Operazione Shylock – Philip Roth

Incipit Operazione Shylock – Philip Roth

Incipit Operazione Shylock

Seppi dell’esistenza dell’altro Philip Roth nel gennaio 1988, alcuni giorni dopo Capodanno, quando mio cugino Apter° mi telefonò a New York per informarmi che la radio israeliana aveva riferito che mi trovavo a Gerusalemme per assistere al processo di John Demjanjuk, il presunto Ivan il Terribile di Treblinka. Apter mi disse che il processo Demjanjuk veniva trasmesso ogni giorno integralmente dalla radio e dalla televisione. Secondo la sua padrona di casa, ero apparso fugacemente sul teleschermo il giorno prima, identificato dal commentatore come uno degli spettatori presenti in aula, e poi, proprio quel mattino, aveva udito lui stesso alla radio una notizia che lo confermava. Apter voleva sapere dov’ero, perché dalla mia ultima lettera aveva capito che non sarei arrivato a Gerusalemme prima della fine del mese, per intervistare il romanziere Aharon Appelfeld. Apter disse alla padrona di casa che se io fossi stato a Gerusalemme avrei già preso contatto con lui, e le cose stavano proprio cosí: durante le quattro visite che avevo fatto mentre stavo lavorando alle parti israeliane della Controvita, avevo regolarmente invitato Apter a pranzo un giorno o due dopo il mio arrivo.

Incipit tratto da:
Titolo: Operazione Shylock
Autore: Philip Roth
Traduzione: Vincenzo Mantovani
Titolo originale: Operation Shylock
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Operazione Shylock

Operazione Shylock - Philip Roth

Incipit Operation Shylock

I learned about the other Philip Roth in January 1988, a few days after the New Year, when my cousin Apter° telephoned me in New York to say that Israeli radio had reported that I was in Jerusalem attending the trial of John Demjanjuk, the man alleged to be Ivan the Terrible of Treblinka. Apter told me that the Demjanjuk trial was being broadcast, in its entirety, every day, on radio and TV. According to his landlady, I had momentarily appeared on the TV screen the day before, identified by the commentator as one of the courtroom spectators, and then this very morning he had himself heard the corroborating news item on the radio. Apter was calling to check on my whereabouts because he had understood from my last letter that I wasn’t to be in Jerusalem until the end of the month, when I planned to interview the novelist Aharon Appelfeld. He told his landlady that if I were in Jerusalem I would already have contacted him, which was indeed the case — during the four visits I had made while I was working up the Israel sections of The Counterlife, I’d routinely taken Apter to lunch a day or two after my arrival.

Incipit tratto da:
Title: Operation Shylock
Author: Philip Roth
Publisher: Simon & Schuster
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

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In questo libro perversamente ingegnoso (che potrebbe o meno essere un libro di fiction), Philip Roth incontra un uomo che potrebbe o meno essere Philip Roth. Perché qualcuno con quel nome sta girando per Israele, promuovendo un bizzarro esodo alla rovescia degli ebrei. Roth è deciso a fermarlo, anche se questo significa impersonare il proprio impersonatore. Con una suspense straziante, speculazioni filosofiche sfrenate e un cast di personaggi che include agenti dei servizi segreti israeliani, esuli palestinesi, un criminale di guerra sotto accusa e la seducente fondatrice di un’organizzazione chiamata Antisemiti Anonimi, Operazione Shylock si mantiene sempre in bilico sul crinale tra realtà e finzione, serietà e comicità raffinata, storia e incubo.
(Ed. Einaudi)

