Anime perdute – Isaac Bashevis Singer

Era successo più di una volta che una persona che ritenevo morta nei campi hitleriani ricomparisse di punto in bianco viva e vegeta.

Incipit Anime perdute

Era successo più di una volta che una persona che ritenevo morta nei campi hitleriani ricomparisse di punto in bianco viva e vegeta. Di norma cercavo di dissimulare la mia sorpresa. Perché mettere in scena un dramma o un melodramma, o farle capire che mi ero rassegnato alla sua morte? Ma quel giorno di primavera del ‘52, quando la porta del mio ufficio presso il giornale yiddish di New York si aprì, facendo entrare Max Aberdam, devo avere mostrato scopertamente tutta la mia sorpresa ed essere impallidito, perché lui ruggì: «Non avere paura, non sono venuto dal Grande Aldilà per strangolarti!»

Incipit tratto da:
Titolo: Anime perdute
Autore: Isaac Bashevis Singer
Traduzione: Mario Biondi
Titolo originale: Meshugah
Casa editrice: TEADUE

Libri di Isaac Bashevis Singer

Copertine di Anime perdute di Isaac Bashevis Singer

Quarta di copertina / Trama

Da consumato e disilluso giornalista, Aaron Greidinger si culla nella torpida quiete di chi ha ormai visto e sentito tutto, convinto che l’esistenza non possa più regalargli sorprese. Almeno fino a quando non piomba nel suo ufficio newyorkese un «fantasma»: Max Aberdam, un vecchio amico che Aaron aveva sempre creduto scomparso nell’abisso dell’Olocausto. Pur essendo quasi settantenne, Max non accetta di rinunciare alla vita e attinge a piene mani alla fonte della passione, che per lui ha le forme conturbanti della giovane amante Miriam. Ma non solo: in uno strano e inquietante gioco di seduzione, Max arriva a spingere Aaron nelle braccia della donna. Teatrale e imprevedibile, Miriam, però, è una Cleopatra di lingua yiddish, che cela un passato oscuro e inquietante, un passato che Aaron svelerà a poco a poco, e con sgomento.
Magicamente in bilico tra farsa e dramma, Anime perdute (apparso postumo nel 1994) pulsa d’insanabile pessimismo e d’inesauribile vitalità e si affianca a pieno titolo ai migliori romanzi «newyorkesi» di Singer, maestro come sempre nell’evocare con pochi tratti schegge di un mondo in cui tutti finiamo in qualche modo per riconoscerci.
(Ed. TEADUE)

Indice cronologico opere e bibliografia di Isaac B. Singer

Alla corte di mio padre – Isaac Beshevis Singer

In questo mondo ci sono certi strani tipi, i cui pensieri sono ancora più strani di loro.

Incipit Alla corte di mio padre

In questo mondo ci sono certi strani tipi, i cui pensieri sono ancora più strani di loro. Nella nostra casa di Varsavia, via Krochmalna 10, viveva una coppia anziana, che aveva l’anticamera in comune con noi. Erano persone semplici: lui faceva l’artigiano, o forse il venditore ambulante, e i loro figli erano tutti sposati. Eppure i vicini dicevano che, nonostante l’età avanzata, quei due erano sempre innamorati. Ogni sabato pomeriggio, dopo il cholent, lo stufato del sabato, andavano a fare una passeggiata tenendosi a braccetto. Dal droghiere, dal macellaio, dovunque andasse a far compere, la donna parlava soltanto di lui: «Gli piacciono i fagioli; lui vuole un bel pezzo di manzo; gli piace il vitello…» Ci sono donne fatte così, che non smettono mai di parlare del marito. Egli, a sua volta, non perdeva un’occasione per dire: «Mia moglie». Mia madre, discendente da generazioni di rabbini, disapprovava quella coppia: per lei, un simile contegno era indice di volgarità. Ma, dopo tutto, l’amore, specialmente fra una coppia anziana, non si può mettere da parte con tanta facilità. All’improvviso corse una voce che scandalizzò tutti: i due vecchi stavano per divorziare! Via Krochmalna era tutta in trambusto. Che significava questo? Com’era possibile? Le donne giovani si torcevano le mani: «Mamma, finirò per ammalarmi! Mi sento svenire!» Le più vecchie proclamavano: «E’ la fine del mondo». E le astiose maledicevano tutti gli uomini: «E allora, non son forse peggio delle bestie gli uomini?» Ben presto la strada fu sconvolta da una notizia ancor più immorale: i due avrebbero divorziato perché il vecchio peccatore potesse sposare una ragazza.

