Incipit L’orizzonte della notte
Anni fa ho letto l’autobiografia di un famoso avvocato americano.
Incipit tratto da:
Il libro era cosí cosí, in molti punti anche noioso, ma raccontava un aneddoto che mi è rimasto impresso.
L’autore, appena laureato a Harvard, viene assunto da un prestigioso studio legale. Dopo mesi di pratica trascorsi a preparare fascicoli per altri, arriva il grande giorno: quello del primo processo che dovrà trattare personalmente insieme al titolare dello studio, interrogando i testimoni e discutendo la causa di fronte a una giuria.
Il suo capo gli dà appuntamento davanti al palazzo di giustizia con mezz’ora d’anticipo. Probabilmente, immagina lui, per fare un ultimo punto sulla strategia e sulle questioni da affrontare. Quando si incontrano, però, quello si limita a dirgli di seguirlo. Percorrono i corridoi deserti, che a breve – con l’inizio delle udienze – si trasformeranno in alveari impazziti, ed entrano nell’aula. L’ambiente è uno di quelli che abbiamo visto tante volte nei film: architettura neoclassica, maestosa ed enfatica, che pare voler esaltare la solennità dei riti che vi si celebrano.
Il vecchio avvocato dice al giovane di guardarsi attorno, di pensare a dove si trova, a quanto sta per accadere in quel luogo. Dopo qualche minuto, gli domanda cosa stia provando.
«Reverenza», risponde il giovane.
«Bene, cerca di imprimere nella mente questa sensazione. Se un giorno ti capiterà di entrare in un’aula di giustizia senza percepirne nemmeno piú un frammento, allora sarà arrivata l’ora di smettere».
Titolo: L’orizzonte della notte
Autore: Gianrico Carofiglio
Casa editrice: Einaudi
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Quarta di copertina / Trama
Una donna ha ucciso a colpi di pistola l’ex compagno della sorella. Legittima difesa o omicidio premeditato? La Corte è riunita in Camera di Consiglio. In attesa della sentenza l’avvocato Guerrieri ripercorre le dolorose vicende personali che lo hanno investito nell’ultimo anno. E si interroga sul tempo trascorso, sul senso della sua professione, sull’idea stessa di giustizia.
Un’avventura processuale enigmatica, dal ritmo impareggiabile, che si intreccia a un’affilata meditazione sulla perdita e sul rimpianto, sulle inattese sincronie della vita e sulla ricerca della felicità.
(Einaudi; Stile Libero Big)