Lasciar andare – Philip Roth

Incipit Lasciar andare – Philip Roth

Incipit Lasciar andare

Caro Gabe,
le medicine mi aiutano a serrare le dita intorno alla penna. A volte l’intera malattia sembra concentrarsi nelle mani. Ho voluto scrivere ma senza dettare a tuo padre. Non voglio poi trovarmi a sussurrargli messaggi dell’ultimo minuto dal capezzale. Fra il panico e il respiro affannoso avrò troppa influenza. Adesso tuo padre continua a chinarsi sul mio letto. Dopo ogni paziente corre qui e mi dice che tempo fa fuori. Mai una volta che ammetta l’ingiustizia che gli ho fatto a essere sua moglie. Mi prende la mano cinquanta volte al giorno. Nulla di tutto ciò cambia quanto è accaduto: l’ingiustizia è fatta. L’infelicità che c’è stata nella nostra famiglia viene tutta da me. Ti prego di non darne la colpa a tuo padre per quanto negli anni ti abbia spinto a farlo. Fin da quand’ero bambina ho sempre voluto essere Molto Perbene con le Persone. Altre bambine volevano diventare infermiere o pianiste. Erano meno ipocrite. Io sono stata astuta, ho scelto subito una virtú e me la sono tenuta stretta. Ho sempre fatto le cose per il bene di qualcun altro. Per il resto della vita ho potuto rigirarmi le persone avendo la coscienza pulita. Adesso l’unica cosa che voglio dire è che non voglio dire niente. Voglio rinunciare al privilegio che di solito si concede ai moribondi. Se scrivo è solo per dire che non ho disposizioni.

Incipit tratto da:
Titolo: Lasciar andare
Autore: Philip Roth
Traduzione: Norman Gobetti
Titolo originale: Letting go
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Lasciar andare

Lasciar andare - Philip Roth

Incipit Letting Go

Dear Gabe,
The drugs help me bend my fingers around a pen. Sometimes the whole sickness feels located in my hands. I have wanted to write but not by dictating to your father. Later I don’t want to whisper last-minute messages to him at the bedside. With all the panic and breathlessness I’ll have too much influence. Now your father keeps leaning across my bed. He runs in after every patient and tells me what the weather is outside. He never once admits that The done him an injustice being his wife. He holds my hand fifty times a day. None of this changes what has happened—the injustice is done. Whatever unhappiness has been in our family springs from me. Please don’t blame it on your father however I may have encouraged you over the years. Since I was a little girl I always wanted to be Very Decent to People. Other little girls wanted to be nurses and pianists. They were less dissembling. I was clever, I picked a virtue early and hung on to it. I was always doing things for another’s good. The rest of my life I could push and pull at people with a dear conscience. All I want to say now is that I don’t want to say anything. I want to give up the prerogative allowed normal dying people. Why I’m writing is to say that I have no instructions.

Incipit tratto da:
Title: Letting Go
Author: Philip Roth
Publisher: Random House
Language: English

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«In quel periodo ero sottotenente d’artiglieria, di stanza in un angolo desertico e sperduto dell’Oklahoma, e il mio unico legame col mondo dei sentimenti non era il mondo stesso, ma Henry James, che da qualche tempo avevo cominciato a leggere». Congedato poco tempo prima dall’esercito, ancora scosso dalla recente morte della madre, libero dai vecchi legami e ansioso di crearsene nuovi, Gabe Wallach entra nell’orbita di Paul Herz, un compagno di studi, e di Libby, la malinconica moglie di Paul. Il desiderio di Gabe di mettere in relazione l’ordinato «mondo dei sentimenti» che ha conosciuto nei libri con il mondo reale si scontra prima con gli sforzi degli Herz di fare i conti con le difficoltà della vita adulta e poi con le sue stesse relazioni sentimentali. La volontà di Gabe di essere una persona seria, responsabile e generosa verso il prossimo viene messa alla prova dal rapporto con Martha Reganhart, una donna divorziata, madre di due bambini, vivace, senza peli sulla lingua. La complessa relazione di Gabe e Martha, e la spinta di Gabe a risolvere i problemi degli altri sono al centro di questo primo, ambizioso romanzo, di Philip Roth: ambientato negli anni Cinquanta, tra Chicago, New York e Iowa City, è il ritratto di un’America definita da vincoli sociali ed etici profondamente diversi da quelli di oggi. Pubblicato nel 1962, subito dopo la raccolta Goodbye Columbus, quando l’autore aveva 29 anni, Lasciar andare è presentato in una nuova traduzione ad opera di Norman Gobetti.
(Ed. Eianudi)

