Incipit Il Quartiere
Noi eravamo contenti del nostro Quartiere. Posto al limite del centro della città, il Quartiere si estendeva fino alle prime case della periferia, là dove cominciava la via Aretina, coi suoi orti e la sua strada ferrata, le prime case borghesi, e i villini. Via Pietrapiana era la strada che tagliava diritto il Quartiere, come sezionandolo fra Santa Croce e l’Arno sulla destra, i Giardini e l’Annunziata sulla sinistra. Ma su questo versante era già un luogo signorile, isolato nel silenzio, gravitante verso San Marco e l’Università, disertato dalla gente popolana che lasciava i figlia a scavallare sulle proprie strade dai nomi d’angeli, di santi e di mestieri, nomi antichi di famiglie “grasse”” del Trecento. Via de’ Malcontenti ne era un’arteria e un monito; via dell’Agnolo la suburra, sulla quale immetteva Borgo Allegri ove in età lontana un immagine della Madonna, dipinta da un concittadino immortale, portata in processione, si degnò miracolare in mezzo al popolo, “rallegrandolo”. Panni alle finestre, donne discinte. Ma anche povertà patita con orgoglio, affetti difesi con i denti. Operai, e più propriamente, falegnami, calzolai, maniscalchi, meccanici, mosaicisti. E bettole, botteghe affumicate e lucenti, caffè novecento.
Incipit tratto da:
Titolo: Il Quartiere
Autore: Vasco Pratolini
Casa editrice: Mondadori
Quarta di copertina / Trama
Ambientato in uno dei quartieri più popolari di Firenze negli anni intorno al ’35, il romanzo coglie un gruppo di ragazzi e ragazze nel passaggio dell’adolescenza alla prima giovinezza. I protagonisti nel viluppo d’affetti che li unisce, sono posti tutti sullo stesso piano, senza che l’esperienza di nessuno di essi venga venga mai privilegiata, e in questo senso si potrebbe parlare di romanzo “corale”. Di fatto, nell’opera il memoralismo e il tono lirico e intimistico della prima maniera vengono trascesi in una dimensione narrativa più ampia, con un risultato tra i più alti della carriera artistica di Pratolini. All’apparire del romanzo, Pietro Pancrazi lo salutò come «uno di quei suggestivi libri che si scrivono (chi li scrive) a un solo punto della vita: quando ci si è staccati dalla giovinezza, ma non se ne è perso tutto l’umore». A distanza di anni Il Quartiere si offre ancora ai lettori di oggi in tutta la sua intatta freschezza.
(Ed. Mondadori; Oscar Narrativa n.155)