto che era quello di una donna invecchiata e che aveva perduto tutta la propria pietà. Quel giorno ebbi la sensazione che si trattasse di una donna spezzata perché il suo aspetto lo era. Mi trovavo nel quartiere Monti, all’angolo fra via Leonina e via Urbana, di fronte all’ingresso della metro B, e stavo aspettando un’amica con cui sarei dovuta andare a pranzo e che mi aveva appena avvertita con un messaggio che avrebbe ritardato, quando fui distratta da un gran fracasso: nella trattoria davanti a me, l’attrice Clara T. stava facendo volare le sedie. Ne aveva presa una, un’altra la vidi giacere per terra, e la stava lanciando contro la vetrina. Un uomo grosso, giovane, con una camicia a scacchi, fece per fermarla: la sedia colpì il vetro e a rompersi fu la gamba di legno. L’uomo, Clara e altre tre persone rimasero immobili e fu allora che mi accorsi che dentro il locale c’era un piccione accanto al cadavere della sedia. L’uomo la strattonò per le spalle “Che cazzo fai, puttana?” urlò, poi le mollò uno schiaffo. Dopo qualche attimo di sgomento, in cui Clara si era portata una mano non sul punto dove era stata colpita ma più in basso, quasi il colpo si fosse riverberato come fanno le increspature in una pozza d’acqua, lo schiaffeggiò anche lei, poi urlò: “Puttana è un mestiere, non un insulto! Voi uomini odiate la fica!” e uscì a passo di marcia.

Incipit tratto da:
Titolo: Storia dei miei soldi
Autrice: Melissa Panarello
Casa editrice: Bompiani
In copertina: Justin Pumfrey / Getty Images
Progetto grafico di copertina: Lusinda Scai
Qui è possibile leggere le prime pagine di Storia dei miei soldi

Storia dei miei soldi - Melissa Panarello

Quarta di copertina / Trama

A raccontarci questa storia è una scrittrice, resa famosa quando era molto giovane da un audace romanzo nel quale metteva in scena sé stessa. Adesso è una donna adulta, ha costruito una famiglia e le sembra di avere compreso che scrivere per lei è stato il frutto di un’urgenza ora sopita. Ma la vita si incarica di dimostrarle che per conoscersi veramente bisogna trovare lo specchio in cui guardarsi e mette sul suo cammino Clara, l’attrice che quindici anni prima è stata il suo doppio nel film tratto da uno dei suoi romanzi. Clara è ancora bella ma i suoi grandi occhi verdi a tratti diventano laghi di vergogna; Clara ha fame ma deglutisce con fatica; Clara non ha più soldi, e trova il coraggio per chiederli a chi incontra. Più di tutto, Clara ha bisogno di raccontare la sua storia e improvvisamente questa diventa una missione che le riguarda entrambe. Per le due protagoniste comincia un viaggio che si dipana sulle tracce del solo alimento che – insieme alla passione – può consentirci di diventare chi siamo: i soldi. Dopo aver osato mettere al centro delle sue pagine il desiderio femminile, Melissa Panarello scrive il suo romanzo più autentico e intenso che si propone di indagare un altro grande tabù: quello del denaro fra le mani di una donna. La figura di Clara T. si staglia in queste pagine come una antica divinità divorata dal suo stesso amante, e con voce ferma racconta le ustioni che il successo e la ricchezza lasciano sulla pelle di chi li attraversa, le trappole che la giovinezza tende a chi è più fragile, il privilegio e la dannazione del talento.
(Bompiani)

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