Una stanza chiusa a chiave – Yukio Mishima

Quel giorno era crollata la coalizione socialista.

Incipit Una stanza chiusa a chiave

Quel giorno era crollata la coalizione socialista. A causa di dissensi interni. Già due o tre giorni prima i giornali avevano annunciato le dimissioni del governo. L’esponente della sinistra Suzuki, capo della commissione del bilancio, si era dichiarato contrario all’aumento delle tariffe ferroviarie e postali, che avrebbero fornito i fondi necessari a un bilancio supplementare; i sindacati delle ferrovie si erano mobilitati organizzando manifestazioni di protesta. A causa dei contrasti fra sinistra e destra il progetto di un bilancio supplementare si era dunque arenato. Il giorno precedente, il nove, il capo del governo, Katayama, aveva discusso con Mac Arthur sulla formazione di un nuovo gabinetto.

Incipit tratto da:
Titolo: Una stanza chiusa a chiave
Autore: Yukio Mishima
Traduzione: Lydia Origlia
Titolo originale traslitterato: Kagi no kakaru heya
Casa editrice: Oscar Mondadori

Libri di Yukio Mishima

Copertine di Una stanza chiusa a chiave di Yukio Mishima

Quarta di copertina / Trama

Chiuso a chiave nella sua stanza Kazuo osserva il crollo del mondo, la caduta di tutti i valori tradizionali, rapidamente infranti e dimenticati, nel caotico ed edonistico Giappone del dopoguerra. L’unica cosa che, ai suoi occhi, mantiene ancora un significato è la carne, ed è appunto la carne, quella di una bambina di nove anni che tiene prigioniera, che Kazuo si appresta a profanare in una camera silenziosa e segreta come una tomba. Un romanzo eccessivo, foroce, realistico e simbolico, nel quale lo scrittore giapponese Yukio Mishima (1925-70) traspone tutto il suo orrore per la società contemporanea e la sua attrazione per la morte, quegli stessi sentimenti che, anni dopo, lo porteranno a darsi la morte seguendo l’antico rituale dei samurai.
(Ed. Oscar Mondadori; Piccoli Classici)

Indice cronologico opere e bibliografia di Yukio Mishima

Il sapore della gloria – Yukio Mishima

“Dormi bene caro”

Incipit Il sapore della gloria

“Dormi bene caro”
la madre chiuse a chiave dall’esterno la camera di noburo. Chi sa cosa pensava di fare nel caso fosse scoppiato un incendio. Certo, si riprometteva di riaprirla subito. E se a causa del calore, il legno si fosse ingrossato e la vernice fosse colata nella toppa della serratura? Scappare dalla finestra? Ma il terreno sottostante era lastricato e il secondo piano di quella casa era disperatamente alto.
Era solo colpa sua, di Noburo. Era sgattaiolato fuori di notte, istigato dal “capo”, di cui non voluto rivelare il nome.

Incipit tratto da:
Titolo: Il sapore della gloria
Autore: Yukio Mishima
Traduzione: Mario Teti
Titolo originale traslitterato: Gogo no eiko
Casa editrice: Mondadori

Libri di Yukio Mishima

Copertine di Il sapore della gloria di Yukio Mishima

Quarta di copertina / Trama

Un romanzo giapponese è sempre, in qualche misura, “mistero rituale” né si può dire che l’industrializzazione del paese abbia mozzato le radici antichissime e barbariche, dell’anima nipponica. I due mondi, al contrario convivono in una singolare, anzi unica simbiosi, per un tipo di astrazione “dentro” la realtà che è tipicamente orientale. E’ in tale dimensione che rientra, anche il romanzo di Mishima. In principio c’è una rivelazione sessuale. Per il ragazzo Noburo però, dal momento che la “vede” nel corpo stesso della madre, essa assume speciali significati. D’altro canto, vi succede presto una seconda (il marinaio che si impadronisce di quel corpo) e poi una terza rivelazione (la necessità di “punire” il marinaio). E’ qui che le oscure ragioni di Noburo vengono, si direbbe, legalizzate dal gruppo di coetanei cui egli appartiene. “I padri sono mosche…” sentenzia il “capo”. E il marinaio poiché mostra di voler diventare il nuovo padre di Noburo, va sottoposto al sacrificio. “Ci vuole del sangue! Del sangue umano!” Uccisori e seviziatori di gatti, apprendisti stregoni – ma con una grande stilizzazione da grandi chirurghi – i ragazzi individuano nel delitto “giusto” in linea con tutto il loro rituale, una fuga dall’oscurità, l’unico mezzo per uscire vittoriosi dal guscio ancora infantile che li opprime. Fino a che punto, quindi, il loro si può chiamare delitto? Mishima romanziere di mezzi sottilissimi, non ce lo dice. Attento a ogni pur lieve trasalimento, però, egli lavora con estrema pulizia in mezzo a una materia di per sè tanto infetta; e pagina su pagina finisce per aprirci nuove propettive, pur muovendosi – per vocazione – dall’infinitamente piccolo. Questo romanzo ha conteso sino all’ultimo il premio Formentor a Cosmo di Gombrowicz.
(Ed. Mondadori; Medusa)

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Una virtù vacillante – Yukio Mishima

Incipit Una virtù vacillante

Mi domando se mi sia lecito iniziare bruscamente con un’osservazione irriguardosa , ma devo dire che la signora Setsuko Kurakoshi, benché avesse soltanto ventott’anni, era dotata di un’innata sensualità. Cresciuta in una famiglia dell’alta borghesia in cui vigevano rigide norme di comportamento, era assolutamente aliena da ogni succedaneo della sensualità, quali uno spirito investigatore, la logica, l’ironia nella conversazione, la letteratura, e sarebbe dunque più opportuno affermare che fosse semplicemente destinata a divenire una donna docile, irreprensibile, e a fluttuare in un mare di sensualità. Fortunato l’uomo amato da una simile moglie.

Incipit tratto da:
Titolo: Una virtù vacillante
Autore: Yukio Mishima
Traduzione: Lydia Origlia
Titolo originale traslitterato: Bitoku no yoromeki
Casa editrice: Einaudi

Libri di Yukio Mishima

Copertine di Una virtù vacillante di Yukio Mishima

Quarta di copertina / Trama

Pubblicato a puntate nel 1957, Una virtù vacillante ebbe un successo tale in Giappone che «vacillare» divenne sinonimo di «cedere alla tentazione dell’adulterio». Protagonista del romanzo è la sensuale Setsuko, una giovane signora della borghesia medio-alta di Tokyo, che, intrappolata in un matrimonio di convenienza, si ribella a ogni forma di moralità e si abbandona tra le braccia di un affascinante conoscente.
Mishima analizza la giovane e bella Setsuko con la spietatezza di un entomologo, descrivendo con maestria il conflitto che la tormenta tra istinto ed etica, tra sentimento e razionalità, il misterioso e indomabile anelito a un amore travolgente, totale, eterno fino alla scoperta dell’ineluttabile verità: l’amante è simile al marito e alla gran parte degli uomini, strutturalmente incapaci di corrispondere all’assolutezza dell’amore femminile.
(Ed. Einaudi; ET)

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