Ulisse – James Joyce

Incipit Ulisse - James Joyce

Incipit Ulisse

Statuario, il pingue Buck Mulligan spuntò in cima alle scale, con in mano una ciotola di schiuma su cui giacevano in croce uno specchio e un rasoio. La vestaglia gialla, slacciata, era lievemente sostenuta alle sue spalle dall’aria delicata del mattino. Alzò la ciotola al cielo e intonò:
– Introibo ad altare Dei.
Immobile scrutava dall’alto la buia scala a chiocciola, e sgraziato strillò:
– Vieni su, Kinch. Vieni su, spaurito gesuita.
Solenne avanzava montando sulla tonda piazzola di tiro. Con un dietro front, benedisse severo tre volte la torre, la terra circostante e le montagne appena sveglie. Poi, accorgendosi di Stephen Dedalus, a lui si chinò e prese a disegnare veloci croci nell’aria, gorgogliando di gola e scuotendo il capo. Stephen Dedalus, contrariato e in preda al sonno, poggiò le braccia sulla sommità delle scale, e gelido squadrò quella faccia gorgogliante che scuotendosi lo benediceva, equina in tutta la sua lunghezza, i capelli biondi non tonsurati, screziati e color quercia chiara.

Incipit tratto da:
Titolo: Ulisse
Autore: James Joyce
Traduzione: Enrico Terrinoni con Carlo Bigazzi
Titolo originale: Ulysses
Casa editrice: Newton Compton editori
Qui è possibile leggere le prime pagine di Ulisse

Ulisse - James Joyce

Incipit Ulysses

Stately, plump Buck Mulligan came from the stairhead, bearing a bowl of lather on which a mirror and a razor lay crossed. A yellow dressinggown, ungirdled, was sustained gently behind him by the mild morning air. He held the bowl aloft and intoned:
—Introibo ad altare Dei.
Halted, he peered down the dark winding stairs and called up coarsely:
—Come up, Kinch. Come up, you fearful Jesuit.
Solemnly he came forward and mounted the round gunrest. He faced about and blessed gravely thrice the tower, the surrounding country and the awaking mountains. Then, catching sight of Stephen Dedalus, he bent towards him and made rapid crosses in the air, gurgling in his throat and shaking his head. Stephen Dedalus, displeased and sleepy, leaned his arms on the top of the staircase and looked coldly at the shaking gurgling face that blessed him, equine in its length, and at the light untonsured hair, grained and hued like pale oak.

Title: Ulysses
Author: James Joyce
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Ulisse di James Joyce, sin dal giorno della sua pubblicazione – il 2 febbraio del 1922, quarantesimo compleanno dell’autore – era destinato a mutare radicalmente le sorti della letteratura contemporanea. Il romanzo è la cronaca di una giornata reale, un inno alla cultura e alla saggezza popolare, e il canto di un’umanità rinnovata. L’intera vicenda si svolge in meno di ventiquattro ore, tra i primi bagliori del mattino del 16 giugno 1904 fino alle prime ore della notte del giorno seguente. Il protagonista principale, l’ebreo irlandese Leopold Bloom, non è un eroe o un antieroe, ma semplicemente un uomo di larghe vedute e grande umanità, sempre attento verso il più debole e il diverso, e capace di cortesia anche nei confronti di chi queste doti non userà con lui. Gli altri protagonisti sono il giovane intellettuale, brillante ma frustrato Stephen Dedalus e Molly Bloom, la moglie di Leopold, vera e propria regina del romanzo.
(Newton Compton editori)

La meridiana – Shirley Jackson

Incipit La meridiana – Shirley Jackson

Incipit La meridiana

Dopo il funerale fecero ritorno alla villa, che ora apparteneva incontestabilmente a Mrs. Halloran. Si fermarono a disagio, senza alcuna certezza, nel grande e magnifico atrio, guardando Mrs. Halloran dirigersi nell’ala destra della villa per far sapere a Mr. Halloran che le esequie di Lionel si erano svolte senza melodrammi. La giovane Mrs. Halloran, seguendo con lo sguardo la suocera, disse senza speranza: «Magari schiatta sulla soglia. Fancy, tesoro, ti piacerebbe vedere la nonna schiattare sulla soglia?».
«Sì, mamma». Fancy tirò la lunga gonna del vestito nero che le aveva messo la nonna. La giovane Mrs. Halloran riteneva che il nero non fosse adatto a una bambina di dieci anni, e che in ogni caso il vestito fosse troppo lungo, e sicuramente troppo semplice e dozzinale per una famiglia prestigiosa come gli Halloran; per dimostrarlo aveva avuto un attacco d’asma proprio il mattino del funerale, ma Fancy era stata ugualmente infilata nel vestito nero. La lunga gonna nera l’aveva divertita durante il funerale e in macchina, e se non fosse stato per la presenza della nonna si sarebbe potuta godere senz’altro l’intera giornata.
«Pregherò fino alla fine dei miei giorni perché accada» disse la giovane Mrs. Halloran, giungendo le mani con devozione.
«Devo spingerla?» chiese Fancy. «Come lei ha spinto papà?».
«Fancy!» disse Miss Ogilvie.
«Lasci che lo dica, se vuole» disse la giovane Mrs. Halloran. «Voglio che se lo ricordi, comunque. Dillo ancora, mia piccola Fancy».
«La nonna ha ucciso il mio papà» disse obbediente Fancy. «Lo ha spinto giù dalle scale e lo ha ucciso. È stata la nonna. Non è vero?».

