Lady Oracolo – Margaret Atwood

Incipit Lady Oracolo – Margaret Atwood

Incipit Lady Oracolo

La mia morte l’ho progettata con attenzione, a differenza della mia vita che ha vagato tortuosamente da una cosa all’altra, malgrado i miei deboli tentativi di controllarla. La mia vita aveva una certa tendenza ad allargarsi a macchia d’olio, ad afflosciarsi, ad attorcigliarsi in volute e svolazzi come la cornice di uno specchio barocco, e questo perché seguivo sempre la linea di minor resistenza. La mia morte, invece, la volevo ordinata e semplice, dimessa, persino un po’ austera, come una chiesa quacchera o come il classico abito nero, da indossare con un unico filo di perle, molto elogiato dalle riviste di moda quando avevo quindi anni. Stavolta niente megafoni, niente lustrini, niente sfilacciamenti. Il trucco era sparire senza lasciare traccia, lasciandomi alle spalle l’ombra di un cadavere, un’ombra che tutti avrebbero preso per realtà concreta. Sulle prime pensai che ci sarei riuscita.

Incipit tratto da:
Titolo: Lady Oracolo
Autrice: Margaret Atwood
Traduzione:Fausta Alberta Libardi
Titolo originale: Lady Oracle
Casa editrice: Giunti

Libri di Margaret Atwood

Lady Oracolo - Margaret Atwood

Incipit Lady Oracle

I planned my death carefully; unlike my life, which meandered along from one thing to another, despite my feeble attempts to control it. My life had a tendency to spread, to get flabby, to scroll and festoon like the frame of a baroque mirror, which came from following the line of least resistance. I wanted my death, by contrast, to be neat and simple, understated, even a little severe, like a Quaker church or the basic black dress with a single strand of pearls much praised by fashion magazines when I was fifteen. No trumpets, no megaphones, no spangles, no loose ends, this time. The trick was to disappear without a trace, leaving behind me the shadow of a corpse, a shadow everyone would mistake for solid reality. At first I thought I’d managed it.

Incipit tratto da:
Title: Lady Oracle
Author: Margaret Atwood
Publisher: Anchor
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

Dopo aver inscenato un finto suicido per fuggire in incognito dal Canada, Joan Foster si rifugia sotto falso nome in uno sperduto paesino italiano, Terremoto, dove cerca di riflettere sul suo passato. Da chi fugge, e che cosa cerca Joan? I frammenti della sua identità le sfilano di fronte, in una serie di eventi tragicomici; la bambina grassa e infelice e la donna fatale dalla chioma rossa, la moglie timida e fedele e l’amante folle, la scrittrice di romanzi gotici e la poetessa impegnata, la svagata vittima dei soprusi maschili e la subdola ingannatrice… Creatura in perpetua metamorfosi, Joan mescola la vita reale alle avventure fantastiche delle sue creature letterarie, in una ridda travolgente di personificazioni. Di specchio in specchio, di fuga in fuga, Joan svolge la trama della propria esistenza e dei propri legami con gli altri personaggi, fino al momento in cui, stanca dei suoi tanti travestimenti, tenta di recuperare se stessa al di là delle apparenze.
Le tessere che costituiscono contemporaneamente il personaggio Joan e l’intreccio del romanzo si compongono improvvisamente in un finale a sorpresa, grazie alla maestria con cui la Atwood accompagna il lettore nell’inseguimento della misteriosa Lady Oracolo-Joan.
Lady Oracolo racconta una crisi femminile con fantasia e umorismo, ribaltando lo stereotipo della vittima importante e creando una eroina picaresca dei nostri giorni.
(Ed. Giunti; Astrea)

L’altra Grace – Margaret Atwood

Incipit L'altra Grace – Margaret Atwood

Incipit L’altra Grace

Sulla ghiaia crescono le peonie. Spuntano in mezzo ai sassolini grigi, i boccioli esplorano l’aria come antenne di lumaca, poi si gonfiano e si aprono, grossi fiori rosso scuro lucidi e brillanti come seta. Infine scoppiano e cadono a terra.
Nell’esatto momento prima di disfarsi sono come le peonie nel giardino del signor Kinnear. Il primo giorno, solo che quelle erano bianche. Nancy stava tagliando le ultime. Portava un vestitino chiaro a roselline rosa e una gonna con tre balze, e un cappello di paglia che le nascondeva la faccia. Aveva un cestino per dentro i fiori, si chinava piegando il bacino, come una vera signora, senza incurvare il busto. Quando ci sentì arrivare e si voltò a guardarci, si portò le mani alla gola, trasalendo.

Incipit tratto da:
Titolo: L’altra Grace
Autrice: Margaret Atwood
Traduzione: Margherita Giacobino
Titolo originale: Alias Graces
Casa editrice: Ponte Alle Grazie
Qui è possibile leggere le prime pagine di L’altra Grace

L'altra Grace – Margaret Atwood

Incipit Alias Grace

Out of the gravel there are peonies growing. They come up through the loose grey pebbles, their buds testing the air like snails’ eyes, then swelling and opening, huge dark-red flowers all shining and glossy like satin. Then they burst and fall to the ground.
In the one instant before they come apart they are like the peonies in the front garden at Mr. Kinnear’s, that first day, only those were white. Nancy was cutting them. She wore a pale dress with pink rosebuds and a triple-flounced skirt, and a straw bonnet that hid her face. She carried a flat basket, to put the flowers in; she bent from the hips like a lady, holding her waist straight. When she heard us and turned to look, she put her hand up to her throat as if startled.

