Le regole dello Shangai – Erri De Luca

Incipit Le regole dello Shangai - Erri De Luca

Incipit Le regole dello Shangai

– Chi sei?
– Ho freddo, fammi stare dentro la tenda.
– Chi sei?
– Che t’importa? Sono una che sta crepando di freddo. Ho visto la tenda e sono entrata.
– Che ore sono?
Le due, accidenti, che diavolo ci fa una in giro per boschi a quest’ora? Ho un solo sacco a pelo, lo apro e ci copriamo, il materassino è largo.
Accendo la frontale.
– No. Non accendere, mi vergogno a farmi vedere. Fai presto, senti che batto i denti dal freddo?
– Ecco fatto, copriti. Eh no, i piedi addosso no.
– Mi devo scaldare, ho i brividi.
– Metti questa giacca, ci sono i guanti nella tasca della tenda dalla tua parte.
Trovi pure un thermos con il tè.
I piedi addosso no.

Incipit tratto da:
Titolo: Le regole dello Shangai
Autore: Erri De Luca
Casa editrice: Feltrinelli
In copertina: illustrazione di Bodil Jane (Folio Art)
Qui è possibile leggere le prime pagine di Le regole dello Shangai

Le regole dello Shangai - Erri De Luca

Cronologia opere, libri, biografia di Erri De Luca su Incipitmania

Quarta di copertina / Trama

Acquista qui 150

Lei è una giovane gitana in fuga dalla famiglia per sottrarsi al matrimonio combinato con un uomo anziano, lui è un orologiaio che sta campeggiando sul confine e la accoglie nella propria tenda. L’incontro inaugura un’intesa fatta di dialoghi notturni sugli uomini e sulla vita, uno scambio di saperi e di visioni – lei che crede nel destino, nei segni, nel dio delle cose, lei che addestrava un orso e lo amava come il migliore degli amici; lui che si sente un ingranaggio dentro la macchina del mondo e che quel mondo interpreta secondo le regole dello Shangai, come se giocare fosse un modo per mettere ordine nel caos. Un’intesa che durerà a lungo, anche da lontano, e finirà per modificare l’esistenza di entrambi: uno scarto nel gioco, un bastoncino che si muove.
Erri De Luca si mette su piste poco battute, su vite che si annodano e si sciolgono. Lo fa con una storia densa e lieve, dove ogni parola schiude significati più profondi, ogni frase è una porta di accesso prima di tutto a sé stessi, e nel farlo ci invita a un gioco calmo, paziente e lucido, nel quale anche una mossa impercettibile può cambiare il corso della partita.
(Feltrinelli;

Spizzichi e bocconi – Erri De Luca

Incipit Spizzichi e bocconi – Erri De Luca

Incipit Spizzichi e bocconi

Una preghiera ladina a inizio pasto chiede al Signore di benedire “la spaisa”.
Una benedizione ebraica a fine pasto dice: “Poiché abbiamo mangiato da ciò che è suo”.
Altre formule di ringraziamento accompagnano pietanze e bevande.
Il cibo è stato trattato con devozione da ogni popolo.
Ha istigato digiuni ascetici, leggendarie astinenze.
È stato campo di battaglia del corpo dei prigionieri nei campi di concentramento, nelle prigioni.
Ha accompagnato siccità, carestie fino al cannibalismo.
Il cibo ha una storia spaventosa, eroica, miracolosa.
La scrittura sacra contiene narrazioni di provviste dal cielo.
La parola fame è stata più temuta della parola guerra, della parola peste, di terremoti, incendi, inondazioni.
Si è ammansita presso di noi nell’ultima virata di bordo del secolo, permettendo insieme alla medicina la prolunga inaudita dell’età media.
Si è costituita una scienza dell’alimentazione.
Lentamente le porzioni si sono trasformate in dosi, le etichette forniscono l’apporto in calorie.
Sono di un’epoca alimentare precedente a questa, basata sulla scarsa quantità e varietà. Mi è rimasto in bocca un palato grezzo, capace di distinguere il cattivo dal buono, ma povero di sfumature intermedie. Ho le papille del 1900.
Qui ci sono storie mie di bocconi e di bevande, corredo alimentare di un onnivoro.
(Prologo)

Incipit tratto da:
Titolo: Spizzichi e bocconi
Autore: Erri De Luca
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di Spizzichi e bocconi

