Succulente – Luisa e Fulvio Ervas

Incipit Succulente – Fulvio Ervas

Incipit Succulente

Un vuoto.
Prima un battito strano, vibrato, e poi quel vuoto.
La cosciente, lenta attesa di un battito normale. Britto Mendes appoggiò le mani dietro la testa, aspettando il suo cuore.

Incipit tratto da:
Titolo: Succulente
Autore: Fulvio Ervas
Casa editrice: Marcos Y Marcos

Libri di Fulvio Ervas

Succulente - Fulvio Erevas

Quarta di copertina / Trama

A Lisbona in una serra umida e verdissima, una donna scivola sul muschio viscido di un gradino, batte la testa e muore. L’indomani il direttore della serra viene trovato a pancia in giù nel laghetto delle tartarughe.
Britto Mendes, medico delle piante, si aggira inquieto per le calli, oppresso dal mistero di queste morti improvvise, sognando Amalia, capace di scacciare i tarli della mente.
Amalia è fuggita da lui, fuggita da Lisbona. Trova lavoro in riva all’oceano, nella Laguna di Aveiro, e incontra Estrela, in fuga come lei.
Insieme, disegnano sulla sabbia, aspettano che l’acqua dissolva ogni cosa, anche le loro ansie, aprendole alle meraviglie di un futuro possibile.
A Fatima, intanto, serpentoni di pellegrini chiedono grazia alla Senhora. Humberto, fedele factotum di padre Viseu, rimpiazza candele e rincuora malati. Si presta a intercedere presso la Senhora per ottenere grazie di ogni tipo, finché una donna gli chiederà l’impossibile: far morire un uomo, Manuelito, per liberarlo da una malattia senza speranza. Manuelito è a Lisbona, nella penombra di una stanza. Humberto decide di incontrarlo.
Per vie misteriose, nel suo inquieto girovagare, anche Britto Mendes giunge al suo capezzale.
Come una pianta, come l’oceano, Manuelito, essere umano reietto, malato dalla nascita, aiuta tutti a guardare più in là.
Ai confini dell’Occidente europeo dove l’oceano smonta la terra frammento dopo frammento quattro persone cercano risposte alle loro perdite e trovano un nuovo modo di esistere.
Succulente è un romanzo circolare, una spirale delicata tra le calli di Lisbona e le spiagge del Portogallo, che avvolge a ritmo di fado e sorprende con un finale inaspettato.
(Ed. Marcos Y Marcos; Gli Alianti)

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Pinguini arrosto – Fulvio Ervas

Incipit Pinguini arrosto – Fulvio Ervas

Incipit Pinguini arrosto

Gloglottano, mormorò Stucky all’agente Landrulli. «Gloglottano?»
«Esattamente. Io entro, tu vai sul retro».
«Sto pronto con la pistola?»
«Naturalmente. I tacchini sono pericolosissimi…»
Attorno al magazzino i vigili del fuoco stavano trascinando tubi che lasciavano una scia umida e schiumosa.
Stucky prese ad avanzare in quel tunnel che era un allevamento ficcato nella campagna trevigiana, nera di seminativi in attesa del mais. Non riusciva a distinguere i dettagli nella luce soffusa. L’odore di mangimi impiastricciati, poi, lo nauseava. Chissà cosa ci metteranno dentro, pensò.
Vide immobili masse scure; alle deboli luci che illuminavano le fila di abbeveratoi, i corpi dei tacchini morti erano mongolfiere gonfie di fumo. Gli altri sopravvissuti erano in fondo al capannone, ammassati sul lato destro e gloglottavano, rizzando spiritate teste con bargigli. Meleagris gallopavo, avrebbero potuto testimoniare sull’accaduto.
Stucky maledì qualcosa su cui era inciampato.

Incipit tratto da:
Titolo: Pinguini arrosto
Autore: Fulvio Ervas
Casa editrice: Marco y Marcos
Qui è possibile leggere le prime pagine di Pinguini arrosto

