La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta – Andrea Camilleri

Incipit La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigata - Andrea Camilleri

Incipit La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta

Nenè Scozzari, abitanno a Vigàta, per annare al liceo che c’era sulo a Montelusa, doviva pigliari la correra che sinni partiva alle setti del matino e tornarisinni con quella delle dù di doppopranzo. Ma quanno la guerra nella secunna mità del milli e novicento e quarantadù ’ncaniò e non passava jorno (e notti) che i rioplani miricani e ’nglisi bummardavano e mitragliavano, viaggiare addivintò periglioso assà pirchì i nimici sparavano supra a ogni cosa che vidivano cataminare e tante vote i passiggeri della correra si vinniro ad attrovari sutta mitragliamento e qualichiduno ci lassò macari la pelli. Perciò i genitori di Nenè parlarono a ’na parenti di Montelusa e quella si pigliò ’n casa il picciotteddro che ora friquintava la terza. Nenè sarebbi tornato a Vigàta sulo il sabato doppopranzo e sarebbi ripartuto per Montelusa la duminica sira con l’urtima correra, quella delle novi. Accussì i sò viaggi, e i conseguenti perigli, si sarebbiro arriduciuti assà.
(La prova)

Incipit tratto da:
Titolo: La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Sellerio
In copertina: Illustrazione di Roberto Aloi per «Bitter Canetta».

Libri di Andrea Camilleri

La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigata - Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Questo volume comprende i racconti inediti La prova e La guerra privata di Samuele, detto Leli. Le altre storie sono state pubblicate in tempi diversi: L’uomo è forte in Articolo 1. Racconti sul lavoro, Sellerio, 2009; I quattro Natali di Tridicino in Storie di Natale, Sellerio, 2016; La tripla vita di Michele Sparacino in allegato al «Corriere della Sera», 2008 e Rizzoli, 2009; La targa in allegato al «Corriere della Sera», 2011 e Rizzoli, 2015.

Una rete di storie, ovvero una proliferazione di intrecci sorprendenti, è questo libro di racconti. La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità, e il talento umoristico, consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d’incanti emotivi, come nel racconto I quattro Natali di Tridicino. La raccolta si apre con una «commedia» di equivoci e tradimenti, dai guizzi sornionamente maliziosi. Si chiude con un racconto di mare di potente nervatura verghiana, calato in un mondo soffuso di antica e dolorosa saggezza: «La vita è come la risacca: un jorno porta a riva un filo d’alga e il jorno appresso se lo ripiglia. […] Ora che aviva portato ’sto gran rigalo, cosa si sarebbi ripigliata in cangio l’onda di risacca?». Nella montatura centrale, tra varie coloriture sarcastiche, si ingaglioffa nell’abnorme e nell’irragionevole. Ora è la vita da cane di un poveruomo, che si araldizza nel gesto finale, nella desolazione estrema di una autoironia catartica sorvegliata dalla moglie: «C’è luna piena, fa ’na luci che pare jorno. E allura vidi a sò marito, ’n mezzo allo spiazzo, mittuto a quattro zampi, che abbaia alla luna. Come un cani. “Sfogati, marito mè, sfogati” pensa. E torna a corcarisi». Ora è la stolidità ilarotragica del fascismo, in due episodi: sull’impostura di un falso eroe patriottico, al quale non si sa come dedicare una targa di pelosa commemorazione; e sulla discriminazione razziale, in un ginnasio, nei confronti di uno studente ebreo che sa però come boicottare e sbeffeggiare, fino alla allegra e fracassosa rivalsa, la persecuzione quotidiana di professori istupiditi dal regime. Si arriva al grottesco di un eccesso di esistenza. All’ignaro Michele Sparacino vengono cucite addosso più vite fasulle. I giornali lo raccontano come «sovversivo», «sobillatore», «agitatore» e infine «disfattista» durante la guerra. È sempre «scangiato per un altro». Ed è ricercato da tutte le autorità. Il vero Michele Sparacino morirà al fronte. Gli verrà dedicata, con tanti onori, una tomba monumentale al milite ignoto. E verrà «scangiato» anche da morto. Un giornalista scriverà infatti: «Avremmo voluto avere oggi davanti a noi i traditori, i vili, i rinnegati, i disertori come Michele Sparacino, per costringerli a inginocchiarsi davanti al sacro sacello…».
Salvatore Silvano Nigro
(Ed. Sellerio; La Memoria)

Incipit La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigata - Andrea Camilleri

