Il maschio irlandese in patria e all’estero – Joseph O’Connor

Incipit Il maschio irlandese in patria e all'estero – Joseph O’Connor

Incipit Il maschio irlandese in patria e all’estero

Mercoledì 15 giugno, ore 7,20.
Aeroporto di Dublino. Sono a pezzi. Ho finito di fare le valigie alle tre di notte. Adesso sono qui, in coda per il check-in, così stanco che scambierei allegramente il biglietto aereo, le prenotazioni degli hotel e i tre biglietti categoria A per tutte e tre le partite del primo turno dei Mondiali con una stanza buia, lenzuola pulite e mezz’ora di sonno. La coda è immane. Sono circondato da un gruppo di sei o sette uomini di mezza età che indossano la maglia della nazionale irlandese, calzoni verdi, giacche di cotone verde, scarpe da tennis verdi, enormi sombreri verdi ricoperti di trifogli e arpe, cravattini a stelle e strisce. Hanno in mano bandiere tricolori e striscioni arrotolati. Uno di loro si sta dipingendo di verde, bianco e arancione le guance, strizzando gli occhi e facendo smorfie davanti a uno specchietto, con la sigaretta accesa incollata al labbro. “Non ti sembra un po’troppo?” chiede un tizio. “Al telegiornale continuano a dire che i tizi della dogana non ti fanno passare se hai quella roba in faccia.” Il tizio che si sta dipingendo si volta verso di lui: “Non fare il solito finocchio” dice.

Incipit tratto da:
Titolo: Il maschio irlandese in patria e all’estero
Autore: Joseph O’Connor
Traduzione: Massimo Birattari
Titolo originale: The Secret World of the Irish Male
Casa editrice: Guanda

Libri di Joseph O’Connor

Il maschio irlandese in patria e all'estero - Joseph O’Connor

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Quarta di copertina / Trama

In queste pagine in cui Joseph O’Connor passa dal romanzo al reportage, dall’invenzione narrativa al vissuto, si parla – con amore e ironia – di Irlanda e irlandesi (tifosi di calcio, musicisti punk, tassisti dublinesi, scrittori famosi in tutto il mondo, da James Joyce a Roddy Doyle); di entusiasti turisti europei che vogliono scoprire «le più inafferrabili delle piante sotterranee, le radici irlandesi»; di irlandesi in esilio in Inghilterra e in America; di maschi irlandesi (stranamente simili ai maschi italiani) in crisi di fronte a donne più intelligenti, più creative, più brave di loro a scuola, sul lavoro, a letto e perfino al volante.
Il libro ha un protagonista assoluto, Joseph O’Connor, osservatore, narratore e memorabile personaggio comico che frequenta un corso di corteggiamento a New York, cerca di guadagnare dieci sterline con un deposito a una banca dello sperma a Londra, passa un angoscioso sabato pomeriggio vestito da Babbo Natale davanti a un grande magazzino di Dublino, scaglia invettive contro la sfacciata depravazione di quella cosa continentale chiamata «bidet». Si ride di gusto. Poi, alla fine, si legge la rievocazione di una difficile adolescenza irlandese di periferia, e si capisce che questo volume ci rivela anche qualcosa di fondamentale su uno scrittore fra i più amati della scena letteraria di oggi.
(Ed. Guanda)

I veri credenti – Joseph O’Connor

Incipit I veri credenti – Joseph O’Connor

Incipit I veri credenti

Non lo vedevo da circa tre anni. E ora eccoli lì, a sudare dietro il banco degli hamburgher di Euston Station, una visione in poliestere e luce fluorescente. Cristosanto, allora Marion quella volta aveva proprio ragione. Eddie Virago che vende cheesburger per campare. Farfugliai il suo nome, mentre lui a disagio mi sorrideva da sopra la la cassa. Mioddio, Eddie Virago. Al pub continuò a ripetere che era contento di vedermi. Troppo contento, diceva. Avrei dovuto avvisarlo del mio arrivo a Londra. Era incredibile.

Incipit tratto da:
Titolo: I veri credenti
Autore: Joseph O’Connor
Traduzione: Orsola Casagrande e Miriam Alessandrini
Titolo originale: True Believers
Casa editrice: Einaudi

Libri di Joseph O’Connor

I veri credenti - Joseph OʼConnor

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Incipit True Believers

It was about three years since I’d seen him. And here he was, sweating behind the burger bar in Euston Station, a vision in polyester and fluorescent light. Jesus Christ, so Marion was right that time. Eddie Virago, selling double cheeseburgers for a living. I spluttered his name as he smiled in puzzled recognition over the counter. My God, Eddie Virago. In the pub he kept saying it was great to see me. Really wild, he said. I should have let him know I was coming to London. This was just unreal.

