Incipit Fame d’aria
Qui è possibile leggere le prime pagine di Fame d’ariaLa Golf ha duecentoquarantamila chilometri.
Incipit tratto da:
Tutt’attorno colline di pietra bianca, e tornanti, e paesi arroccati, pure loro fatti con la stessa pietra senza colore.
Pietro guida, il ragazzo di Marina di Ginosa gli è rimasto negli occhi, ma il viso sotto la barba ingrigita si è prosciugato, la fronte è più alta, i capelli più radi. Era bello, così si diceva una volta.
Un nuovo tornante.
«No.»
Un cazzotto, poi un altro, al centro dello sterzo.
«Non mi lasciare adesso.»
Qualcosa dentro il corpo della Golf ha smesso di funzionare. Pietro prova a ingranare le marce, spinge con foga il pedale della frizione, ma la macchina non risponde più, sul viso un’espressione che vorrebbe farsi pianto.
Dietro di lui un colpo di clacson, poi un altro.
Alla sua destra uno slargo con un cancello, ci si ferma, ormai andava a passo d’uomo.
Si piega sotto il volante per tentare di vedere, capirci qualcosa.
Il pedale della frizione è collassato, prova a tirarlo su con una mano, ma il pedale risprofonda, morto.
Chiude gli occhi, cerca di dominare l’affanno che gli è esploso nel respiro, senza riuscirci.
Titolo: Fame d’aria
Autore: Daniele Mencarelli
Casa editrice: Mondadori
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Quarta di copertina / Trama
Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D’un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla.
Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant’Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall’auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l’auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant’Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana.
Ad aiutare Agata nel bar c’è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all’inferno. “I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione.” Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all’altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca.
Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l’umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole.
Con Fame d’aria, Daniele Mencarelli fa i conti con uno dei sentimenti più intensi: l’amore genitoriale, e lo fa portandoci per mano dentro quel sottilissimo solco in cui convivono, da sempre, tragedia e rinascita.
(Mondadori; Scrittori italiani e stranieri)