Spizzichi e bocconi - Erri De Luca

Cronologia opere, libri, biografia di Erri De Luca su Incipitmania

Quarta di copertina / Trama

Acquista qui 150

“Il cibo ha una storia spaventosa, eroica, miracolosa. La scrittura sacra contiene narrazioni di provviste dal cielo.
La parola fame è stata più temuta della parola guerra, della parola peste, di terremoti, incendi, inondazioni.
Si è ammansita presso di noi l’ultima virata di bordo del secolo, permettendo insieme alla medicina la prolunga inaudita dell’età media.
Si è costituita una scienza dell’alimentazione. Lentamente le porzioni si sono trasformate in dosi, le etichette forniscono l’apporto in calorie.
Sono di un’epoca alimentare precedente a questa, basata sulla scarsa quantità e varietà. Mi è rimasto in bocca un palato grezzo, capace di distinguere il cattivo dal buono, ma povero di sfumature intermedie. Ho le papille del 1900.
Qui ci sono storie mie di bocconi e di bevande, corredo alimentare di un onnivoro.”
Così scrive nella premessa Erri De Luca, che subito ci conduce fra odori e sapori che raccontano di lui ma anche di un mondo perduto di pranzi della domenica al profumo di ragù, di pasti consumati in cantiere e nei campi base in ascesa sulle vette, e di osterie, dove le generazioni si mischiavano, “stanze di popolo”.
Un mondo che si fa materia e trasmissione di cultura anche grazie alle ricette della nonna Emma e della zia Lillina, trascritte dalla cugina Alessandra Ferri e condivise con i lettori. Le pagine trovano un contrappunto negli interventi del biologo nutrizionista Valerio Galasso, che riprende dal punto di vista scientifico queste storie di cibo familiare, approfondendone il valore e offrendo una chiave per un sano comportamento alimentare.
In una città che visito per la prima volta assaggio l’acqua di una fontana pubblica e il pane di un forno. Ogni posto distilla la sua acqua e ha le sue notti per cuocere l’impasto.
(Ed. Feltrinelli)

A grandezza naturale – Erri De Luca

Incipit A grandezza naturale – Erri De Luca

Incipit A grandezza naturale

Capita di ricevere l’insolubile domanda sul perché si scrive un libro. Le possibilità di risposta formano un genere letterario che svaria dall’impellente slancio creativo alla meno impegnativa giustifica. Mi avvicino di più alla seconda, devo giustificarmi.
Credo che il verbo più adatto alla narrativa non sia scrivere un libro ma commetterlo, alla maniera di un illecito. Mentre stendo questa nota lo sto commettendo.
Uno scrittore sta anche da imputato di fronte al lettore. Fattispecie del reato è lo spreco del suo tempo. Da qui la domanda indiscreta sul perché di un libro. Abbozzo una spiegazione relativa a questo.
Non sono padre. Il mio seme s’inaridisce con me, non ha trovato una via per diventare.
“La vita che in me si disperde si ritroverà in te e nel mio popolo,” scrive Nazim Hikmet nell’ultima lettera a suo figlio Mehmet. Non è così per me, niente prolungamenti.
Per un malinteso compenso ho piantato molti semi in terra, minuscoli granelli sprofondati sotto una compatta massa. Come hanno saputo da che parte dirigere il germoglio? Sepolto come sotto una valanga, il seme sa la più diretta linea di salita per affiorare all’aria. Ha iscritta in sé la notizia della legge di gravità e per contrasto cresce in direzione opposta.
(PREMESSA)

Incipit tratto dalla premessa di:
Titolo: A grandezza naturale
Autore: Erri De Luca
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di A grandezza naturale

A grandezza naturale Erri De Luca

Quarta di copertina / Trama

Acquista qui 150

Ho iniziato queste pagine da un ritratto di Marc Chagall che raffigura suo padre a grandezza naturale, uno a uno. Lo fece a memoria e a distanza.
Tra genitori e figli si apre la frattura di spazio e di tempo. Si allontanano anche abitando sotto lo stesso tetto. Qui passa tra loro la relazione tra due capi della stessa corda.
In matematica esiste una complicata Teoria dei nodi. In narrativa esiste tra genitori e figli l’innumerevole narrativa dei nodi. La più conosciuta, estrema, lega e slega Isacco e Abramo su una cima deserta e desolata.
Da figlio ho praticato lo scioglimento brusco, alla maniera di Alessandro con il nodo di Gordio. Lo aprì con un colpo di spada, che non è la soluzione dell’enigma, ma la sua negazione. Da figlio ho creduto di poter ignorare il vincolo, fare come se i miei fossero degli adottivi occasionali. È stata presunzione da pagare successivamente con il debito a vita.
Si attraversa un’età di rinnegamento degli affetti. Perfino il protagonista dei Vangeli non volle riconoscere in pubblico sua madre. La sua missione comportava l’azzeramento della vita precedente.
Negli atti di libertà presi e tenuti dalla mia generazione politica c’era l’impronta inevitabile dell’ingratitudine.
Nelle tempeste affettive, dentro un bicchiere d’acqua o nell’oceano, non si diventa più grandi né minori di chi ci ha preceduto. Ci si trova alla fine in un ritratto a grandezza naturale.
E.D.L.
Da te, dovevo dirgli, da te ho preso e lasciato, restando figlio tuo, cranio da cranio, libri, vino e montagne.
(Ed. Feltrinelli)

Cronologia opere, libri, biografia di Erri De Luca su Incipitmania