Incipit tratto da:
Titolo: La meridiana
Autrice: Shirley Jackson
Traduzione: Silvia Pareschi
Titolo originale: The Sundial
In copertina: © Jamie Wyeth, Aconito (1984)
Casa editrice: Adelphi
Qui è possibile leggere le prime pagine di La meridiana

La meridiana - Shirley Jackson

Incipit The Sundial

After the funeral they came back to the house, now indisputably Mrs. Halloran’s. They stood uneasily, without any certainty, in the large lovely entrance hall, and watched Mrs. Halloran go into the right wing of the house to let Mr. Halloran know that Lionel’s last rites had gone off without melodrama. Young Mrs. Halloran, looking after her mother-in-law, said without hope, “Maybe she will drop dead on the doorstep. Fancy, dear, would you like to see Granny drop dead on the doorstep?”
“Yes, mother.” Fancy pulled at the long skirt of the black dress her grandmother had put on her. Young Mrs. Halloran felt that black was not suitable for a ten-year-old girl, and that the dress was too long in any case, and certainly too plain and coarse for a family of the Halloran prestige; she had had an asthma attack on the very morning of the funeral to prove her point, but Fancy had been put into the black dress nevertheless. The long black skirt had entertained her during the funeral, and in the car, and if it had not been for her grandmother’s presence she might very well have enjoyed the day absolutely.
“I am going to pray for it as long as I live,” said young Mrs. Halloran, folding her hands together devoutly.
“Shall I push her?” Fancy asked. “Like she pushed my daddy?”
“Fancy!” said Miss Ogilvie.
“Let her say it if she wants,” young Mrs. Halloran said. “I want her to remember it, anyway. Say it again, Fancy baby.”
“Granny killed my daddy,” said Fancy obediently. “She pushed him down the stairs and killed him. Granny did it. Didn’t she?”

Incipit tratto da:
Title: The Sundial
Author: Shirley Jackson
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Una famiglia che pullula di svitati, un codazzo di parenti e amici e servitori, una villa monumentale in mezzo a un parco. Sono gli ingredienti di questo travolgente romanzo di Shirley Jackson, che si apre con i protagonisti – di tutte le età e affetti da ogni forma di mania – di ritorno dal funerale del figlio di Mrs. Halloran, che, dice serafica la piccola Fancy, la nonna ha buttato giù dalle scale: per tenersi stretta la villa. Come se non bastasse, poco dopo zia Fanny riferisce di aver avuto un incontro in giardino con il padre, defunto da tempo, il quale le ha annunciato che la fine del mondo è imminente e che loro saranno gli unici a salvarsi. E non è finita: qualcuno va a riferire la notizia in città, ed ecco presentarsi la delegazione locale dei Veri Credenti, i quali non possono che condividere la logica apocalittica, ma, siccome sono convinti che a salvarli ci penseranno gli alieni, sono venuti a chiedere di farli atterrare nel parco. E noi lettori, ormai completamente in balìa di una Jackson in stato di grazia, che dispensa a piene mani uno humour che si potrebbe definire vitreo, ci lasceremo trascinare da un crescendo di follie e sorprese – sino, letteralmente, alla fine (del mondo?).
(Ed. Adelphi; Fabula)

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Abbiamo sempre vissuto nel castello – Shirley Jackson

Incipit Abbiamo sempre vissuto nel castello – Shirley Jackson

Incipit Abbiamo sempre vissuto nel castello

Mi chiamo Mary Katherine Blackwood. Ho diciott’anni e abito con mia sorella Constance. Ho sempre pensato che con un pizzico di fortuna potevo nascere lupo mannaro, perché ho il medio e l’anulare della stessa lunghezza, ma mi sono dovuta accontentare. Detesto lavarmi, e i cani, e il rumore. Le mie passioni sono mia sorella Constance, Riccardo Cuor di Leone e l’Amanita phalloides, il fungo mortale. Gli altri membri della famiglia sono tutti morti.

Incipit tratto da:
Titolo: Abbiamo sempre vissuto nel castello
Autrice: Shirley Jackson
Traduzione: Monica Pareschi
Titolo originale: We Have Always Lived in the Castle
In copertina: John F. Francis, Fragole, panna e zucchero (1850)
Casa editrice: Adelphi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Abbiamo sempre vissuto nel castello

Romanzo precedentemento pubblicato con il titolo Così dolce, così innocente

Abbiamo sempre vissuto nel castello - Shirley Jackson

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Incipit We Have Always Lived in the Castle

My name is Mary Katherine Blackwood. I am eighteen years old, and I live with my sister Constance. I have often thought that with any luck at all I could have been born a werewolf, because the two middle fingers on both my hands are the same length, but I have had to be content with what I had. I dislike washing myself, and dogs, and noise. I like my sister Constance, and Richard Plantagenet, and Amanita phalloides, the death-cup mushroom. Everyone else in my family is dead.

Incipit tratto da:
Title: We Have Always Lived in the Castle
Author: Shirley Jackson
Language: English

Quarta di copertina / Trama

A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce»: con questa dedica si apre L’incendiaria di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l’Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i «brividi silenziosi e cumulativi» che – per usare le parole di un’ammiratrice, Dorothy Parker – abbiamo provato leggendo La lotteria. Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male – un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai ‘cattivi’, ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.
(Ed. Adelphi; Fabula)

Da questo romanzo il film Mistero al castello Blackwood (We Have Always Lived in the Castle) per la regia di Stacie Passon (2018)

Abbiamo sempre vissuto nel castello - Audiolibro - Shirley Jackson