Storia di Neve – Mauro Corona

Incipit Storia di Neve - Mauro Corona

Incipit Storia di Neve

Neve Corona Manin venne al mondo nel tempo cattivo dell’inverno. Era il giorno dell’Epifania del 1919. Nella contrada San Rocco e nel paese stavano tutti in casa perché fuori nevicava, ed era già due metri alta e tutto rimaneva sepolto da quella grande quantità di bianco. Ma non era solo la neve a tenere la gente nelle case accanto ai fuochi di carpino, c’era anche il grande freddo.

Incipit tratto da:
Titolo: Storia di Neve
Autore: Mauro Corona
Casa editrice: Mondadori
Qui è possibile leggere le prime pagine di Storia di Neve

Storia di neve - Mauro Corona

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Neve Corona Menin, l’unica bambina nata nel gelido inverno del 1919, è una creatura speciale. Tutti lo capiscono quando, con il semplice tocco della sua mano, alcuni compaesani in punto di morte guariscono miracolosamente. In effetti Neve altro non è che la parte buona della strega Melissa – guardiana di un raccapricciante inferno di ghiaccio -, tornata sulla Terra per riparare i torti commessi in vita.
Il padre di Neve non tarda a vedere in questo dono misterioso l’occasione per arricchirsi e organizza, insieme ad altri cinici compari, una serie di finti miracoli, che attirano schiere di malati pronti a pagare pur di ottenere la grazia dalla piccola santa e innescano una spirale inarrestabile di ricatti, violenza e delitti.
A far da sfondo a questa vicenda, punteggiata di eventi sovrannaturali eppure saldamente ancorata alla quotidianità, Mauro Corona dipinge, con la sua scrittura potente e ricca di inflessioni del parlato, quadri della vita di paese seguendo l’immutabile succedersi delle stagioni, scandite da collettivi eventi annuali. Come il falò di San Simone e quello di San Floriano, quando l’intero paese si raccoglie attorno a un immenso fuoco, mentre le donne celebrano rituali per propiziare la fecondità e i giovani si misurano in prove di coraggio.
Ma quando cala l’inverno, le strade si svuotano e la vita torna al chiuso, gli abitanti siedono muti ai tavoli delle osterie. Ognuno sembra custodire un terribile segreto, e forse è davvero così: ecco allora che, sepolti nelle carbonaie, uomini vengono arsi vivi, mentre nel vecchio mulino abbandonato eserciti di topi divorano ingenue vittime. Una speranza potrebbe essere riposta nella piccola Neve, a cui il destino tuttavia ha riservato un futuro breve e doloroso. Calibrando con sapienza il realismo più robusto e la più accesa fantasia, Mauro Corona dà forma all’epopea di Erto in un romanzo di forte ed esplosiva vitalità, a volte terribile come solo certe favole nere dei fratelli Grimm sanno essere, a volte idilliaco come le pagine sulla natura dei grandi Romantici. A lettura ultimata ci sentiamo trascinati, sconquassati da una macchina narrativa sconvolgente, da un’irruenza epica che non ha precedenti nella tradizione italiana.
(Ed. Mondadori; Scrittori italiani e Stranieri)

Il canto delle manére – Mauro Corona

Incipit Il canto delle manére – Mauro Corona

Incipit Il canto delle manére

Santo Corona della Val Martin era nato il 21 settembre 1879 a mezzodì. Figlio di Giulian Fupietro e Alba Caterina Carrara, ebbe subito il destino segnato. Da secoli la sua era stirpe di boscaioli e boscaiolo dové diventare anche lui. Del resto, a quei tempi, lassù i mistieri era quelli: artigiano, contadino, boscaiolo, bracconiere o contrabbandiere. Spesso tutti insieme. Infatti Santo faceva anche l’artigiano e il falciatore sui pascoli alti. Ma era arte di rincalzo, robe di quando non era tempo da tronchi: un mese d’estate e uno d’inverno. Il resto dell’anno Santo era boscaiolo, e di quelli in gamba.

