Lettera a Berlino – Ian McEwan

Incipit Lettera a Berlino – Ian McEwan

Incipit Lettera a Berlino

Fu il tenente Lofting a dominare l’incontro. – Ascolti Marnham. Lei è appena arrivato e non si vede come potrebbe essere al corrente della situazione. Il problema qui non sono né i Russi né i Tedeschi. E neppure i Francesi. Sono gli Americani. Non capiscono niente. E quel che è peggio, si rifiutano di imparare, non vogliono aggiornarsi. Sono fatti cosí.
In realtà Leonard non aveva mai incontrato un americano in vita sua, ma per anni li aveva studiati a fondo nella sala cinematografica vicino a casa. Sorrise senza schiudere le labbra e annui. Infilò la mano nella tasca interna della giacca ed estrasse il portasigarette. Lofting protese la mano aperta, a mo’ di saluto indiano, per prevenire l’offerta. Leonard incrociò le gambe, prese una sigaretta e la batté ripetute volte sull’astuccio. Lofting fece a sua volta scattare il braccio in avanti per ricambiare, con l’accendino, la cortesia. Riprese a parlare mentre il giovane in borghese abbassava il capo sulla fiamma. – Come può immaginare, sono parecchi i progetti comuni, le iniziative sinergiche, le cooperazioni tecniche, e cosí via. E lei crede che gli Americani abbiano idea di che cosa significa lavoro di squadra? Prima si dichiarano d’accordo su una scelta, e poi fanno quel che gli pare. Ci criticano alle spalle, non ci tengono informati di quel che sanno, ci trattano come un branco di idioti -. Il tenente Lofting raddrizzò il tampone di carta assorbente, unico oggetto sulla sua scrivania. -Sa, prima o poi ci costringeranno alle maniere forti -. Leonard fece l’atto di parlare, ma Lofting lo fermò con un cenno della mano. -Mi permetta dí farle un esempio. Io sono l’ufficiale di collegamento britannico incaricato per l’organizzazione della gara di nuoto intersettoriale del mese prossimo. Ora, nessuno può negare che qui allo stadio abbiamo la piscina migliore. È il posto piú ovvio per quel tipo di avvenimento sportivo. Gli Americani hanno dato il loro consenso settimane fa. E adesso, vuole che le dica dove finiremo col fare le gare? Giú nella zona sud, nel loro settore, in una squallida lurida pozza qualsiasi. E sa perché?

Incipit tratto da:
Titolo: Lettera a Berlino
Autore: Ian McEwan
Traduzione: Susanna Basso
Titolo originale: The Innocent
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Lettera a Berlino

Lettera a Berlino - Ian McEwan

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Incipit The Innocent

It was Lieutenant Lofting who dominated the meeting. ‘Look here, Marnham. You’ve only just arrived, so there’s no reason why you should know the situation. It’s not the Germans or the Russians who are the problem here. It isn’t even the French. It’s the Americans. They don’t know a thing. What’s worse, they won’t learn, they won’t be told. It’s just how they are.’

Incipit tratto da:
Title: The Innocent
Author: Ian McEwan
Publisher: Vintage
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Nel gelido inverno del ’55 Berlino è ancora devastata nel corpo e nel cuore. È il tempo della guerra fredda, il tempo delle spie, e nelle viscere della città, giù, nel profondo, sta nascendo quella che dovrà essere la più grande centrale angloamericana di spionaggio elettronico: un progetto ardito cui collaborano, peraltro in un clima viziato da reciproca sfiducia e sospetto, i servizi segreti, alleati e rivali dei due paesi.
Nella storia della Cia e dell’M16 l’«Operazione Oro» sarà ricordata come una pagina nera; nella vita di Leonard Marnharm, il giovane tecnico inglese protagonista del nuovo, sorprendente romanzo di McEwan – che qui, affronta per la prima volta la spy-story mostra di saper reinventare un genere consacrato da precedenti illustrissimi -, il «tunnel di Berlino» rappresenterà il luogo, reale e metaforico, di un viaggio apparentemente senza fine negli abissi più impreveduti dell’esistenza.
L’amore di Leonard per la tedesca Maria non ha dapprima altro sapore se non quello, dolcissimo, dell’iniziazione dei sentimenti e dei sensi; e la vita, nella città che comincia a rinascere, ha anche momenti di liberazione, di festa, quasi di felicità. Ma vi è ancora, nell’aria del luogo e del tempo, come un morbo latente di violenza, di disfacimento,che a poco a poco dilaga, invade i pensieri, i gesti, le azioni quotidiane; dapprincipio impercettibile, il malessere incalza in un crescendo che si fa ben presto esasperato e martellante, sino all’esplodere, ineluttabile e cruento come in un mito greco, della tragedia. Nel momento cruciale della sua esistenza, Leonard appare sopraffatto da una forza e da un orrore che lo trascendono.
Ma non è con un messaggio di segno negativo che McEwan vuole chiudere questa straordinaria incursione in un frammento di storia più che mai controverso e attuale: e sarà contro ogni aspettativa, in un clima di inaspettata riconciliazione, di fronte al muro ormai prossimo ad essere abbattuto, che la vicenda di Leonard e Maria giungerà, sotto un cielo tornato limpido, alle battute finali.
(Ed. Einaudi; SuperCoralli)

