Incipit Tutti i particolari in cronaca
Qui è possibile leggere le prime pagine di Tutti i particolari in cronacaNon sempre ci azzecchiamo. Spunta il ragazzino, l’inesperta, il giocatore che nessuno considerava e cambia i pronostici, sconvolge gli allibratori, fa gioire il pubblico. Un esempio per tutti: Boris Becker nel 1985, a soli diciassette anni, trionfa a Wimbledon. E io lo ricordo, avevo tifato per lui contro Kevin Curren. E come dimenticare Fabio Grosso, poco più di uno sconosciuto che segna il rigore decisivo contro la Francia nei Mondiali del 2006? Chi ci avrebbe scommesso un euro? O il Leicester di Ranieri che trionfa nella Premier League sbaragliando i vari City, Liverpool, United, Arsenal e compagnia bella? Non sempre ci azzecchiamo. Ma c’è un motivo: non siamo bravi a osservare, non guardiamo con attenzione, prendiamo sotto gamba dei dettagli o delle virgole che invece sono fondanti, essenziali, risolutivi. Sottovalutare una campionessa agli esordi, scartare un gruppo di quattro ragazzini di Liverpool dando loro vita breve, tutto nasce dal nostro ego. Ci poniamo al di sopra della storia, crediamo, anzi siamo convinti, di poter padroneggiare gli eventi, che la nostra pluriennale esperienza ci guidi dove è giusto e necessario andare. La nostra arroganza è la peggior nemica. Se ci chiedono un’opinione non è per nutrirsi della nostra saggezza, ma è perché sono convinti che la loro è migliore, ne vogliono solo la prova. E questa è la storia dell’ennesimo errore di valutazione. Lei non mi conosce. Mi chiamo Walter Andretti, sono un giornalista, e questo è il mio diario, che ho cominciato a scrivere il giorno che mi hanno passato alla cronaca nera. Si accorgerà che oltre al mio diario le ho spedito un manoscritto. Non è opera mia, quello. Guardi, sembra più complicato di quel che è, ma il motivo per cui le consegno tutto questo materiale lo capirà se avrà la pazienza di leggere fino in fondo.
Incipit tratto da:
Titolo: Tutti i particolari in cronaca
Autore: Antonio Manzini
Casa editrice: Mondadori
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Quarta di copertina / Trama
La corsa all’alba, la colazione al bar, poi nove ore di lavoro all’archivio del tribunale, una cena piena di silenzi e la luce spenta alle dieci: Carlo Cappai è l’incarnazione della metodicità, della solitudine. Dell’ordinarietà. Nessuno sospetta che ai suoi occhi quel labirinto di scatole, schede e cartelle non sia affatto carta morta. Tutto il contrario: quei faldoni parlano, a volte gridano la loro verità inascoltata, la loro richiesta di giustizia. Sono i casi in cui, infatti, il tribunale ha fallito, e i colpevoli sono stati assolti “per non aver commesso il fatto” – in realtà per i soliti, meschini imbrogli di potere. Cappai, semplicemente, porta la Giustizia dove la Legge non è riuscita ad arrivare – sempre nell’attesa, ormai da quarant’anni, di punire una colpa che gli ha segnato la vita. Walter Andretti è invece un giornalista precipitato dallo Sport, dove si trovava benissimo, alla Cronaca, dove si trova malissimo. Quando il capo gli scarica addosso la copertura di due recenti omicidi, Andretti suo malgrado indaga, e dopo iniziali goffaggini e passi falsi comincia a intuire che in quelle morti c’è qualcosa di strano. Un legame. Forse la stessa mano…
Antonio Manzini, il creatore dell’indimenticabile vicequestore Schiavone, entra nel catalogo del Giallo Mondadori con una storia serrata e sorprendente che si interroga sull’equilibrio tra legge e giustizia, e su ciò che saremmo disposti a fare pur di guarire le nostre ferite.
(Mondadori; Il Giallo Mondadori)