Il circolo Bellarosa – Saul Bellow

Incipit Il circolo Bellarosa – Saul Bellow

Incipit Il circolo Bellarosa

In quanto fondatore dell’Istituto Mnemosine di Philadelphia, in quarant’anni di attività professionale ho fatto scuola a molti dirigenti industriali, politici e militari di carriera sicché adesso – dopo essere andato in pensione e aver lasciato l’Istituto nelle capaci mani di mio figlio – mi piacerebbe tanto dimenticare l’arte del ricordare. È un proposito, questo, degno di Alice nel Paese delle meraviglie. Negli anni del crepuscolo, dopo aver appeso i guantoni al chiodo (o rifoderato il pugnale), non ti va proprio di seguitare a fare ciò che hai fatto per tutta la vita: cambiare, cambiare, tutto il tuo regno per qualcosa di nuovo! Un avvocato non vorrà più saperne di cause, un medico di ammalati, un generale si darà alla pittura su ceramica, un diplomatico si appassionerà di pesca all’amo. Il mio caso è differente, in quanto io devo il mo successo nella vita al dono innato della memoria. Aggettivo ingannevole, “innato”, riferito alle fonti recondite di ogni cosa che realmente conta. Come ero solita ripetere ai miei allievi: «La memoria è vita». E questa era la maniera spiccia per far colpo su un esponente del Consiglio per la Sicurezza Nazionale che io stavo preparando; senonché oggi vengo a trovarmi in una posizione assai scomoda per il semplice fatto che – se il tuo lavoro verte sulla memoria, che è la vita stessa – non puoi andartene in pensione se non nella morte.

Incipit tratto da:
Titolo: Il circolo Bellarosa
Autore: Saul Bellow
Traduzione: Pier Francesco Paolini
Titolo originale: The Bellarosa Connection
Casa editrice: Mondadori
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il circolo Bellarosa

Il circolo Bellarosa - Saul Bellow

Incipit The Bellarosa Connection

As founder of the Mnemosyne Institute in Philadelphia, forty years in the trade, I trained many executives, politicians, and members of the defense establishment, and now that I am retired, with the Institute in the capable hands of my son, I would like to forget about remembering. Which is an Alice-in-Wonderland proposition. In your twilight years, having hung up your gloves (or sheathed your knife), you don’t want to keep doing what you did throughout your life: a change, a changeyour kingdom for a change! A lawyer will walk away from his clients, a doctor from his patients, a general will paint china, a diplomatist turn to fly-fishing. My case is different in that I owe my worldly success to the innate gift of memorya tricky word, “innate, ” referring to the hidden sources of everything that really matters. As I used to say to clients, ‘Memory is life. ” That was a neat way to impress a member of the National Security Council whom I was coaching, but it puts me now in an uncomfortable position because if you have worked in memory, which is life itself, there is no retirement except in death.

Incipit tratto da:
Title: The Bellarosa Connection
Author: Saul Bellow
Publisher: Penguin
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

Chi è, o che cosa si nasconde dietro Billy Rose, il ricco produttore che durante la guerra impiega tutte le sue risorse per salvare gli ebrei dai nazisti? Romanzo che ha per tema la sopravvivenza della memoria, della vita interiore, in un mondo che vive solo per il presente. La realtà ebraico-americana esplorata da Bellow con magistrale acutezza e profonda partecipazione.
(Ed. Mondadori; Oscar scrittori del Novecento)

La perfezione degli elastici (e del cinema) – Laura Pariani

La Bambina guardava l’acqua nel crepuscolo che scendeva

Incipit La perfezione degli elastici (e del cinema)

La Bambina guardava l’acqua nel crepuscolo che scendeva. Il Mostro poteva annusare l’odore del suo grembiule di tela a quadretti rosa e bianchi e quello del caprifoglio vicino al quale stava accovacciata, cingendo i ginocchi con le braccia.
Chissà cosa aveva da guardare nell’acqua?
Il Mostro si ricordò di quella volta che, a furia di fissare la corrente, ci aveva visto dentro una grande ombra verde: lo guardava ghignando dal fondo di alghe scure e gli porgeva una corona di fuoco. La sua forma silenziosa e sbarlùscénta ondeggiava nell’acqua.

Incipit tratto da:
Titolo: La perfezione degli elastici (e del cinema)
Autrice: Laura Pariani
Casa editrice: Rizzoli

