Bournville – Jonathan Coe

Incipit Bournville - Jonathan Coe

Incipit Bournville

Al terminal degli arrivi dell’aeroporto di Vienna c’era così poca gente che Lorna non ebbe difficoltà a riconoscerla, anche se non si erano mai incontrate. Aveva i capelli corti e castani, un fisico da ragazzo e gli occhi marroni che si illuminarono quando, sbucando da dietro la gigantesca custodia dello strumento, disse:
“Susanne, giusto?”.
“Ciao,” rispose Susanne, pronunciando il saluto con una sorta di cantilena, poi, dopo un attimo di esitazione, la strinse in un abbraccio di benvenuto.
“Possiamo concedercelo, vero?”
“Certo che sì.”
“Sono felice di vederti.”
“Anch’io,” disse Lorna, meccanicamente. Ma era vero.
“Com’è andato il volo?”
“Bene. L’aereo era quasi vuoto.”
“Sono qui con la mia macchina.”
Guardò con improvvisa apprensione la lucente custodia nera che conteneva il contrabbasso di Lorna e disse: “Spero che ci sia abbastanza spazio”.
Fuori faceva freddo, un tempo da neve, e i lampioni proiettavano qua e là delle corone di luce ambrata nell’aria notturna. Mentre camminavano verso il parcheggio, Susanne le fece altre domande sul volo, per esempio se le avevano controllato la temperatura all’aeroporto, poi le chiese se avesse fame (non ne aveva) e la informò su alcuni dettagli dell’organizzazione dei giorni successivi. Lorna e Mark avrebbero alloggiato nello stesso hotel, ma lui veniva da Edimburgo e sarebbe arrivato a Vienna la mattina seguente. Il loro concerto sarebbe iniziato verso le nove di sera e il giorno dopo avrebbero preso il treno per Monaco.
“Purtroppo non potrò venire con voi in Germania,” disse Susanne. “Anche se mi piacerebbe. La casa discografica non può permettersi di pagarmi il viaggio. Abbiamo un budget molto ristretto. Ecco perché sono venuta a prenderti con la mia auto e non con una limousine.”
(Prologo)

Incipit tratto da:
Titolo: Bournville
Autore: Jonathan Coe
Traduzione: Mariagiulia Castagnone
Titolo originale: Bournville
Casa editrice: Feltrinelli
In copertina: elaborazione dell’Ufficio grafico Feltrinelli da © He2/iStock/Getty Images Plus.

Libri di Jonathan Coe

Bournville - Jonathan Coe

Incipit Bournville

The arrivals hall at Vienna airport was so quiet that Lorna had no difficulty picking her out, even though they had never met before. She had short brown hair and a boyish figure and brown eyes that lit up when Lorna peeped out from behind her gigantic instrument case and said:
‘Susanne, right?’
‘Hello,’ Susanne answered, stringing out the word in a sing-song way, and then, after a moment’s hesitation, she drew Lorna into a welcoming hug.
‘We’re still allowed to do this, aren’t we?’
‘Of course we are.’
‘I’m so excited you’re here at last.’
‘Me too,’ said Lorna, automatically. But it was true.
‘Good flight?’
‘Fine. Not too busy.’
‘I’ve brought my car.’ She looked with sudden apprehension at the gleaming black flight case that contained Lorna’s double bass, and said: ‘I hope it’s big enough.’
Outside it felt almost cold enough to snow, and the street lights cast sparse coronas of amber across the night air. As they walked to the car park, Susanne asked more questions about the flight (did they check your temperature at the airport?), asked Lorna if she was hungry (she wasn’t) and explained some things about the arrangements for the next few days. Lorna and Mark would be staying in the same hotel, but he was flying in from Edinburgh, and wouldn’t arrive in Vienna until tomorrow morning. Their gig would start at around nine in the evening, and the next day they would take the train to Munich.
‘I can’t come with you to the concerts in Germany,’ she said. ‘Much as I would like to. The label just doesn’t have the budget to pay for my travel. We’re doing everything on a shoestring. Which is why you’re being picked up in this, and not a stretch limo.’