Da questo romanzo il film The Innocent (The Innocent) per la regia di John Schlesinger (1993)

Lettera a Berlino – Audiolibro - McEwan

Bambini nel tempo – Ian McEwan

Incipit Bambini nel tempo – Ian McEwan

Incipit Bambini nel tempo

Da tempo ormai, tanto il governo quanto la maggioranza dei cittadini associavano mentalmente le sovvenzioni ai trasporti pubblici con la negazione della libertà individuale. I vari servizi subivano sue regolari collassi giornalieri nelle ore di punta ed era opinione di Stephen che si impiegasse meno tempo a raggiungere Whitehall a piedi che prendendo un taxi. Era fine maggio, da poco passate le nove e mezza e la temperatura sfiorava già i 25. Stephen si diresse sul Vauxahall Bridge superando doppie e triple file di vibranti automobili intrappolate, ciascuna abilitata da un conducente solitario. Data la situazione, il perseguimento della libertà era più rassegnato che entusiastico. Dita inanellate tamburellavano con pazienza su roventi tettucci metallici, gomiti di camicie bianchissimi spuntavano da finestrini abbassati. Qualcuno teneva il giornale aperto sul volante. Stephen attraversava spedito la folla facendosi largo tra le chiacchiere da autoradio: single pubblicitarie, energetici disc-jockey da primo mattino, notiziari flash, bollettini sulle condizioni del traffico. I guidatori non impegnati nella lettura prestavano a tutto ciò un ascolto indifferente. L’avanzare regolare e compatto della folla sui marciapiedi doveva comunicare loro un senso di moto relativo, come una lenta deriva all’indietro.

Incipit tratto da:
Titolo: Bambini nel tempo
Autore: Ian McEwan
Traduzione: Susanna Basso
Titolo originale: The Child in Time
Casa editrice: Einaudi
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Bambini nel tempo - Ian McEwan

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Incipit The Child in Time

Subsidizing public transport had long been associated in the minds of both government and the majority of its public with the denial of individual liberty. The various services collapsed twice a day at rush hour when it was quicker, Stephen found, to walk from his flat at Whitehall than to take a taxi. It was late May, barely nine-thirty, and already the temperature was nudging the eighties. He strode to Vauxhall Bridge past double and treble files of trapped, throbbing cars, each with its solitary driver. In tone the pursuit of liberty was more resigned than passionate. Ringed fingers drummed patiently on the sill of a hot tin roof, white-shirted elbows poked through rolled-down windows. There were newspapers spread over steering wheels. Stephen stepped quickly through the crowds, through layers of car radio blather–jingles, high-energy breakfast DJs, news flashes, traffic “alerts.” Those drivers not reading listened stolidly. The steady forward press of the pavement crowds must have conveyed to them a sense of relative motion, of drifting slowly backwards.

Incipit tratto da:
Title: The Child in Time
Author: Ian McEwan
Publisher: Anchor
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Stephen Lewis, autore di fortunati libri per bambini, padre e marito felice, un giorno si reca al supermercato con sua figlia Kate e mentre è intento a svuotare il carrello alla cassa, si accorge di aver perso la bambina. Rapita? Uccisa? Fuggita? È questo il drammatico inizio del romanzo di uno dei piú apprezzati autori inglesi contemporanei, qui alla prova di una piena maturità. Il vuoto doloroso che lascia la sparizione di Kate mette in moto una serie di reazioni che porteranno Stephen a rivedere tutta la sua vita, le sue certezze mai verificate, le sue abitudini mentali, i suoi comportamenti. Il merito di McEwan, che ha vinto con questo libro il Whitbread Prize, è di farci sentire emotivamente il senso di precarietà e di vuoto in cui viviamo e nello stesso tempo di restituire, grazie a un finale felicemente poetico, la voglia di guardare al futuro.
(Ed. Einaudi; ET Scrittori)

