La vedova -José Saramago

Incipit La vedova - José Saramago

Incipit La vedova

Un nauseabondo odore di medicinali addensava l’atmosfera della camera. Si respirava a fatica. L’aria, troppo riscaldata, a stento penetrava nei polmoni del malato, del quale s’intravvedevano i contorni del corpo sotto le coperte scomposte, da cui si diffondeva un odore di febbre che intontiva. Dalla stanza accanto, smorzato dallo spessore della porta chiusa, proveniva un sordo brusio di voci. Il malato oscillava lentamente il capo sul guanciale macchiato di sudore, in un gesto di fatica e di sofferenza. Le voci si allontanarono a poco a poco. Giù da basso, una porta sbatté e scalpitarono le zampe di un cavallo. Il rumore del trotto dell’animale sul pietrisco aumentò all’improvviso sotto la finestra della camera per cessare poco dopo, come se gli zoccoli calpestassero fango. Un cane abbaiò.
Dietro la porta si udirono dei passi cauti e misurati. Il chiavistello della serratura stridette leggermente, la porta si aprì e lasciò passare una donna che si avvicinò al letto. Il malato, risvegliato dalla sua inquieta sonnolenza, domandò sussultando:
“Chi c’è?” e poi, rendendosi conto: “Ah, sei tu! Dov’è la signora?”.
“La signora è andata ad accompagnare il dottore alla porta. Non tarderà…”
Le rispose un sospiro. Il malato guardò con tristezza le lunghe mani, scarne e gialle come quelle di una vecchia.
“Allora è vero che sto molto male, Benedita? E che, a quanto pare, stavolta non ne vengo fuori?”
“Per carità, signor Ribeiro! Perché parlate di morire? Non è questo che dice il dottore.”

Incipit tratto da:
Titolo: La vedova
Autore: José Saramago
Traduzione: Rita Desti
Titolo originale: Terra do pecado
Casa editrice: Feltrinelli
In copertina: © Manuel Estrada/Estrada Design.

Libri di José Saramago

La vedova -José Saramago

Quarta di copertina / Trama

In seguito alla morte del marito, Maria Leonor, madre di due figli, è sopraffatta dalla difficile gestione della fattoria di famiglia in Alentejo e dallo stretto controllo del suo ambiente. Dopo mesi di profonda depressione decide di affrontare i suoi doveri di proprietaria terriera, ma il suo cuore continua a essere tormentato da un desiderio inestinguibile.
Tra riflessioni sull’essenza dell’amore, sullo scorrere del tempo e sulle stupefacenti mutazioni della natura, la giovane vedova trascorre le notti insonne, spiando gli amori delle cameriere e soffrendo di solitudine fino a quando due uomini molto diversi irrompono nella sua vita e il suo destino inaspettatamente sembra prendere una nuova piega.
Uscito nel 1947, La vedova è il primo romanzo di Saramago, pubblicato in Portogallo con il titolo Terra del peccato. Oggi, in occasione del centenario della sua nascita, quest’opera, scritta ad appena ventiquattro anni, viene pubblicata per la prima volta in italiano con il titolo originale. Ne La vedova ritroviamo il suo peculiare modo di guardare il mondo, la sua straordinaria forza narrativa e un personaggio femminile indimenticabile: c’è già tutto il grande scrittore che conosciamo.
La follia, il peccato e l’ossessione della giovane vedova Maria Leonor, dilaniata tra passioni indomabili e obblighi sociali.
(Feltrinelli Editore)

Incipit La vedova - José Saramago

Cronologia opere e bibliografia di José Saramago

L’anno della morte di Ricardo Reis – José Saramago

Incipit L'anno della morte di Ricardo Reis – José Saramago

Incipit L’anno della morte di Ricardo Reis

Qui il mare finisce e la terra comincia. Piove sulla città pallida, le acque del fiume scorrono limacciose di fango, la piena raggiunge gli argini. Una nave scura risale il flusso tetro, è la Highland Brigade che va ad attraccare al molo di Alcantara. Il vapore è inglese, del Corriere Regio, lo usano per attraversare l’Atlantico, fra ondra e Buenos Aires, come una spola sulle vie del mare, di qua, di là, facendo scalo sempre negli stessi porti, La Plata, Montevideo, Santos, Rio de Janeiro, Pernambuco, Las Palmas, in quest’ordine o nell’inverso, e se non naufragherà nel viaggio, ancora toccherà Vigo e Boulogne-sur-Mer, infine entrerà nel Tamigi come ora sta per entrare nel Tago, e non ci si chieda quale dei due fiumi sia il maggiore, quale il villaggio.

