Oggetto quasi – José Saramago

Incipit Oggetto quasi – José Saramago

Incipit Oggetto quasi

La sedia cominciò a cadere, ad andare giù, a cascare, ma non a rigor di termine, a crollare o, come si dice in portoghese, a desabar. In senso stretto, desabar significa “abbassare le falde”. Ebbene, di una sedia non si dirà certo che abbia le falde, e se le avesse, per esempio dei sostegni laterali per le braccia, si direbbe che stanno cadendo i braccioli della sedia e non che si abbassano le falde. Ma è pur vero che desabar si usa per desabar bátegas, come a dire “piovere a rovesci”, dico io, anzi, mi viene in mente ora, perché non mi accade di cadere nelle mie stesse trappole: quindi, se “piove a catinelle”, che è solo un altro modo di dire la stessa cosa, non potrebbero alla fin fine anche le sedie abbassare le falde, pur non avendole? Almeno per libertà poetica? Almeno per singolare artificio di un modo di parlare che si proclama stile? Si accetti allora che le sedie crollino, anche se sarebbe preferibile che si limitassero a cadere, a cascare, ad andar giù. E crolli pure, allora, colui che si è seduto sulla sedia, o che non è più seduto, ma sta cadendo, come in questo caso, e lo stile si avvantaggerà della varietà delle parole, le quali in fin dei conti non dicono mai la stessa cosa, per quanto lo si voglia.
(Sedia)

Incipit tratto da:
Titolo: Oggetto quasi
Autore: José Saramago
Traduzione: Rita Desti
Titolo originale: Objecto Quase
Casa editrice: Einaudi

Bibliografia José Saramago

Oggetto quasi - José Saramago

Quarta copertina \ Trama

Nell’immaginario di José Saramago gli oggetti si distraggono dalle loro funzioni di oggetti per assumere un’indipendenza pericolosa, come può esserlo la fantasia. Così capita che una penisola possa recidere il proprio legame con il continente per diventare una «zattera di pietra» oppure che una piccola preposizione si inserisca autonomamente in un testo e cambi il corso della storia a partire dall’ «assedio di Lisbona».
Nei racconti di questo libro – raccolti nel 1978 – l’epidemia di indipendenza si diffonde. In Sedia la protagonista principale è appunto la sedia occupata da una vittima senza nome che cade al rallentatore (ma non è difficile riconoscere il dittatore portoghese António Oliveira Salazar, poco eroicamente morto per una caduta dalla sedia su cui riposava). In Embargo il protagonista non è tanto l’impiegato che sta andando a lavorare in auto, ma l’auto stessa, sorta di macchina infernale che si ribella all’embargo sul petrolio voluto dagli arabi e porta alla morte, incollato al sedile, il padrone-conducente. In Riflusso la cronaca della costruzione di un gigantesco cimitero serve per esorcizzare la paura di morire di un despota. E un oggetto, un oggetto quasi, è in fondo anche il Centauro dell’omonimo racconto, un’anima a cui due corpi e due esperienze della sensibilità non possono dare pace se non nell’istante finale.
Nei racconti di Saramago l’elemento fantastico ci restituisce un mondo forse meno funzionale ma senz’altro più corrispondente al vero. Lo si può attraversare come un nuovo territorio.
(Ed. Einaudi; Prima edizione)

Incipit Oggetto quasi – José Saramago

Cronologia opere José Saramago

Da questo romanzo il film Embargo per la regia di António Ferreira (2010)

Saggio sulla lucidità – José Saramago

Incipit Saggio sulla lucidità – José Saramago

Incipit Saggio sulla lucidità

Tempo pessimo per votare, si lagnò il presidente di seggio della sezione elettorale quattordici dopo aver chiuso violentemente il parapioggia inzuppato ed essersi tolto un impermeabile che a ben poco gli era servito nell’affannato trotto di quaranta metri da dove aveva lasciato l’auto fino alla porta da cui, col cuore in gola, era appena entrato. Spero di non essere l’ultimo, disse al segretario che lo aspettava qualche passo indietro, al riparo dalle raffiche che, sospinte dal vento, allagavano il pavimento. Manca ancora il suo supplente, ma siamo in orario, tranquillizzò il segretario, Se continua a piovere cosi sarà una vera impresa se arriveremo tutti, disse il presidente mentre si trasferivano nella sala dove si sarebbe svolta la votazione. Salutò per primi i colleghi di seggio che avrebbero fatto gli scrutatori, poi i rappresentanti di lista e i loro rispettivi supplenti. Usò l’attenzione di adottare per tutti le stesse parole, non lasciando trasparire nel viso né nel tono della voce alcun indizio che consentisse di cogliere le sue personali tendenze politiche e ideologiche. Un presidente, sia pure di una sezione elettorale tanto normale come questa, dovrà regolarsi in tutte le situazioni secondo il piú rigoroso senso di indipendenza, o, in altre parole, mantenere le apparenze.