Cortesie per gli ospiti – Ian McEwan

Incipit Cortesie per gli ospiti – Ian McEwan

Incipit Cortesie per gli ospiti

Ogni pomeriggio, quando la città oltre le scure persiane verdi cominciava ad animarsi, Colin e Mary si svegliavano al metodico picchiettio degli arnesi d’acciaio contro le chiatte di ferro ormeggiate accanto al bar galleggiante del loro albergo. Al mattino i barconi rugginosi e butterati, senza alcun carico o mezzo di propulsione visibile, non c’erano piú; ricomparivano sul finire della giornata, e gli uomini dell’equipaggio si mettevano inspiegabilmente all’opera con martello e scalpello. Era allora, nel caldo rannuvolato del tardo pomeriggio, che i clienti cominciavano ad affluire sul pontone per mangiare un gelato seduti ai tavolini di metallo, e anche le loro voci riempivano l’oscurità della stanza, sollevandosi e abbassandosi in ondate di allegria e discordia, sommergendo i brevi silenzi tra un penetrante colpo di martello e l’altro.
Si svegliarono simultaneamente, o questa fu la loro impressione, e restarono immobili sui letti separati. Per motivi che non era ormai possibile definire con chiarezza, Colin e Mary non si parlavano piú. Due mosche roteavano pigre attorno al lampadario, in corridoio una chiave girò nella serratura, dei passi si avvicinarono e si allontanarono di nuovo. Finalmente Colin si alzò, scostò le persiane e andò in bagno a fare una doccia. Ancora assorta nei postumi di un sogno, Mary si voltò su un fianco mentre lui passava, e fissò il muro. Lo scroscio regolare dell’acqua nella stanza accanto era un suono suadente e lei richiuse gli occhi.
Ogni sera, durante l’ora rituale che trascorrevano sul terrazzo prima di mettersi alla ricerca di un ristorante, ciascuno aveva ascoltato pazientemente i sogni dell’altro in cambio del lusso di raccontare i propri. I sogni di Colin erano del tipo raccomandato dagli psicanalisti, sognava di volare, diceva, di denti che si sbriciolano, di trovarsi nudo di fronte a uno sconosciuto seduto.

Incipit tratto da:
Titolo: Cortesie per gli ospiti
Autore: Ian McEwan
Traduzione: Stefania Bertola
Titolo originale: The Comfort of Strangers
Casa editrice: Einaudi
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Cortesie per gli ospiti - Ian McEwan

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Incipit The Comfort of Strangers

Each afternoon, when the whole city beyond the dark green shutters of their hotel windows began to stir, Colin and Mary were woken by the methodical chipping of steel tools against the iron barges which moored by the hotel café pontoon. In the morning these rusting, pitted hulks, with no visible cargo or means of propulsion, would be gone; towards the end of each day they reappeared, and their crews set to inexplicably with their mallets and chisels. It was at this time, in the clouded, late afternoon heat, that customers began to gather on the pontoon to eat ice cream at the tin tables, and their voices too filled the darkened hotel room, rising and falling in waves of laughter and dissent, flooding the brief silences between each piercing blow of the hammers.

Incipit tratto da:
Title: The Comfort of Strangers
Author: Ian McEwan
Language: English

Quarta di copertina / Trama

In quest’ultimo romanzo di Ian McEwan due coppie si incontrano nella torrida atmosfera di una città di mare. In un vicolo Mary e Colin, turisti inglesi legati da un rapporto in cui «il piacere stava soprattutto nell’amichevole mancanza di fretta, nella familiarità dei rituali e delle procedure», si imbattono in Robert, inquietante figura di anfitrione. Dal suo autobiografico monologo, che si snoda lungo il filo di un irrefrenabile crescendo, emerge un passato di sottili crudeltà domestiche e di sottomissione e adorazione nei confronti del padre. Caroline, fragile e autodistruttiva moglie di Robert, è il quarto personaggio di questo romanzo su cui aleggia, costante, un presentimento. Prigioniera, piú che padrona della casa in cui agli ospiti si vanno preparando particolari cortesie, Caroline «dava l’impressione di avere un piacevolissimo segreto». Ma è l’intero romanzo ad avere un suo segreto e McEwan, con tecnica da thrilling, ce ne dà di volta in volta significativi indizi, preparando un finale apocalittico e liberatorio.
(Ed. Einaudi; Nuovi Coralli)

Da questo romanzo il film Cortesie per gli ospiti (The Comfort of Strangers) per la regia di Paul Schrader (1991)