Incipit tratto da:
Titolo: Il canto delle manére
Autore: Mauro Corona
Casa editrice: Mondadori
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Sa bene quanto sia pericoloso il suo mestiere Santo Corona della Val Martin, il più grande dei boscaioli, inseparabile dalla sua manéra, l’ascia che per lui e tutti gli altri taglialegna è come la spada per il samurai. Santo della Val è il classico eroe vittima del proprio orgoglio: per orgoglio si costringe ad abbandonare il paese natale e a errare nell’Esempòn – ovvero in terra straniera -, randagio per i boschi dell’Austria, per orgoglio deve alzare ogni volta la posta delle sue sfide, per orgoglio rinuncia all’amore, per orgoglio è destinato a non trovare mai pace. Ma l’esilio amaro sarà temperato dagli incontri con una comunità di scrittori che, in una sorta di valle dell’Eden, mostreranno a Santo, sia pure per un attimo breve, come la vita possa essere anche altro da un perenne, velenoso agone.
(Ed. Mondadori; Numeri Primi)

Il canto delle menere - Audiolibro - Corona

La fine del mondo storto – Mauro Corona

Incipit La fine del mondo storto - Mauro Corona

Incipit La fine del mondo storto

Una mattina d’inverno, le disgrazie d’altronde capitano spesso d’inverno, il mondo si sveglia e scopre che non ci sono più petrolio, né gas né carbone né corrente elettrica. A dir la verità, un po’ di corrente esiste ancora. Laddove l’acqua fa girare le turbine c’è forza elettrica, ma è poca cosa. Il problema sono gasolio, benzina, gas, insomma tutto ciò che tiene in vita i motori, e di conseguenza anche la gente, visto che la gente dipende dai motori.

Incipit tratto da:
Titolo: La fine del mondo storto
Autore: Mauro Corona
Casa editrice: Mondadori
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La fine del mondo storto - Mauro Corona

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Un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti il petrolio, il carbone e l’energia elettrica. È pieno inverno, soffia un vento ghiacciato e i denti aguzzi del freddo mordono alle caviglie. Gli uomini si guardano l’un l’altro, hanno occhi smarriti e il terrore stringe i loro cuori. E ora come faranno? La stagione gelida avanza e non ci sono termosifoni a scaldare, il cibo scarseggia, non c’è nemmeno più luce a illuminare le notti. Le città sono diventate un deserto silenzioso, senza traffico e senza gli schiamazzi e la musica dei locali.
Rapidamente gli uomini si accorgono che tutto il benessere conquistato, fatto di oggetti meravigliosi e tecnologia all’avanguardia, è perfettamente inutile. Circondati dal superfluo e privi del necessario, intuiscono che una salvezza esiste, ma si nasconde in un sapere antico, da tempo dimenticato. Capiscono che se vogliono arrivare alla fine di quell’inverno di fame e paura,”l’inverno della morte bianca e nera”, devono guardare indietro, tornare alla sapienza dei nonni che ancora erano in grado di fare le cose con le mani e ascoltavano la natura per cogliere i suoi insegnamenti. Così, mentre un tempo duro e infame si abbatte sul mondo intero e i più deboli iniziano a cadere, quelli che resistono imparano ad accendere fuochi, cacciare gli animali costruendo trappole con i rami più teneri, riconoscere le erbe che nutrono e quelle che guariscono. Segnati dalla fatica e dalla paura, i superstiti si faranno più forti e insieme anche più saggi. La fine del mondo storto raddrizzerà gli animi, cancellerà la supponenza del ricco e punirà l’arroganza del povero, che si ritiene l’unico depositario di coraggio e resistenza. Resi uguali dalla difficoltà estrema, gli uomini si incammineranno verso la possibilità di un futuro più giusto e pacifico, che arriverà insieme alla tanto attesa primavera. Ma il destino del mondo è incerto, consegnato nelle mani incaute dell’uomo…
Facendo un passo indietro per trovare la voce più pura e poetica della natura imperiosa, e balzando in avanti con la forza di un’immaginazione visionaria e insieme intensamente realistica, Mauro Corona ancora una volta stupisce costruendo un romanzo imprevedibile. Un racconto che spaventa, insegna ed emoziona, ma soprattutto lascia senza fiato per la sua implacabile e accorata denuncia di un futuro che ci aspetta.
(Ed. Mondadori; Scrittori italiani e stranieri)

Romanzo vincitore del Premio Bancarella nel 2011