Cronologia opere e bibliografia di Andrea Camilleri

La coscienza di Montalbano – Andrea Camilleri

Incipit La coscienza di Montalbano - Andrea Camilleri

Incipit La coscienza di Montalbano

Uno Da anni e anni oramà a Vigàta si era pigliata l’usanza che la notti di Ferrausto, quella tra il quattordici e il quinnici, chiossà di mezzo paìsi scasasse per annare a passare la sirata nella pilaja.
Era ’na speci di migrazioni momintania, Vigàta ristava diserta, propietari ’nni addivintavano cani e gatti, i latri di case non si pirdivano l’occasioni e s’arricampavano macari dai paìsi vicini. Evidentementi si erano passati la parola.
La prima ondata di genti, che s’apprisintava appena che il soli accinnava a calare, era formata da ’ntere famiglie comprinnenti tri o quattro ginirazioni, dai catanonni squasi cintinari ai lattanti.
E ogni famiglia si portava appresso, a parti littini e seggie per i cchiù anziani e carrozzine per i cchiù picciliddri, le immancabili e grannissime lanne di cuddrironi accattate nei meglio fornai di Vigàta, che potivano essiri macari tri o quattro a secunna del nummaro dei componenti o della loro voracità, rotoli di sosizza e il rilativo attrezzo nicissario per arrostirla, attrezzo che variava dal semprici e poviro fornello di ferro a carbonella a ricche e sparluccicanti apparecchiature per il rosbif. Naturalmenti, ogni famiglia aviva il sò radioni portatili che mannava al volumi massimo. Di nicissità, pirchì altrimenti avrebbiro dovuto ascutari la musica del vicino.
(Notte di Ferragosto)

Incipit tratto da:
Titolo: La coscienza di Montalbano
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Sellerio

Libri di Andrea Camilleri

La coscienza di Montalbano - Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Sono sei i racconti qui chiamati a raccolta, con un evidente cambio di scala rispetto ai romanzi. Storie riunite per la prima volta in volume, scritte in tempi diversi e non incluse nelle antologie che Camilleri ha pubblicato in vita. Le inquadrature brevi, la rapinosità del ritmo, la giustapposizione scorciata delle trame, la scrittura sghemba e senza incespichi, la cifratura del talento umoristico, sono a tutto vantaggio della resa aguzza dei testi e delle suggestioni che i lettori sono portati a raccogliere. I racconti conciliano un diverso modo di leggere, in una più stretta complicità con le malizie del narratore. Per altra via assicurano lo stesso godimento offerto dalle storie larghe dei romanzi di Montalbano. In un caso la giocosità narrativa di Camilleri, allusivamente codificando in una storia un’altra storia, apre al racconto giallo un più ampio spazio fatto di richiami e dissonanze. Accade nel terzo racconto che, già nel titolo, La finestra sul cortile, riporta al film di Hitchcock; ma per raccontare, in totale autonomia narrativa, tutt’altra vicenda: la storia strana e misteriosa dell’«omo supra al terrazzo… d’infacci», sospettosamente provvisto di corda e binocolo; un caso tutto nuovo, e di imprevedibile soluzione, per il commissario in trasferta a Roma.
I casi (anche umani; non solo delittuosi) che Montalbano si trova a dover sbrogliare offrono alle indagini indizi minimi, di problematica decifrazione, che impongono approcci di cautela o sottili giochi di contropiede: sia che si tratti di un corpo di donna barbaramente «macellata»; della scomparsa di un anello prezioso; del ritrovamento di un cadavere «arrotuliato dintra alla coperta», dopo i bagordi di una notte di Ferragosto; delle conseguenze pirotecniche (quasi come in un film americano, con tanto di colonna sonora) del fidanzamento sbagliato tra una studentessa di buona famiglia e un killer di mafia, latitante, sul quale gravava l’accusa di almeno quattro omicidi; del vinattiere diviso tra tasse e pizzo, mentre Montalbano soccorre con soluzioni che lo portano a giostrare (tra autoironici compiacimenti) con qualche «idea alla James Bond».
Tutto è affidato all’intelligenza analitica del commissario che, indulgente quando necessita, sa sfogliare i palinsesti delle varie vite con le quali viene in contatto nel disordine quotidiano.
Salvatore Silvano Nigro
(Ed. Sellerio; La Memoria)

Incipit La coscienza di Montalbano - Andrea Camilleri

Cronologia opere e bibliografia di Andrea Camilleri

Riccardino – Andrea Camilleri

Il tilefono sonò che era appena appena arrinisciuto a pigliari sonno, o almeno accussì gli parsi, doppo ore e ore passate ad arramazzarisi ammatula dintra al letto.

