Notte di vento che passa – Milena Agus

Incipit Notte di vento che passa - Milena Agus

Incipit Notte di vento che passa

Mia madre diceva sempre: «Siamo poveri! Siamo poveri!», ne era convinta perché in paese dicevano che eravamo gentixedda, gente da poco. Mio padre era spesso disoccupato e lei era una figlia illegittima che mia nonna aveva mandato, ragazzina, a pulire le case, dopo che a scuola non ce l’aveva fatta.
Per mamma noi eravamo l’emblema dell’umana miseria, ma perfino la povertà dipende dal punto di vista e forse proprio poveri non lo eravamo.
Io, la figlia maggiore, potevo permettermi di non lavorare e studiavo al liceo classico, mangiavamo tre volte al giorno, abitavamo in paese, nella casa della nonna, e oltre a un tetto sopra la testa, avevamo il televisore, la lavatrice, il frigorifero e perfino un’auto, anche se non sapevamo mai se avrebbe camminato oppure no.
Quindi credo che mamma, davvero povera, lo fosse soltanto di speranze e di sogni.
Non sperava in un mondo più accogliente e più giusto e quindi non si interessava di politica, non amava particolarmente la Sardegna e tanto meno il nostro paese, che reputava miserevole, e lottava perché ce ne andassimo.
Non riusciva a considerare niente per le qualità, ma soltanto per ciò che era difettoso.
E in fondo io facevo la stessa cosa, ma al contrario, letterarizzavo, come consigliava la mia professoressa di Lettere, e arricchivo con la fantasia i modelli originali di cose, persone, situazioni, per renderli più affascinanti.

Incipit tratto da:
Titolo: Notte di vento che passa
Autrice: Milena Agus
Casa editrice: Mondadori
Notte di vento che passa - Milena Agus

Quarta di copertina / Trama

Questa è la storia di Cosima e dell’anno più memorabile della sua vita, quello in cui compie diciott’anni e le succedono “tantissime cose per la prima o per l’ultima volta”.

Cosima è una sognatrice, fin da quando è piccola vive dentro i libri, anzi letterarizza tutto ciò che la circonda, e così anche le cose più squallide ai suoi occhi diventano poetiche e affascinanti. E lo stesso fa suo padre, un inguaribile idealista che affronta la povertà con allegria, mentre la madre lavora per mantenere tutta la famiglia e si dispera perché in paese si mormora che sono gente da poco, gentixedda. Fino a che non si decidono a lasciare la campagna e a trasferirsi nella vicina Cagliari. Qui, a Cosima piace molto andare al Poetto e frequentare il liceo classico, dove ha una prof di lettere che la incoraggia a scrivere e a considerare Calvino, Shakespeare e Deledda come degli amici, e un compagno di classe che odia i ricchi e sogna di trasformare la Sardegna nella Cuba del Mediterraneo. Ma Cosima sente spesso la nostalgia del paese, e durante uno dei suoi ritorni incontra Costantino, un pastore scontroso e tormentato che ama suonare la fisarmonica. Lo trova bellissimo, rivede in lui l’Heathcliff di Cime tempestose e, nonostante gli avvertimenti del suo miglior amico, se ne innamora rovinosamente.

Quando il mondo reale comincia a incalzare coi suoi problemi, Cosima sarà costretta a scendere dall’albero su cui, come una baronessa rampante, avrebbe volentieri trascorso tutta la vita. Le toccherà piantare i piedi per terra e provare a capire che tipo di adulta vuole diventare e quale amore vuole inseguire. Di questa tensione universale tra il desiderio di sognare e l’esigenza di abitare la realtà si nutre la scrittura di Milena Agus, limpida e aerea ma frutto di una profonda ricerca linguistica: il suo sguardo è talmente originale e fanciullesco che leggerla fa ridere e meravigliare al tempo stesso, come talvolta accade quando i bambini o i saggi dicono la verità.
(Mondadori)

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Un tempo gentile – Milena Agus

Incipit Un tempo gentile - Milena Agus

Incipit Un tempo gentile

In piedi, davanti all’armadio, pochi giorni prima avevamo pensato al guardaroba, estate sopra, inverno sotto. Finito il lavoro provammo la soddisfazione che ogni cosa fosse al suo posto, e invece da allora in poi non sarebbe stato piú a posto niente. Gli invasori arrivarono e ci colsero impreparati.
Se l’avessimo saputo, davvero il cambio degli armadi sarebbe stata l’ultima cosa.
Si gettarono nelle strade del nostro paesino e fu chiaro per tutti noi che aver stirato le lenzuola, reso brillanti i pavimenti, strofinato le pentole e i rubinetti fino a farli diventare luccicanti era stato inutile e le lampade, i piatti, le tazze, i mobili, i libri, i vestiti, le scarpe, le sedie, le poltrone, insomma, le cose di sempre, erano adesso, nell’incombente catastrofe, ridicole e prive di senso. Ed era soltanto ieri.