Incipit tratto da:
Titolo: L'anno della morte di Ricardo Reis
Autore: José Saramago
Traduzione: Rita Desti
Titolo originale: O Ano da Morte de Ricardo Reis
Casa editrice: Feltrinelli

Libri di José Saramago

L'anno della morte di Ricardo Reis – José Saramago

Quarta di copertina / Trama

“Qui il mare finisce e la terra comincia”, “Qui dove il mare è finito e la terra attende”. Fra questo incipit e explicit mutati da Camoes, ma stravolti da José Saramago-Ricardo Reis che ama spigolare i sacri testi per trarre il segmento atto a sollecitare e insieme irridere il gusto liceale delle citazione semidotta, si snoda un singolare romanzo “neoclassico”, così come era un romanzo “barocco” il Memoriale del convento che ha dato fama italiana al narratore portoghese. Neoclassico non tanto per il discorso che è sempre il metadiscorso di un Seramago che si ascolta straniato e subito si auto commenta divertito mentre intesse di frasi fatte, di citazioni a ogni livello, dal proverbio allo slogan, dal verso dei classici al refrain della canzonetta, la sua prosa allusivo e arrovellata. ma neoclassico soprattutto per il carattere del protagonista, quel Ricardo Reis che nel coro degli eteronimi di Fernando Pessoa (Alberto Caeiro, il poeta bucolico, Alvaro de Campos il modernista, Bernardo Soares, il semi-eteronimo, e Fernando Pessoa “lui stesso”, per citare solo i più celebri), si poneva come il vate oraziano, distillatore di odi metrificate in lode di muse celate da nomi, classici anch’essi, di Lidia, Cloe, Neera. Anche la musa del Reis di Saramago di chiama Lidia, ma questo nome, applicato a una cameriera d’albergo, è all’inizio solo motivo di divertito stupore da parte del medico-poeta.
Tutto quanto fino a oggi sapevamo di Ricardo Reis era infatti solo la scheda che, estraendola dal fondo memoriale e mistificatore del proprio io diviso, c’è ne aveva dato lo stesso Fernando Pessoa: “Io vedo davanti a me, nello spazio incolore più reale del sogno, i volti, i gesti, di Caeiro, Ricardo Reis e Alvaro de Campos. Ne ho costruito l’età e le vite. Ricardo Reis è nato nel 1887 (non mi ricordo il giorno e il mese, ma me li sono segnati da qualche parte), a Porto, è medico e attualmente vive in Brasile… Caeiro era di statura media… Ricardo Reis è un poco, ma solo un poco, più basso, più robusto, più secco… Faccia rasa tutti, Caerio biondo scolorito, occhi azzurri; Reis di un vago bruno pallido; Campos tra il bianco e il e il bruno, tipo vagamente di ebreo portoghese… Ricardo Reis, educato in collegio di gesuiti, vive in Brasile dal 1919, espatriato volontariamente perché monarchico. È un latinista per educazione altrui e un semiellenista per educazione propria… Come scrivo in nome di questi tre? Caeiro per pura e insperata ispirazione… Ricardo Reis, dopo una deliberazione astratta, che d’improvviso si concretizza in un’ode… Reis scrive meglio di me, ma con un purismo che considero esagerato. Il difficile per me è scrivere la prosa di Reis, ancora inediita, o di Campos. La simulazione è più facile, anche perché più spontanea, in verso …”
Saramago ha messo in atto questa potenza di personaggio, togliendolo dalla sua immobilità atemporale, caricandolo, per introdurlo uomo di carne e sentimenti, in quella trama della storia sua contemporanea che lo stesso Fernando Pessoa aveva sempre solo osservato dal suo podio ironico e metafisico spettatore del mondo. Anche Ricardo Reis è uno spettatore o meglio, quando non lo sostituisce con un improvviso arretramento della cinepresa il “noi” della nostra contemporaneità, funziona come punto di vista della storia narrata. La vocazione di Saramago è il romanzo storico, il grande affresco societario materiato di tutte le tessere e di tutti i colores che definiscono un’epoca e la definiscono a ogni livello, di Storia e di storia, personaggi, accadimenti, gergo, immagini pubblicitarie, infatuazione collettive. In questo senso il vero protagonista del libro, come suggerisce il titolo, non è il Reis pessoano, ma quel 1936 in cui le camicie verdi del Portogallo salazariste si allineano con le camicie nere, brune, azzurre, di fascisti, nazisti e falangisti mentre giornali e radio parlano di Anchluss e di blitz etiopico, ma soprattutto di una guerra di Spagna osservata dall’altro lato dei Pirenei con connivenza e apprensione.
Un romanzo a chiave in cui anche il lettore “di fuori” si sentirà immediatamente coinvolto. E, nel cinquantenario della morte di Ferdinando Pessoa, un nuovo cattivante messaggio da un Portogallo che faticosamente ritrova la via dell’Europa.
(Ed. Feltrinelli; I Narratori)

