Il tesoro – Grazia Deledda

Incipit Il tesoro

Viveva a Nuoro di Sardegna, verso la fine d’aprile del 1886, un uomo chiamato Salvatore Brindis, soprannominato Cane Ruju. Aveva circa cinquant’anni; era alto, corpulento, con barba folta e grigia, faccia rossa e occhi assai strani, torvi, iniettati di sangue, che a momenti, divenuti limpidi e quasi dolci, si rassomigliavano a quelli di un cane intelligente; e forse a quegli occhi e al suo colorito sanguigno Salvatore Brindis doveva il suo soprannome.
Da tutta la sua grossa persona spirava un’aria di prepotenza, di forza e di volontà; sul petto largo e robusto il velluto turchino del giubbone aderiva in modo da disegnare tutte le linee, e una cintura di pelle nera adorna di rozzi ricami, come usano i paesani nuoresi, stringeva fortemente il suo corpo poderoso.
Salvatore Brindis apparteneva alla razza dei principali; possedeva bestiame, la casa dove abitava, una tanca nella montagna, un vasto terreno chiuso, con elci e pascoli estivi, e un podere nella valle, ed anche un cavallo famoso, grasso e robusto come il padrone. Le rendite gli permettevano di viver nè bene nè male, ma siccome egli preferiva viver bene, aveva anche debiti molto fastidiosi, pasture non pagate e una cambiale nella Banca Agricola.

Incipit tratto da:
Titolo: Il tesoro
Autrice: Grazia Deledda
Casa editrice: Treves

Libri di Grazia Deledda

 Il tesoro di Grazia Deledda

Quarta di copertina / Trama

“Il tesoro” viene annunciato da una misteriosa lettera. Sarà vero? Sarà una truffa? Ma il tesoro in se stesso serve a Grazia Deledda per mostrare le dinamiche interne di una famiglia sarda.
Salvatore riceve la lettera, ma sono la moglie e la figlia che prendono in mano la situazione a rivolgersi al cugino Cosimo (più esperto di maggiore a classe sociale). Anche in casa di Cosimo però, saranno le figlie Elena e Giovanna ad occuparsi della faccenda.
Nella società sarda di quegli anni, con tutte le contraddizioni, le invidie e i drammi (veri o presunti) di un piccolo paesino, una società profondamente maschilista e paternale, in realtà le figure maschili diventano quasi un contorno e finiscono davvero per essere quelle più deboli, più fragili. Sono gli uomini a titubare sulle decisioni, a cambiare faccia e amori… le donne sono più forti, più sicure (pur con tutte le difficoltà) e ne escono alla grande.
(Ed. Scrivere)

Bibliografia e cronologia opere di Grazia Deledda

Anime oneste – Grazia Deledda

Incipit Anime oneste

Dopo la morte della vecchia donna Anna, sistemati gli affari, Paolo Velèna prese con sé la piccola nipote e, com’era stabilito, la condusse ad Orolà, presso la sua famiglia.
Orolà è una piccola sotto-prefettura sarda, nella provincia di Sassari. Città fiorentissima sotto i Romani, decaduta poi per le scorrerie dei Saraceni, risorse sotto il dominio dei Barisone, giudici o re di Torres, e si mantenne forte sino all’abolizione dei feudi in Sardegna, avvenuta nella prima metà di questo secolo.
Nel censimento delle popolazioni sarde, fatto da Arrius, illustre ploaghese che visitò le 42 città dell’isola ai tempi del console Marco Tullio Cicerone (116-43 a. C), Orolà figurava per centomila abitanti, tra l’urbe, i castelli e i villaggi sottoposti, e Antonino di Tharros, nella relazione dei saccheggi saraceni, parla di grandi vestigi lasciati dai Romani in Orolà, fra cui magnifiche terme, costruite sotto il pretore M. Azio Balbo. Al presente Orolà non conserva alcun ricordo della dominazione romana, tranne che nel dialetto latino, e i suoi abitanti sono appena sei o sette mila. Il suo solo monumento è Santa Croce, vecchia chiesa pisana del 1100, con affreschi del Mugano, pittore sardo del secolo XVII.

Incipit tratto da:
Titolo: Anime oneste
Autrice: Grazia Deledda
Casa editrice: Cogliati

Libri di Grazia Deledda

Anime oneste di Grazia Deledda

Quarta di copertina / Trama

La Grazia Deledda degli esordi è una scrittrice che nelle sue prime opere offre già un affresco delle qualità che la porteranno a vincere il premio Nobel per la letteratura nel 1926. In questo romanzo ci trasporta nella Sardegna della fine dell’Ottocento alle prese con una famiglia patriarcale. I protagonisti sono Anna Malvas e Sebastiano Velena, una nobildonna e un agricoltore che attraverso l’amore e la cura verso la terra cercano di fare nuovamente sbocciare un’isola che spesso viene depredata e offesa ma che non si arrende mai. È una storia pacata, misurata, che ci permette di comprendere i meccanismi della società sarda alla fine del diciannovesimo secolo attraverso la descrizione minuziosa dei paesaggi, della campagna, dei sentimenti e del rispetto nei confronti verso le proprie radici.
(Ed. Fermento)

Bibliografia e cronologia opere di Grazia Deledda

Fior di Sardegna – Grazia Deledda

Incipit Fior di Sardegna

Siamo in Sardegna, nella parte montuosa della Sardegna, in una piccola città che ci contenteremo di chiamare X***, benché nella carta sia segnata con un nome assai sonoro e lungo. X*** possiede la sua brava passeggiata, le sue piazze, esenti ancora di fontane di marmo, e di statue, i suoi caffè splendidissimi, il suo « club », e qualche volta anche, a intervalli di due o tre anni, si permette il lusso del teatro: tutto ciò però non impedisce che vi tragga la vita più noiosa di questo mondo, sicché la più piccola novità basta per mettere in fermento gli abitanti pacifici e poco interessati nelle grandi questioni d’oltre monti e d’oltre mari. Ai primi dell’anno 1881, la novità più saliente, la novità che più dava di che pensare e di che dire nei crocchi, nei caffè, nelle conversazioni private di X* era una palazzina misteriosa che da circa due mesi stavasi fabbricando all’estremità nord della città, vicino alla casa di don Salvatore Mannu, ch’era l’ultima di X*, una palazzina bianca, elegante, dai balconi di ferro verniciati a rosso, circondata da uno spazio destinato a giardino.

Incipit tratto da:
Titolo: Fior di Sardegna
Autrice: Grazia Deledda
Casa editrice: Medella

Libri di Grazia Deledda

Fior di Sardegna di Grazia Deledda

Quarta di copertina / Trama

Un affresco dal sapore verista è la definizione più adatta per questo romanzo di Grazia Deledda, per una vicenda che l’autrice premio Nobel per la letteratura ambienta a Nuoro nel 1891. Un affresco che riguarda la narrazione di un angolo di Sardegna raccontato con la tipica maestria della scrittrice e che si intreccia con una trama a tratti sentimentale e a tratti drammatica, che riserva ai lettori un finale inaspettato. L’isola, i luoghi, la gente del posto, descritti da una firma suprema della nostra letteratura che non casualmente è stata nel tempo paragonata a Tolstoj e Dostoevskij, come lei maestri assoluti nel tratteggiare in maniera quanto più nitida possibile il mondo e la società che i loro occhi osservavano ogni giorno.
(Ed. Fermento)

Bibliografia e cronologia opere di Grazia Deledda