Incipit tratto da:
Titolo: Un tempo gentile
Autrice: Milena Agus
Casa editrice: Nottetempo
Qui è possibile leggere le prime pagine di Un tempo gentile

Un tempo gentile - Milena Agus

Quarta di copertina / Trama

In un piccolo paese dell’entroterra sardo, nel Campidanese, le vite degli abitanti procedono senza troppe scosse, riparate dai muri grigi delle case rimodernate con blocchetti di cemento e arrese alle monocolture di carciofi e biomasse. Un paese “perduto”, con le erbacce nei giardini e senza piú vocazione, che si è arenato su una secca e dimenticato del mondo che lo circonda. Finché non arrivano “gli invasori”: una manciata di migranti che vengono da lontano e di volontari che li accompagnano, destinati a sistemarsi nel Rudere, una casa abbandonata con le finestre sgangherate aperte sulle colline. Lo sconcerto assale tutti, paesani e invasori: “Non era questo il posto”, si ripetono da entrambe le parti – l’una spaventata da quella novità indecifrabile piovuta all’improvviso da chissà dove, l’altra catapultata in quel “corno di forca di paesino sardo” dove i treni non si fermano piú. Ma la vita, anche quando sembra scivolare nell’insensatezza, è sempre aperta al futuro, è sempre un “fare, disfare e rifare”. E se nel tempo imprevedibilmente gentile di quello strano consorzio umano gli orti tornano a germogliare, il Rudere a popolarsi, le emozioni a dilagare, qualche traccia di nuovo resterà comunque a cambiare i colori delle cose.
(Nottetempo)

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Terre promesse – Milena Agus

Incipit Terre promesse - Milena Agus

Incipit Terre promesse

Ester arrivò senza fiato e insieme al treno. Ma non si avvicinò al gruppo, perché al posto di Raffaele, il suo fidanzato, dal vagone scese un uomo gonfio, quasi senza capelli e vestito di una ridicola tuta verde.
Raffaele era povero. Suo padre aveva fatto il manovale e il figlio, da bambino, andava a lavorare con lui, un cappelluccio di lana in testa d’inverno e un fazzoletto bagnato tenuto con quattro nodi d’estate. Era andato in guerra volontario, perché era fascista, dicevano in paese. In realtà, aveva semplicemente letto e riletto i romanzi di Salgari, Melville, London, Conrad e si era arruolato in Marina per vedere il mare. O forse, perché non voleva fare per sempre il manovale, o il pastore, o il contadino.
Alla madre aveva detto che veniva al paese soltanto per un saluto, poi si sarebbe rimesso addosso la sua divisa della Marina Militare e se ne sarebbe andato di nuovo.

Incipit tratto da:
Titolo: Terre promesse
Autrice: Milena Agus
Casa editrice: Nottetempo
Qui è possibile leggere le prime pagine di Terre promesse

Terre promesse - Milena Agus

Quarta di copertina / Trama

Ciascuno di noi ha la sua terra promessa, anzi, le sue terre promesse, perché non c’è momento della nostra vita che non guardi a quel vago avvenir che in mente aveva, prendendo in prestito le parole del poeta tutelare di questo romanzo. Ma vale la pena di continuare a cercarle? Questa è la domanda che Milena Agus si pone, inseguendo le terre promesse di tre generazioni di una famiglia sarda, dalla madre che sogna il matrimonio della figlia con un ricco possidente, alla figlia che sogna di essere amata da un uomo sempre sfuggente, al nipote che si trasferisce in America, già terra promessa dell’Italia povera, rincorrendo la musica. Tutti procedono da una terra promessa all’altra, illusi e delusi, finché, un giorno, potrebbero forse decidere di fermarsi e concludere li quel viaggio sfinente. In questo nuovo libro Milena Agus ci porta, scortati dal suo sguardo lucido e amoroso, dentro ai nostri sogni più segreti, nell’illusione-delusione della vita, con delicata maestria e sortilegio.
(Ed. Nottetempo)

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