Incipit L'anno della morte di Ricardo Reis – José Saramago

Indice cronologico opere e bibliografia di José Saramago

Il vangelo secondo Gesù – José Saramago

Incipit Il vangelo secondo Gesù – José Saramago

Incipit Il vangelo secondo Gesù

Si vede il sole in uno degli angoli superiori del rettangolo, quello alla sinistra di chi guarda, e l’astro re è raffigurato con la testa di un uomo da cui sprizzano raggi di luce pungente e sinuose lingue di fuoco, come una rosa dei venti indecisa in quali direzioni puntare, e quel viso ha un’espressione piangente, contratta da un dolore inconfortabile, e dalla bocca aperta emette un urlo che non potremo udire, giacché nessuna di queste cose è reale, quanto abbiamo davanti è solo carta e colore, nient’altro. Sotto il sole vediamo un uomo nudo, legato a un tronco d’albero, i fianchi cinti da un drappo, a coprirgli le parti che chiamiamo intime o vergognose, e i piedi li ha posati su quanto resta di un ramo tagliato, ma per maggior saldezza, perché non scivolino da quel sostegno naturale, sono fissati da due chiodi, profondamente conficcati. Dall’espressione del viso, d’ispirata sofferenza, e dalla direzione dello sguardo, levato in alto, deve essere il Buon Ladrone. I capelli, a riccioli, sono un altro indizio che non tradisce, infatti è noto che angeli e arcangeli li usano così, e il criminale pentito, a quanto pare, è già sulla buona strada per ascendere al mondo delle celesti creature. Non sarà possibile appurare se questo tronco sia ancora un albero, solo adattato, per selettiva mutilazione, a strumento di supplizio, ma che continua a nutrirsi dalla terra con le radici, visto che la parte inferiore è completamente coperta da un uomo con la barba lunga, vestito con ricchi abiti, sontuosi e ampi, il quale, benché abbia il viso sollevato, non guarda certo il cielo. Questa solenne postura e questo sembiante triste possono appartenere solo a Giuseppe d’Arimatea, ché Simone di Cirene, senza dubbio un’altra ipotesi plausibile, dopo il lavoro cui lo avevano costretto, aiutare il condannato nel trasporto del patibolo, secondo i protocolli di tali esecuzioni, se n’era tornato alla sua vita, alquanto più preoccupato per le conseguenze del ritardo su un affare che aveva rinviato che non per le mortali pene di quello sventurato che stavano per crocifiggere. Orbene, questo Giuseppe d’Arimatea è quel caritatevole e benestante uomo che offrì il servizio del proprio tumulo perché vi fosse deposto il corpo principale, ma non gli servirà granché la sua generosità al momento delle santificazioni, e neppure delle beatificazioni, giacché ad avvolgergli la testa non possiede altro che il turbante con cui esce di casa tutti i giorni, al contrario di questa donna che vediamo in primo piano, con i capelli sciolti sulle spalle, curva e china, ma toccata dalla suprema gloria di un’aureola nel suo caso frastagliata come un ricamo domestico. La donna inginocchiata si chiamerà di certo Maria, perché sappiamo già che tutte quelle radunate qui portano questo nome, ma solo una, essendo in più Maddalena, si distingue onomasticamente dalle altre, ebbene, qualunque osservatore, purché abbastanza addentro ai fatti elementari della vita, giurerebbe di primo acchito che la suddetta Maddalena è proprio questa, giacché soltanto una come lei, con un passato dissoluto, avrebbe osato presentarsi, nel tragico momento, con una scollatura così profonda e con un bustino tanto ridotto da farle risaltare e sporgere le rotondità dei seni, ragion per cui, inevitabilmente, attira e fissa su di sé lo sguardo avido degli uomini che passano, pregiudicando seriamente le anime, trascinate così alla perdizione dal turpe corpo. E’ tuttavia di compunta tristezza l’espressione del suo viso, e l’abbandono del corpo non esprime altro che il dolore di un’anima, sì, magari nascosta da carni tentatrici, ma che dobbiamo pur tenere in conto, stiamo parlando dell’anima, è chiaro, questa donna potrebbe essere addirittura completamente nuda, se avessero scelto di raffigurarla in tale stato, eppure dovremmo dimostrarle comunque rispetto e considerazione.

Incipit tratto da:
Titolo: Il vangelo secondo Gesù
Autore: José Saramago
Traduzione: Rita Desti
Titolo originale: O Evangelho segundo Jesus Cristo
Casa editrice: Bompiani

Libri di José Saramago

Il vangelo secondo Gesù - José Saramago

Quarta di copertina / Trama

José Saramago, scrittore che nelle sue opere ha raccontato di re e assedi, di rivoluzioni e conquiste, di conventi e latifondi “affronta” in questo libro le pagine del Nuovo Testamento dove si narra la vita di Cristo, da Betlemme al Golgota. Sullo sfondo di una Palestina sconvolta da occupazioni sanguinose, adattando personaggi e resoconti di testi sacri e apocrifi, con la suprema prosa che ha contraddistinto i momenti più alti del suo percorso letterario, nel Vangelo secondo Gesù Saramago mette in scena il dramma di un uomo che negli enigmi della fede insegue una salvezza irraggiungibile e propone una rappresentazione del divino fulgido e sconcertante: ne risulta un romanzo dove il reale si compenetra all’immaginario, il vero al falso, l’antico al nuovo.
(Ed. Bompiani; I Grandi Tascabili)

Incipit Il vangelo secondo Gesù – José Saramago

Indice cronologico opere e bibliografia di José Saramago

Il Vangelo secondo Gesù Cristo - Audiolibro - Saramago