Incipit Il suo freddo pianto
Quando il presidente della sesta sezione del tribunale gli dette la parola, Manrico Spinori della Rocca, pubblico ministero in Roma, si alzò e, prima di pronunciare la requisitoria, si soffermò sugli imputati, seduti accanto al loro avvocato, con sei nerboruti agenti della polizia penitenziaria piazzati a gambe larghe e braccia conserte alle loro spalle. Lei doveva essere stata una bellezza, prima che la coca iniziasse la sua opera devastatrice. Il basista era un bellimbusto dall’aria stolida: lí la coca doveva aver già fatto strage di neuroni. Quanto al terzo, aveva rinunciato a comparire. Tossici e rapinatori. Una delle tante storiacce di cocaina, neanche fra le piú turpi, per una grande città come Roma. Il caso era elementare.
Incipit tratto da:
Manrico si schiarí la voce, osservò che i fatti erano chiaramente provati e chiese condanne miti, poi tornò a sedersi, in attesa dell’arringa. Aveva sperato che la richiesta di una pena ragionevole inducesse il difensore degli imputati a una maggiore sobrietà espositiva. Speranza vana. Un’ora dopo l’avvocato Raffuciello non aveva ancora esaurito gli argomenti a sostegno di una tesi difensiva che, facendosi beffe della realtà, puntava all’assoluzione piena. Era il primo lunedí di gennaio. Il peso del ritorno al lavoro si avvertiva nell’aria estenuata degli avvocati che presidiavano i banchi in attesa del proprio turno, nelle palpebre pesanti del cancelliere, negli sguardi di odio dei tre giudici che non avevano nessuno strumento per porre freno alla logorrea dello scatenato Raffuciello. Manrico sospirò. La giornata si profilava complicata. Erano le undici passate e stavano trattando il terzo dei dodici processi in calendario. Di questo passo si sarebbe fatta notte. Con un cenno Manrico chiese il permesso di allontanarsi al presidente, che lo concesse con un lampo d’invidia nello sguardo: beato te che puoi almeno sgranchirti le gambe. Nel corridoio illuminato dal freddo neon ministeriale chiamò Camillo: il fedele maggiordomo e sua madre sarebbero rientrati quel pomeriggio da Cortina.
Titolo: Il suo freddo pianto. Un caso per Manrico Spinori
Autore: Giancarlo De Cataldo
Casa editrice: Einaudi
Quarta di copertina / Trama
Una frase buttata lí da un pentito, all’apparenza in modo casuale, produce un piccolo terremoto in procura. Perché a dar retta a er Farina – spacciatore con contatti importanti nella malavita organizzata – dieci anni prima il dottor Spinori non aveva fatto un buon lavoro occupandosi dell’assassinio di Veronica, escort transessuale d’alto bordo. Del delitto era stato accusato un uomo che, a causa dello scandalo, si era tolto la vita. Le prove erano schiaccianti, eppure, adesso, tutto torna in discussione. Un colpo al cuore per un magistrato attento come Manrico, che diventa ombroso e, nel generale scetticismo, riapre le indagini, scoprendo un intrigo di cui nessuno poteva sospettare. Questa volta, piú del solito, avrà bisogno della sua squadra, un affiatato gruppo di formidabili investigatrici che, per l’occasione, registra anche un nuovo ingresso.
«A Manrico era rimasta una ferita nella coscienza. Quel suicidio lo aveva segnato. Non aveva mai piú dimenticato che davanti a lui non c’erano soltanto sospetti, indagati, testimoni reticenti, potenziali delinquenti, in qualche caso veri assassini. C’erano innanzi tutto esseri umani. E ora spuntava er Farina».
(Einaudi; Stile Libero Big)