Incipit Riccardino

Il tilefono sonò che era appena appena arrinisciuto a pigliari sonno, o almeno accussì gli parsi, doppo ore e ore passate ad arramazzarisi ammatula dintra al letto. Le aviva spirimintate tutte, dalla conta delle pecore alla conta senza pecore, dal tintari d’arricordarisi come faciva il primo canto dell’Iliade a quello che Cicerone aviva scrivuto al comincio delle Catilinari. Nenti, non c’era stato verso. Doppo il Quousque tandem, Catilina, nebbia fitta. Era ’na botta d’insonnia senza rimeddio, pirchì non scascionata da un eccesso di mangiatina o da un assuglio di mali pinseri.
Addrumò la luci, taliò il ralogio: non erano ancora le cinco del matino. Di certo l’acchiamavano dal commissariato, doviva essiri capitata qualichicosa di grosso. Si susì senza nisciuna prescia per annare ad arrispunniri.
Aviva ’na presa tilefonica macari allato al commodino, ma da tempo non l’adopirava pirchì si era fatto pirsuaso che quella piccola caminata da ’na càmmara all’autra, in caso di chiamata notturna, gli dava la possibilità di libbirarisi dalle filinie del sonno che si ostinavano a ristarigli ’mpiccicate nel ciriveddro.
«Pronto?».
Gli era nisciuta ’na voci non sulo arragatata, ma che pariva macari ’mpastata con la coddra.
«Riccardino sono!» fici ’na voci che, al contrario della sò, era squillanti e fistevoli.
La cosa l’irritò. Come minchia si fa ad essiri squillanti e fistevoli alle cinco del matino? E inoltre c’era un dettaglio non trascurabile: non accanosciva a nisciun Riccardino. Raprì la vucca per mannarlo a pigliarisilla in quel posto, ma Riccardino non gliene detti tempo

Incipit tratto da:
Titolo: Riccardino
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Sellerio

Libri di Andrea Camilleri

Copertine di Riccardino di Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Il commissario deve sgrovigliare un nuovo caso, il suo ultimo. C’è stato un omicidio. La vittima è il giovane direttore della filiale vigatese della Banca Regionale. Testimoni dell’esecuzione sono tre amici intimi del morto. I quattro hanno condiviso tutto, persino il non condivisibile della vita familiare. Sono stati uno per tutti, tutti per uno: come quattro moschettieri. Il caso sembra di ovvia lettura. Ma contro ogni evidenza, e contro tutti, lui è arrivato alla conclusione che nulla è, in quell’omicidio, ciò che appare. Aguzza lo sguardo. Segue itinerari mentali irti. Analizza e connette. Allarga le indagini. Incappa in personaggi pittoreschi (un uomo-lombrico e una donna cannone capace di avvolgerlo nelle sue voluminose rotondità). Inciampa in un secondo delitto. La svolta è assicurata, eclatante e insospettabile. Si è ritrovato in una pensosa solitudine, Montalbano. Livia era lontana, lontanissima. Augello era assente, per motivi di famiglia. Il commissario ha avuto però la collaborazione intensa dell’anagrafologo Fazio. E ha usato spesso come spalla teatrale il fracassoso Catarella, con le sue sovreccitazioni reverenziali. Molte cose sgomentano i pensieri di Montalbano, in questo romanzo. Gli danno insofferenza, malessere, qualche tormentosa ossessione. Lo stancano. Lo indispongono. Eppure il suo stile investigativo è sempre lo stesso, sorvegliatissimo, sfrontato: fra «sceneggiate», «sfunnapedi», «sconcichi»: giostre verbali e scatti sagaci, a sorpresa. Montalbano, come Personaggio del romanzo, ha dovuto sostenere un confronto impari con l’Attore che lo impersona in televisione (il «gemello» può contare su un pubblico assai più numeroso di quello del Personaggio letterario; e poi sa sempre quello che avviene dopo nella vicenda, mentre lui, Personaggio che consiste nella storia, deve di volta in volta improvvisare, azzardare e scommettersi). A non parlare dell’Autore ottantenne che sta scrivendo «la storia» che il Personaggio «sta vivendo»; e vorrebbe scriverla a modo suo: come romanzo. Montalbano vuole invece vivere la sua vita, in quanto vita. Lo scontro ha accenti pirandelliani.
Questa ultima indagine di Montalbano, Camilleri l’ha scritta tra il 2004 e il 2005. L’ha linguisticamente rassettata nel 2016. Il vigatese è una lingua d’invenzione, viva e fantastica che, con il sostegno dei lettori, si è evoluta negli anni. La sua trama fonica è sempre più diventata un sistema coerente e coeso, con un dialetto che arriva a infiltrare fantasticamente l’italiano. Camilleri ha voluto quindi aggiornare la veste linguistica di Riccardino agli sviluppi che la sua lingua aveva avuto in questi undici anni.
Salvatore Silvano Nigro
(Ed. Sellerio; La Memoria)

Indice cronologico opere e bibliografia di Andrea Camilleri