Il grande romanzo americano – Philip Roth

Incipit Il grande romanzo americano – Philip Roth

Incipit Il grande romanzo americano

Chiamatemi Smitty. Era così che mi chiamavano tutti: i giocatori di baseball, i banchieri, i cowboy da rodeo, i baritoni, i baristi, i bastardi, gli autori di best seller (tranne Hem, che mi soprannominò Frederico), i ciclisti, gli amanti della caccia grossa (sempre con l’eccezione di Hem), i campioni di biliardo, i vescovi, quelli sulla lista nera (me compreso), i borsaneristi, i biondi, gli strozzini, i nobili, gli allibratori, i bolscevichi (alcuni dei miei migliori amici, signor presidente: e con questo?), i bombaroli, i lustrascarpe, i leccapiedi, i boss, i boxeur, i bramini, gli ufficiali, gli inglesi (Sir Smitty, a partire dal ’36), le ragazze, i conduttori della radio e della televisione, i domatori di cavalli, le bionde e le brune, i ragazzi neri delle Barbados (Badrón Smitty), i monaci buddisti della Birmania, un certo Bulkington, i toreri, gli sbruffoni, i comici e le stelle del burlesque, i boscimani, i barboni e i maggiordomi. È questa è soltanto la lettera B, tifosi, solo una delle Ventisei Grandi!

Incipit tratto da:
Titolo: Il grande romanzo americano
Autore: Philip Roth
Traduzione: Vincenzo Mantovani
Titolo originale: The great american novel
Casa editrice: Einauidi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il grande romanzo americano
Il grande romanzo americano - Philip Roth

Incipit The Great American Novel

Call me Smitty . That’s what everybody else called me – the ballplayers, the bankers, the bareback riders, the baritones, the bartenders, the bastards, the best-selling writers (excepting Hem, who dubbed me Frederico), the bicyclists, the big game hunters (Hem the exception again), the billiards champs, the bishops, the blacklisted (myself included), the black marketeers, the blonds, the bloodsuckers, the bluebloods, the bookies, the Bolsheviks (some of my best friends, Mr. Chairman – what of it!), the bombardiers, the bootblacks, the bootlicks, the bosses, the boxers, the Brahmins, the brass hats, the British (Sir Smitty as of ’36), the broads, the broadcasters, the bronco-busters, the brunettes, the black bucks down in Barbados (Meestah Smitty), the Buddhist monks in Burma, one Bulkington, the bullfighters, the bullthrowers, the burlesque comics and the burlesque stars, the bushmen, the bums, and the butlers. And that’s only the letter B, fans, only one of the Big Twenty-Six!

Incipit tratto da:
Title: The Great American Novel
Author: Philip Roth
Publisher: Random House
Language: English

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C’è un colossale crimine contro la verità che è stato perpetrato dalle autorità costituite americane a partire dal 1946, ci svela Word Smith, il «mitico» giornalista sportivo narratore di questo libro: «parlo di ciò che nessuno in questo paese ha piú nemmeno il coraggio di menzionare. Parlo di un capitolo del nostro passato che è stato cancellato dai libri di testo senza un oh di protesta, tranne che da parte mia. Parlo di una riscrittura della nostra storia non meno odiosa di quelle ordinate da un tirannico dittatore straniero. E non di una storia risalente a mille anni fa, ma di qualcosa che ha visto arrivare la sua fine una ventina di anni fa. Sí, parlo della distruzione della Patriot League. Che non ha semplicemente chiuso bottega, ma è stata deliberatamente cancellata dalla memoria nazionale». E questo è solo l’inizio… Uno dei romanzi piú divertenti di Philip Roth – pubblicato nel 1973 e da tempo introvabile – torna in libreria in una nuova traduzione.
(Ed. Einaudi; Supercoralli)