Incipit tratto da:
Titolo: Alla corte di mio padre
Autore: Isaac Beshevis Singer
Traduzione: Rosanna Pelà
Traduzione dall’inglese di: In My Father’s Court
Casa editrice: TEA

Libri di Isaac Beshevis Singer

Copertine di Alla corte di mio padre di Isaac Beshevis Singer

Quarta di copertina / Trama

Un libro autobiografico in cui Singer torna a una delle esperienze chemaggiormente hanno segnato la sua vita e hanno plasmato il suo destino dinarratore. Trasferitosi a Varsavia con la famiglia nel 1908, Singer trascorseinfatti gran parte della sua infanzia, assetato di conoscenza e di esperienze,assistendo all’instancabile attività del tribunale rabbinico (Beth Din) tenutodal padre. A metà tra la sinagoga, la scuola e lo studio dello psicanalista,il Beth Din è un palcoscenico sul quale sfila l’umanità intera, con le suepassioni, i dolori, gli amori, i problemi grandi e piccoli, le particolaritàpiù impensabili. Il libro restituisce miracolosamente alla vita un interomondo e ne è la perfetta celebrazione.
(Ed. TEA)

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Lo Schiavo – Isaac B. Singer

Il giorno cominciò con il verso di un singolo uccello.

Incipit Lo Schiavo

Il giorno cominciò con il verso di un singolo uccello. Tutti i giorni lo stesso uccello, lo stesso verso. Era come se la piccola creatura annunciasse l’avvicinarsi dell’alba alla sua nidiata. Jacob aprì gli occhi. Le quattro mucche giacevano sulle loro lettiere di paglia e sterco; al centro della stalla si trovavano alcuni sassi anneriti, e alcuni rami bruciacchiati, il focolare sul quale Jacob cuoceva l’orzo e le focacce di granoturco da mangiare con il latte. Il giacilio di Jacob era fatto di paglia e fieno e durante la notte egli si copriva con un lenzuolo ruvido di lino che adoperava di giorno per mettervi l’erba destinata al bestiame; era estate, ma le notte continuavano ad essere fredde sui monti. Jacob si alzava più d’una volta nel cuor della notte per scaldarsi le mani e i piedi sui corpi degli animali.

Incipit tratto da:
Titolo: Lo Schiavo
Autore: Isaac Bashevis Singer
Traduzione: Bruno Oddera
Titolo originale: The Slave
Casa editrice: Teadue

Libri di Isaac Bashevis Singer

Copertine di Lo Schiavo di Isaac Bashevis Singer

Quarta di copertina / Trama

Il mondo è una terra desolata e un vecchio ebreo se ne sta da solo, nella notte, abbracciato alla Torà, sua unica sposa; Jacob, questo vecchio ebreo derelitto, muore come un santo, dopo aver conosciuto progrom, schiavitù, lutti, ma anche l’amore di due donne. L’uomo semplice, che il destino ha voluto sradicare e spogliato di tutto, ha vissuto la sua umanissima vicenda in un universo immerso nel caos, in un mondo in cui tutto sembra senza speranza, scivolando nella solitudine e nella disperazione. Eppure, alla fine, la sua esistenza ha conquistato un senso e, con la forza segreta del suo amore, Jacob accetta serenamente il suo destino perchè « tutto ciò che Dio fa, è per il meglio ». Con il passo sicuro dei grandi narratori, Singer ci porta, attraverso le pagine di questo suo intenso romanzo dal respiro vasto e avvolgente, nella Polonia del XVII secolo, in un luogo di tragedia e di superstizione, in un paese devastato e disumanizzato in cui si muovono contadini imbarbariti, arroganti aristocratici, fanatici seguaci di Sabbatai Zevi, il falso Messia, e Jacob, un piccolo ebreo smarrito che ha imparato a essere sempre pronto ad amare.
(Ed. TeaDue)

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