Title: Bournville
Author: Jonathan Coe
Language: English

Quarta di copertina / Trama

A Bournville, un sobborgo di Birmingham dove ha sede una famosa fabbrica di cioccolato, l’undicenne Mary e la sua famiglia celebrano il Giorno della vittoria sul nazifascismo. Ascoltano con attenzione la voce di Winston Churchill alla radio che annuncia la fine delle ostilità. Mary avrà figli, nipoti e pronipoti, sarà testimone di un’incoronazione, quella di Elisabetta ii, dell’indimenticabile finale della Coppa del Mondo del 1966, di un matrimonio da favola e di un funerale reale, quelli della principessa Diana, della Brexit e infine del Covid. Settantacinque anni di profondi cambiamenti sociali che hanno trasformato la famiglia di Mary e tutto il paese.
Divertente ed emozionante, Bournville è la storia di una donna, della passione di un paese per il cioccolato e della Gran Bretagna.
(Ed. Feltrinelli)

Incipit Bournville - Jonathan Coe

Cronologia opere e bibliografia di Jonathan Coe

Io e Mr Wilder – Jonathan Coe

Incipit Io e Mr Wilder

Una mattina d’inverno di sette anni fa mi trovavo su una scala mobile, una di quelle che, alla stazione di Green Park, portano dai binari della Piccadilly Line al livello stradale. Se le avete mai utilizzate, ricorderete quanto sono lunghe. Ci vuole circa un minuto per arrivare in cima e, per una donna impaziente come me, restare immobile per un minuto intero è decisamente troppo. Anche se quella mattina non ero particolarmente di fretta, cominciai ugualmente a salire un gradino dopo l’altro, procedendo di fianco alla fila di passeggeri fermi sul lato destro della scala, pensando tra me, “Avrò pure quasi sessant’anni, ma sono ancora in forma, energica quanto basta”, finché, quando ero ormai arrivata a tre quarti della salita, dovetti arrestarmi. Davanti a me, sulla destra, c’era una giovane madre che teneva per mano sua figlia di circa sette o otto anni. Aveva i capelli biondi e portava un impermeabile di tela cerata con il cappuccio che la rendeva molto simile alla bambina che annega all’inizio di Venezia… un dicembre rosso shocking. (Mi viene sempre spontaneo collegare quello che succede alle immagini di un film, non riesco a evitarlo.)Non c’era spazio per passare oltre e in ogni caso non volevo interrompere quell’attimo di complicità tra una madre e la sua bambina. Così attesi che raggiungessero la cima della scala mobile, concentrandomi sulla piccola che si preparava a saltare quando fosse arrivata all’ultimo gradino. Anche da dietro percepivo la sua aspettativa, la concentrazione con cui fissava i gradini che ancora mancavano, i muscoli delle sue membra sottili pronti a contrarsi e poi, al momento buono, i movimenti rapidi e decisi mentre saltava in avanti e atterrava decisa sulla terraferma. A questo punto, rincuorata e felice della sua impresa, si esibì in due saltelli, senza lasciare la mano della madre e trascinandola leggermente in avanti con il suo slancio. E forse furono proprio questi saltelli, più di ogni altra cosa, a far sì che per un attimo il mio cuore accelerasse, il respiro mi si bloccasse e io restassi a guardare con nostalgia la mamma e la bambina che si dirigevano insieme verso i tornelli di uscita. All’improvviso mi misi a pensare alle mie figlie ormai cresciute, Francesca e Ariane, e al fatto che anche per loro, quando avevano sette o otto anni, la semplice azione di camminare non era abbastanza, e che forse la ritenevano troppo banale e noiosa per riuscire a esprimere il piacere di muoversi, del rapporto nuovo ed esaltante con la fisicità, il che le induceva a volte a esplodere in un saltello, in qualche piccolo balzo, un processo in cui mi coinvolgevano tenendomi per mano e trascinandomi, tanto che a volte anch’io mi mettevo a saltellare per tenere il passo e mostrare loro che la mezza età non aveva ancora spento in me la capacità di condividere la loro gioia.