Incipit tratto da:
Title: Alias Grace
Author: Margaret Atwood
Publisher: Anchor
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

Nel 1843 il Canada è sconvolto da un atroce fatto di cronaca nera: l’omicidio del ricco possidente Thomas Kinnear e della sua amante, la governante Nancy Montgomery. Imputata insieme a un altro servo, la sedicenne Grace Marks viene spedita in carcere e, sospettata di insanità mentale, in manicomio.
A lungo oggetto dei giudizi contrastanti dell’opinione pubblica – propensa a vedere in lei ora una santa, ora una carnefice – la protagonista di questo avvincente romanzo può finalmente raccontare la propria vita al giovane dottore Simon Jordan. Convinto di mettere le proprie conoscenze al servizio della verità sul caso, e al tempo stesso contribuire al progresso della scienza psicologica, Jordan non potrà fare a meno di restare ammaliato da questa personalità complessa e inafferrabile.
Nelle mani di una sapiente narratrice quale è Margaret Atwood, il dialogo che si instaura tra i due si trasforma nel ritratto psicologico di una persona due volte vittima del sistema sociale – in quanto povera e in quanto donna – e assurge a denuncia delle enormi contraddizioni di una società maschilista e tormentata da conflitti interni perché incapace di accettare l’«altro».
Grazie al talento che l’ha ormai consacrata nel mondo letterario, la Atwood supera i limiti della mera accusa politica e ci restituisce un quadro raffinato e profondo della condizione umana, in un romanzo dal ritmo implacabile, che non mancherà di tenere il lettore col fiato sospeso.
(Ed. Ponte alle Grazie; Romanzi)

Le uova di Barbablù – Margaret Atwood

Incipit Le uova di Barbablù – Margaret Atwood

Incipit Le uova di Barbablù

Quando mia madre era ancora molto piccola, le venne regalata per Pasqua una cesta piena di pulcini. Morirono tutti.
« Non sapevo che non si potessero prendere in mano, » dice. « Poveri piccini, li ho disposti tutti in bell’ordine su un’asse, con le zampette che sporgevano fuori rigide come pali e ho pianto tutte le mie lacrime. Li avevo amati da morire. »
Forse con questa storia mia madre intende fornire a noi figli un esempio della sua stupidità nonché sentimentalismo: è comunque sottinteso che non rifarebbe oggi una cosa simile. Oppure potrebbe trattarsi di una riflessione sulla natura dell’amore, benché, conoscendo mia madre, ciò sia improbabile.
(Momenti significativi nella vita di mia madre)

Incipit tratto da:
Titolo: Le uova di Barbablù
Autrice: Margaret Atwood
Traduzione: Francesca Avanzini
Titolo originale: Bluebeard’s Egg
Casa editrice: La tartaruga
Qui è possibile leggere le prime pagine di Le uova di Barbablù

Le uova di Barbablù - Margaret Atwood

Incipit Bluebeard’s Egg

When my mother was very small, someone gave her a basket of baby chicks for Easter. They all died.
“I didn’t know you weren’t supposed to pick them up,” says my mother. “Poor little things. I laid them out in a row on a board, with their little legs sticking out straight as pokers, and wept over them. I loved them to death.”
Possibly this story is meant by my mother to illustrate her own stupidity, and her own sentimentality. We are to understand she wouldn’t do such a thing now.
Possibly it’s a commentary on the nature of love; though, knowing my mother this is unlikely.
(Significant Moments in the Life of My Mother)

Incipit tratto da:
Title: Bluebeard’s Egg
Author: Margaret Atwood
Publisher: Anchor
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

Le protagoniste di questi racconti di Margaret Atwood sono sia donne moderne che si buttano giù dalle rapide, camminano sulle acque, dirimono le fila di complicate vicende amorose, mantengono uomini o si fanno mantenere, lavorano, guadagnano, viaggiano, impazziscono, sia le loro madri, donne d’inizio secolo che vivono in grandi, suggestive dimore di campagna.
Artiste o borghesi, timide o spericolate, sullo sfondo della metropoli o delle grandi foreste canadesi, sono alle prese con un mondo nevrotico e frantumato nel quale si sforzano, come meglio possono, di far quadrare i conti. Non sempre ci riescono. Non riesce a Sally, la protagonista del racconto che dà il titolo alla raccolta, con tutta la sua consumata perizia nel mentire e le sue arti, femminili e tradizionali, di circuire un uomo. Non riesce ad Emma, che è, all’opposto, leale, sventata e coraggiosa, né all’artista Yvonne o alla quasi normale madre di famiglia, Alma.
Non è dunque possibile, pur tra mille aggiustamenti, compromessi, ribaltamenti di ruolo, la felicità con un uomo? Le protagoniste di questi racconti sembrano negarlo, perché anche gli uomini, sempre più deboli e lacerati, sempre più poveri diavoli, non sono quelle creature tutte d’un pezzo che erano – o almeno pensavamo che fossero – una volta e a cui era possibile appoggiarsi ed affidarsi.
Queste vicende di donne alle prese con gli uomini e con la vita di tutti i giorni sono narrate con stile asciutto, impietoso e venato d’ironia, che nulla concede al superfluo o al vezzo letterario. Ma dietro di esse si avverte, come un vento fresco e corroborante, il respiro potente della vasta natura del nord che, se non verrà totalmente distrutta, sarà pur sempre l’unico rifugio e possibilità di salvezza.
(Ed. La Tartaruga)