Libri di Laura Pariani

Copertine di La perfezione degli elastici (e del cinema) di Laura Pariani

Quarta di copertina / Trama

Molto spesso i registi si sono ispirati a testi letterari. senza preoccuparsi di un’assoluta fedeltà ai modelli. Nella prima sezione del libro, TRASPOSIZIONI, si compie un’operazione inversa: dal film al racconto, trasferendo temi e personaggi, pur nello spirito del testo, in un mondo narrativo particolare, quello di un “profondo nord” selvatico e aspro. Così Boris Karloff, ii Mostro, diventa l’umbriün delle favole lombarde; il goffo Quasimodo impersonato da Lon Chaney – “il piü brutto degli animali brutti della terra dell’acqua e dell’aria, Ia personificazione del deforme, degli anni bisestili, degli errori di Dio” – diviene Biâs, lo scemo di un paese di brughiera del secolo scorso. Allo stesso modo, la mancanza di scelte al femminile, narrata nel film cinese Lanterne rosse, si incarna nella lentigginosa Fèmia, dannata dalla propria maternità illegittima; e il bambino protagonista del bergmaniano Fanny e Alexander vive il suo incontro con il mistero della morte sulle lanche del Ticino nel secondo dopoguerra, al ritmo di Papaveri e papere.
Nella seconda sezione, OMBRE, i racconti nascono dal fascino ambiguo di certi personaggi cinematografici. In questo caso la bellezza di Louise Brooks, i toni ribelli di James Dean, il carattere beckettiano dell’ultimo Buster Keaton diventano maschere, dietro le quali Ia mente dello spettatore parte alla ricerca del proprio introvabile io con un personale “viaggio al termine della notte”, in un tempo emozionale/simbolico, retrocesso/immobile, come quando si sogna o si abbraccia la persona amata.
NOSTALGIE, la terza sezione, ricrea l’atmosfera dei cinemini anni Cinquanta, il piacere dell’identificazione coi gesti degli attori: gli slanci dell’acrobatico Weissmuller e i rituali dell’ordine del grasso Ollio. Proprio da questa intensa soddisfazione narcisistica della visione cinematografica, perfetta sostituzione del godimento infantile, nasce l’eterna magia del cinema.
In tutto, nove memorabili racconti dove i personaggi, tra finzione dello schermo e finzione della pagina, danno vita a un quotidiano teatro degli eventi, che la Pariani anima impiegando con familiare disinvoltura il dialetto lombardo della valle del Ticino, amorosamente documentato e fantasticamente ricostruito.
(Ed. Rizzoli; La Scala)

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La donna da mangiare – Margaret Atwood

Incipit La donna da mangiare – Margaret Atwood

Incipit La donna da mangiare

Sono certa che stavo bene venerdì, quando mi alzai; caso mai mi sentivo più imperturbabile del solito. Quando andai in cucina per prepararmi la colazione, c’era già Ainsley, tutta abbattuta; disse che la sera prima era andata a un party da far schifo. Giurò che c’erano stati soltanto degli studenti di odontoiatria, una cosa che l’aveva depressa al punto che si era consolata ubriacandosi.
« Non hai idea di quanto sia pesante », disse, « dover sopportare una ventina di conversazioni sull’interno della bocca degli altri. La reazione più grande che ho suscitato è stato quando ho descritto un ascesso che ho avuto una volta. Avevano letteralmente la bava alla bocca. E gli uomini, per lo più, guardano a qualcosa oltre ai tuoi denti, santo cielo.»
Aveva i postumi della sbornia, una cosa che mi mise di umore allegro – mi fece sentire sana come un pesce – e le versai un bicchiere di succo di pomodoro e le preparai un’alkaseltzer corroborante, stando a ascoltarla e emettendo rumori di comprensione mentre continuava a lamentarsi.

Incipit tratto da:
Titolo: La donna da mangiare
Autrice: Margaret Atwood
Traduzione: Mario Manzari
Titolo originale: The Edible Woman
Casa editrice: Corbaccio
Qui è possibile leggere le prime pagine di La donna da mangiare

La donna da mangiare - Margaret Atwood

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Incipit The Edible Woman

I know I was all right on Friday when I got up; if anything I was feeling more stolid than usual. When I went out to the kitchen to get breakfast Ainsley was there, moping: she said she had been to a bad party the night before. She swore there had been nothing but dentistry students, which depressed her so much she had consoled herself by getting drunk.
“You have no idea how soggy it is,” she said, “having to go through twenty conversations about the insides of peoples’ mouths. The most reaction I got out of them was when I described an abscess I once had. They positively drooled. And most men look at something besides your teeth, for god’s sake.”
She had a hangover, which put me in a cheerful mood – it made me feel so healthy – and I poured her a glass of tomato juice and briskly fixed her an Alka- Seltzer, listening and making sympathetic noises while she complained.

Incipit tratto da:
Title: The Edible Woman
Author: Margaret Atwood
Publisher: Knopf Doubleday
Language: English

Quarta di copertina / Trama

La donna da mangiare è Marian McAlpin, un’educata signorina canadese, spiritosa e pudica, ma abbastanza emancipata da far l’amore sotto la doccia con uno che dopo le chiede com’è andata. Marian crede di essere a perfettamente a suo agio in un lavoro vagamente insoddisfacente (d’altronde cosa può fare un laureato di questi tempi?), un quasi fidanzato di nome Peter orgoglioso della sua capacità di reggere gin and tonic, e un’amica che si appropria del femminismo in maniera ferocemente maschilista. Poi un giorno Marian diventa matta. O almeno pernsa di essere diventata matta, perché a poco a poco smette di mangiare. Si è accorta che tutti, a cominciare da Peter, la consumano con indifferenza aspettandosi risultati garantiti. E per non farsi mangiare, Marian non mangia. Comincia allora una riscossa tragicomica contro i divoratori nel ritmo sempre più frenetico di una corsa scandita dalla necessità di non morire di fame. Alla fine Marian celebrerà il suo riscatto con un finale a sorpresa al limite del cannibalismo. Un romanzo di straordinaria modernità.
(Ed. Corbaccio; Scrittori di Tutto il Mondo)