Incipit tratto da:
Titolo: Saggio sulla lucidità
Autore: José Saramago
Traduzione: Rita Desti
Titolo originale: Ensaio sobre a Lucidez
Casa editrice: Einaudi

Libri di José Saramago

Saggio sulla lucidità – José Saramago

Quarta Copertina/ Trama

In occasione di ripetute tornate elettorali, in un Paese non meglio identificato, si verifica lo strano caso che la popolazione della capitale voti massicciamente scheda bianca. Ciò mette in allarme il governo che sospetta l’esistenza di un complotto – prodotto di una congiura anarchica o di sconosciuti gruppi estremisti – per il sovvertimento dell’ordine pubblico e la destabilizzazione. Il governo decreta, inizialmente, lo stato di assedio della città e, successivamente, non riuscendo a piegare la resistenza civile della popolazione, la abbandona e trasferisce la capitale altrove. La previsione del governo che la città cada in preda al caos, tuttavia, non si verifica, grazie al senso di responsabilità dei cittadini, e malgrado le azioni predisposte dalle stesse forze governative proprio perché ciò accada, come lo scoppio di una bomba in una stazione della metropolitana che causa numerosi morti. Si ventila infine l’ipotesi che debba esservi un nesso fra la «rivolta delle schede bianche» e l’epidemia di cecità dilagata per un certo tempo, quattro anni addietro, proprio nella capitale. Uno degli agenti segreti sguinzagliati per a città indaga sulla donna che all’epoca non diventò cieca, indicato come l’autrice di un delitto, e su suo marito, il medico oculista. Entra in contatto con lei, e prende coscienza delle vere intenzioni del governo. E a quel punto farà di tutto perché l’antica protagonista di Cecità non diventi il capro espiatorio della situazione politica in cui si trova il paese…
(Ed. Einaudi ; Prima Edizione)

Incipit Saggio sulla lucidità – José Saramago

Cronologia opere e bibliografia di José Saramago

Tutti i nomi – José Saramago

Incipit Tutti i nomi – José Saramago

Incipit Tutti i nomi

Sopra la cornice della porta c’è una placca metallica lunga e stretta, rivestita di smalto. Su sfondo bianco, le lettere nere annunciano Conservatoria Generale dell’Anagrafe. Lo smalto è crepato e sbrecciato in alcuni punti. La porta è antica, l’ultimo strato di vernice marrone si sta scrostando, le venature del legno, visibili, ricordano una pelle striata. Ci sono cinque finestre sulla facciata. Appena si varca la soglia, si sente l’odore della carta vecchia. Certo è che non passa giorno senza che in Conservatoria entrino incartamenti nuovi, degli individui di sesso maschile e di sesso femminile che fuori continuano a nascere, ma l’odore non cambia mai, in primo luogo perché il destino di ogni foglio nuovo, subito dopo l’uscita dalla fabbrica, è quello di cominciare a invecchiare, in secondo luogo perché, di solito più spesso sui fogli vecchi, ma tante volte su quelli nuovi, non passa giorno che non si scrivano cause di decessi e relativi luoghi e date, ciascuno apportando i propri particolari odori, non sempre offensivi per le mucose olfattive, come dimostrano certi effluvi aromatici che di tanto in tanto, impercettibilmente, attraversano l’atmosfera della Conservatoria Generale e che i nasi più fini identificano come un profumo composto metà di rosa e metà di crisantemo.

Incipit tratto da:
Titolo: Tutti i nomi
Autore: José Saramago
Traduzione: Rita Desti
Titolo originale: Todos os Nomes
Casa editrice: Einaudi

Libri di José Saramago

Tutti i nomi – José Saramago

Quarta copertina / Trama

Il Signor José — l’unico personaggio cui Saramago dà un nome proprio in questo suo romanzo di «nomi» — è scritturale ausiliario presso la Conservatoria Generale dell’Anagrafe di una non ben identificata città: piranesiana struttura ove si ammassano gli incartamenti relativi a chi nasce accanto a quelli di coloro che non sono più in vita. E qui il nostro eroe, modesto impiegato tutto dedito al lavoro e al rispetto delle gerarchie, ha come unica distrazione il collezionismo di notizie, ritagli di giornale, fotografie, o quant’altro, di persone famose. Ma un giorno, tanto casualmente quanto inspiegabilmente, viene attratto dai dati relativi a una sconosciuta. Ed è una sorta di colpo di fulmine. Messe da parte le altre ricerche, tutta la sua attenzione viene ossessivamente come risucchiata da questa donna senza volto; dapprima insegue, senza darsene una ragione, «nel labirinto confuso della sua testa senza metafisica la traccia dei motivi che l’avevano portato a copiare il modulo della donna sconosciuta», ma poi si arrende, e inizia la caccia. Come una sorta di dottor Jekyll e mister Hyde il mite scritturale si trasforma, fuori dall’orario di ufficio, in contraffattore di documenti, in ladro di pagelle: mente, falsifica, ruba… E passa notti insonni cercando informazioni durante le sue illegali incursioni tra gli immensi, polverosi, bui e terrorizzanti schedari dei vivi e dei morti della Conservatoria, in una terribile ricerca lungo quell’impercettibile confine che separa la vita dalla morte.
Dopo il grandioso affresco apocalittico di un mondo sprofondato nella più totale Cecità, Saramago propone un’altra apocalisse, ma questa volta ridotta all’essenziale: qui, infatti, il reale perde apparentemente i suoi confini, mentre la psiche e suoi meccanismi acquistano dimensioni di realtà, sia pure soltanto nella mente del Signor José.
(Ed. Einaudi)

Incipit Tutti i nomi – José Saramago

Cronologia opere e bibliografia di José Saramago