Incipit tratto da:
Title: True Believers
Author: Joseph O’Connor
Publisher: Vintage
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Protagonisti di questi racconti sono giovani irlandesi, rockettari e ribelli, buffoni e fanatici, punk e poeti, gente che tira la vita con i denti nella speranza di un lavoro, un viaggio a Londra, una birra e un’avemaria bestemmiata. Sono i “veri credenti”: la loro particolarità rispetto ai tanti aridi falliti che ci hanno circondato in questi ultimi anni è di avere una dimensione spirituale, un retroterra morboso e devoto al tempo stesso. vanno in cerca di fortuna, ma sanno che la provvidenza batte strade misteriose, che chi cade inginocchiato sotto i colpi della vita è piú vicino all’assoluto di chi superbamente marcia a petto in fuori. Ottant’anni dopo la pubblicazione di Gente di Dublino di Joyce, O’Connor ci dà un ritratto divertito e febbrile della gioventù irlandese, ingabbiata tra la smania di prendere il largo, e una cronica nostalgia per il “piccolo mondo” delle certezze domestiche. Gli eroi di O’Connor finiscono per galleggiare in un esilio perpetuo, sono goffi e a disagio, teneramente incapaci di dare una svolta alla propria esistenza. Lo stile è semplice, diretto: è lo stile di chi sa che sempre accade qualcosa, che in ogni essere umano, in un punk come in una beghina, c’è un martirio e una resurrezione.
(Ed. Einaudi; Stile Libero)

Dolce libertà – Joseph O’Connor

Quasi ogni anno

Incipit Dolce libertà

Quasi ogni anno, quando ero bambino, andavo in vacanza con i miei nel Connemara, una regione dell’Irlanda occidentale di una brulla bellezza che ti rimane dentro. Ogni luglio o agosto mio padre e mia madre imballavano il sottoscritto, le mie sorelle urlanti e il mio fratello frignante, oltre a diversi animaletti di casa frastornati, sul sedile posteriore della macchina; e dalla periferia di Dublino partivamo per quattro lunghe ore di viaggio nel cuore dell’Irlanda incontaminata, fermandoci per strada solo lo stretto necessario per consentire a una o l’altra delle mie sorelle – a volte a tutt’e due – di vomitare in modo spettacolare sul ciglio della strada. L’evento sembrava verificarsi sempre e solo nel piccolo borgo di Kinnegad, contea di Westmeath; una circostanza dalla quale non sono mai riuscito a riprendermi del tutto.

Incipit tratto da:
Titolo: Dolce libertà. Un irlandese in America
Autore: Joseph O’Connor
Traduzione: Massimo Bocchiola
Titolo originale: Sweet Liberty
Casa editrice: Guanda

Libri di Joseph O’Connor

Copertine di Dolce libertà di Joseph O Connor

Incipit Sweet Liberty

When I was a young child my family used to go on holiday most years to Connemara, a stark and hauntingly lovely place in the West of Ireland. Every July or August my father and mother would pack me and my screaming sisters and my wailing brother and various bewildered family pets into the back of the car and we would drive the four long hours from suburban Dublin to the heart of wilderness Ireland, pausing on the way just long enough to allow one or other – or sometimes both – of my sisters to throw up spectacularly on the side of the road, which, invariably, they seemed to do in the small town of Kinnegad, County Westmeath. I’ve never quite got over this last fact.

Incipit tratto da:
Title: Sweet Liberty. Travels in Irish America
Author: Joseph O’Connor
Publisher: Random House
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Questo è il viaggio di un grande narratore irlandese nella terra dell’abbondanza e della libertà, il resoconto scanzonato di un flâneur dublinese innamorato dell’America sin da ragazzino. Innamorato sì, ma con la giusta dose di disincanto, Joseph O’Connor si muove alla ricerca delle origini irlandesi del mito a stelle e strisce. E per farlo traccia il suo itinerario a partire dalle ben nove cittadine americane, di nove Stati diversi, che rispondono al nome di Dublin. È d’obbligo una tappa a Boston, la roccaforte irlandese della East Coast, e un breve soggiorno nell’amata New York, la città dove le occasioni non ti bussano alla porta: te la sfondano. E poi a Memphis, a Las Vegas, a San Francisco; motel scalcinati, concerti blues, grandi bevute sino a notte fonda con amici sempre nuovi, lunghi spostamenti sulle highway.
Ogni esperienza è preziosa per accertare, o per sfatare, il contributo della piccola isola verde alla nascita della grande nazione. Chi avrebbe mai sospettato che ci fossero legami fra William Butler Yeats e il rock anni Cinquanta degli Everly Brothers? E chi avrebbe mai detto che in un angolo sperduto del pianeta – per l’esattezza nell’Indiana – esistesse una Dublin dove non è dato trovare nemmeno l’ombra di un pub?
(Ed. Guanda)

Cronologia opere e bibliografia di Joseph O’Connor