Pinguini arrosto - Fulvio Ervas

Quarta di copertina / Trama

Tacchini vittime di un incendio doloso, un fustacchione che molesta i corridori lungo le alzaie del Sile, di omicidi neanche l’ombra: tempi di stanca per l’ispettore Stucky, tempi di prosecco e spritz per le osterie di Treviso.
Tempi da rimpiangere in fretta quando il mattino di Pasqua, sulle scale del Tempio di Possagno, il cadavere scuro di un sacerdote turba il panorama armonioso e solare dei colli.
Un’indagine delicatissima, soprattutto se il cappellano del morto è un prete motociclista con gli occhi fin troppo blu, difensore delle sorgenti del paese contro le multinazionali dell’acqua minerale; soprattutto se una bella suora a lui vicina ha gettato il velo alle ortiche per poi gettare se stessa nella tromba delle scale…
Un’indagine che parte in canonica, prosegue al bar, devia in un casolare in rovina abitato da un pazzo, un saggio o un profeta.
Stucky si gode la pittoresca deposizione di Ma’ria, giovane badante rumena in guga dal perfido Mircea Spiridon, e si immerge di gusto tra la più varia e affascinante umanità.
Nel frattempo l’attenzione collettiva è attratta da una sciagura di più vaste proporzioni: brucia una grande fabbrica a Treviso, una colonna di fumo si solleva altissima sulla città…
Una commedia poliziesca delicata, sottile, piena di umorismo e di atmosfera. Una rassegna saporita di tipi umani, anse di fiumi, terre sempre aggredite eppure, magicamente, ancora d’incanto.
(Ed. Marcos Y Marcos; Gli Alianti)

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Se ti abbraccio non aver paura – Fulvio Ervas

Incipit Se ti abbraccio non aver paura – Fulvio Ervas

Incipit Se ti abbraccio non aver paura

Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima.
A volte molto prima.
Quindici anni fa stavo tranquillo sul treno della vita, comodo, con i miei cari, le cose che conoscevo. All’improvviso Andrea mi scuote, mi rovescia le tasche, cambia le serrature delle porte. Tutto si confonde.
Sono bastate poche parole: “Suo figlio probabilmente è autistico”.
La prima reazione è stata di incredulità: non è possibile, deve essere una diagnosi sbagliata. Poi ho cominciato a mettere insieme piccole cose, elementi che prima ritenevo insignificanti, e sbagliavo.
Allora scoppia un uragano, due uragani, sette tifoni.
Da quel momento sei nella bufera.
Dopo la diagnosi, sono uscito, sono entrato in un bar e ho chiesto un bicchiere d’acqua, naturale.
Vuole dell’altro? La barista deve aver notato la mia immobilità.
“Lei sa qualcosa dell’autismo?”
“No”.
“Nemmeno io”.
Scrutavo il liquido, bevevo lentamente, come se l’acqua avesse potuto lavare i pensieri, trascinare ai reni il problema e dai reni fuori, via, lontano da me. Non funziona così.
E come funziona?, avevo chiesto a Barnard. In paese tutti chiamavano ‘Barnard’ il medico di famiglia, e io con loro, per via delle sue fisime sul mal di cuore, sulle coronarie e altre faccende che non mi interessavano affatto. Quando stai bene, sta bene ogni singolo pezzo del corpo, cuore compreso.
“Funziona che la vita sta tutta sotto una grande curva a campana, con al centro disturbi comuni e ai lati stravaganze d’ogni sorta. La vita è diluita nel mezzo e troppo densa ai lati”.
“Non capisco”.
“La vita è imperfetta, ma ha una sua forza”.
Aveva ragione. La biologia ha una sua forza e fa crescere anche i figli affetti da autismo.

Incipit tratto da:
Titolo: Se ti abbraccio non aver paura. Il viaggio di Franco e Andrea
Autore: Fulvio Ervas
Casa editrice: Marcos Y Marcos
Qui è possibile leggere le prime pagine di Se ti abbraccio non aver paura

Se ti abbraccio non aver paura - Fulvio Ervas

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Quarta di copertina / Trama

Il verdetto di un medico ha ribaltato il mondo.
La malattia di Andrea è un uragano, sette tifoni.
L’autismo l’ha fatto prigioniero e Franco è diventato un cavaliere che combatte per suo figlio.
Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare.
Per anni hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali, spirituali.
Adesso partono per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta. Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada. Tagliano l’America in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala. Per tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso. Per tre mesi è Andrea a insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita.
Andrea che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani.
E semina pezzetti di carta lungo il tragitto, tenero Pollicino che prepara il ritorno mentre suo padre vorrebbe rimanere in viaggio per sempre.
Se ti abbraccio non aver paura è un’avventura grandiosa, difficile, imprevedibile.
Come Andrea.
(Ed. Marcos Y Marcos; Gli Alianti)

Da questo romanzo il film Tutto il mio folle amore per la regia di Gabriele Salvatores (2019)