Incipit tratto da:
Titolo: Io e Mr Wilder
Autore: Jonathan Coe
Traduzione: Mariagiulia Castagnone
Titolo originale: Mr Wilder and Me
In copertina illustrazione di Alberto Fiocco
Casa editrice: Feltrinelli

Libri di Jonathan Coe

Copertine di Io e Mr Wilder di Jonathan Coe

Incipit Mr Wilder and Me

One winter’s morning, seven years ago, I found myself on an escalator. It was one of the escalators that takes you up to street level from the Piccadilly Line platforms at Green Park station. If you’ve ever used those escalators, you will remember how long they are. It takes about a minute to ride from the bottom to the top and, for a naturally impatient woman like me, a minute standing still is too long. Even though I was not in any particular hurry that morning, I soon began walking up the escalator, easing my way past the line of stationary passengers on the right-hand side — thinking to myself, all the while, ‘I may be almost sixty, but I’ve still got it, I’m still fit’ — until, about three quarters of the way up, I found myself stuck. A young mother was standing on the right-hand side and on the
left, holding her hand, was her daughter, a girl of maybe seven or eight. She had blonde hair and was wearing a red plastic mac with a hood that made her look a bit like the little girl who drowns at the beginning of Don’t Look Now. (Everything makes me think of a film, I can’t help it.) There wasn’t room to push past her, and in any case I didn’t want to rupture this lovely moment of connection between a mother and her child. So I waited until they reached the top of the escalator and then I watched as the little girl prepared herself to jump off. Even from behind, I could sense her anticipation, the way her eyes must have been fixing themselves on the
moving track ahead of her with concentrated energy, the coiled readiness in her tiny limbs and muscles and then, when the moment arrived, the sudden fierce movement as she leaped forward and landed safely on terra firma, following which, no doubt relieved and elated by the manoeuvre, she performed two little skips, still clasping her mother’s hand and pulling her slightly forward in the process. And I think it must have been these skips, more than anything else, that made my heart flip, that made me catch my breath, that made me watch in wonder and longing as the mother and her daughter headed off towards the ticket barrier together. It made me
think at once of my own daughters, Francesca and Ariane, children no longer, and how for them, when they were seven or eight years old, the mere act of walking was sometimes not enough, it must have felt simply too ordinary, too boring to express the intensity of their delight in motion, in the joyous novelty of their relation to the physical world, which meant that sometimes they, too, would randomly break into a skip, or a hop, and in the process they would carry me forwards with them, each of them clasping one of my hands, and sometimes I would skip too, to keep up with them and to show them that I was also capable of sharing their joy in the
world, that middle age had not yet drained it out of me.

Incipit tratto da:
Title: Mr Wilder and Me
Author: Jonathan Coe
Publisher: Penguin
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Calista Frangopoulou è una donna sposata di cinquantasette anni, con due figlie gemelle in procinto di lasciare casa. Ariane andrà a studiare al Conservatorio di Sydney e Francesca è stata ammessa per l’anno successivo all’Università di Oxford. Dopo aver lasciato Ariane all’aeroporto, Calista ricorda quando, nel 1976, lei stessa era stata in America per tre settimane e l’incontro casuale che le aveva segnato l’esistenza: una sera a Los Angeles, con la sua amica Gill, si era ritrovata a tavola con Billy Wilder, senza sapere chi fosse. Un’occasione fortuita che un anno dopo l’aveva portata a lavorare come interprete dal greco sul set del penultimo film del grande regista, Fedora, che avrebbe determinato la sua scelta di diventare compositrice di colonne sonore e che, molti anni dopo, le avrebbe permesso di maturare una decisione importante con la leggerezza del finale di un film di Billy Wilder.
Un delicato romanzo di formazione che è anche l’intimo ritratto di una delle figure più intriganti del cinema di tutti i tempi.
Billy Wilder è Hollywood, la celebrità, il genio, ma anche il Novecento, il nazismo, la Shoah, la fuga di tanti verso l’America.
(Ed.Feltrinelli)

Indice cronologico opere e bibliografia di Jonathan Coe

Middle England – Jonathan Coe

Incipit Middle England

Il funerale si era concluso e anche il ricevimento stava volgendo al termine. Benjamin decise che era arrivato il momento di andare.
“Papà,” disse. “È ora di muoversi.”
“Bene,” disse Colin. “Vengo con te.”
Si diressero verso la porta e riuscirono a filarsela senza salutare nessuno. Le strade del villaggio erano deserte e silenziose sotto il sole del tardo pomeriggio.
“Non dovremmo sparire così,” disse Benjamin, voltandosi a lanciare un’occhiata incerta verso il pub.
“Perché no. Ho scambiato qualche parola con tutti quelli che mi interessavano. Su, portami alla macchina.”
Benjamin lasciò che suo padre gli prendesse il braccio e lo stringesse appena per essere più stabile. Con incredibile lentezza si diressero a piccoli passi verso il parcheggio del pub.
“Non voglio andare a casa,” disse Colin. “Non ce la faccio senza di lei. Portami da te.”
“Certo,” rispose Benjamin con il cuore pesante. La visione in cui si era cullato, fatta di solitudine, meditazione, un bicchiere di sidro gelato seduto al vecchio tavolo di ferro battuto, il mormorio del fiume che si increspava nel suo fluire senza tempo, sparì, dissolvendosi nel cielo pomeridiano. Comunque andava bene così. Quel giorno il suo dovere era occuparsi di suo padre. “Vuoi fermarti a dormire questa notte?”
“Sì,” disse Colin, senza ringraziare. Ormai non lo faceva più.

Incipit tratto da:
Titolo: Middle England
Autore: Jonathan Coe
Traduzione: Mariagiulia Castagnone
Titolo originale: Middle England
Casa editrice: Feltrinelli

Libri di Jonathan Coe

Coppertine di Middle England di Jonathan Coe

Incipit Middle England

The funeral was over. The reception was starting to fizzle out. Benjamin decided it was time to go.
“Dad?” he said. “I think I’m going to make a move.”
“Good,” said Colin. “I’ll come with you.”
They headed for the door and managed to escape without saying any goodbyes. The village street was deserted, silent in the late sunshine.
“We shouldn’t really just leave like this,” said Benjamin, glancing back towards the pub doubtfully.
“Why not? I’ve spoken to everyone I want to. Come on, take me to the car.”
Benjamin allowed his father to hold him by the arm in a faltering grip. He was steadier on his feet that way. With indescribable slowness, they began to shuffle along the street towards the pub car park.
“I don’t want to go home,” said Colin. “I can’t face it, without her. Take me to your place.”
“Sure,” said Benjamin, even as his heart plummeted. The vision he had been promising himself – solitude, meditation, a cold glass of cider at the old wrought-iron table, the murmur of the river as it rippled by on its timeless course – disappeared, spiralled away into the afternoon sky. Never mind. His duty today was to his father. “Would you like to stay the night?”
“Yes, I would,” said Colin, but he didn’t say thank you. He rarely did, these days.

Incipit tratto da:
Title: Middle England
Author: Jonathan Coe
Publisher: Penguin
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Il nuovo romanzo di Jonathan Coe: un quadro molto comico, ma ahinoi anche molto serio, della vita pubblica e privata in Gran Bretagna, dal 2010 al 2018. Tornano alcuni personaggi de La banda dei brocchi e di Circolo chiuso: Benjamin e Lois Trotter e i loro amici, che ritroviamo qui ormai alle prese con le grane dell’età che avanza. Ma l’attenzione del nuovo tragicomico romanzo del bardo inglese dei nostri tempi si concentra sui membri più giovani della famiglia Trotter, come la figlia di Lois, Sophie, ricercatrice universitaria idealista, che dopo un matrimonio poco probabile fatica a rimanere fedele al marito, soprattutto da quando le rispettive idee politiche si sono fatte sempre più distanti. Intanto la nazione sfrigola e questioni come il nazionalismo, l’austerità, il politicamente corretto e l’identità politica incendiano il dibattito e gli animi.
Del pubblico, racconta le elezioni del primo governo di coalizione di tutta la storia britannica, le rivolte del 2011, i Giochi olimpici del 2012 e, naturalmente, il tellurico referendum per la Brexit del 2016. Del privato, mostra come questi eventi impattino sulle vite dei Trotter, una tipica famiglia delle Midlands inglesi.
(Ed. Feltrinelli; I Narratori)

Indice cronologico opere e bibliografia di Jonathan Coe