Il mago di Lublino – Isaac B. Singer

Quel mattino Yasha Mazur, o il Mago di Lublino, com’egli era conosciuto ovunque tranne che nella sua città natale, si destò di buon ora.

Incipit Il mago di Lublino

Quel mattino Yasha Mazur, o il Mago di Lublino, com’egli era conosciuto ovunque tranne che nella sua città natale, si destò di buon ora. Rimaneva sempre a letto per uno o due giorni, dopo aver fatto ritorno da un viaggio; lo sfinimento imponeva che indulgesse a un sonno ininterrotto. Sua moglie Ester gli portava dolciumi, latte, un piatto di minestra d’avena; lui mangiava e tornava ad appisolarsi. Il pappagallo strillava; Yokatan, la scimmia, batteva i denti; i canarini fischiavano e trillavano, ma Yasha, ignorandoli, si limitava a rammentare ad Ester di abbeverare le cavalle. Avrebbe potuto fare a meno di impartirle tali istruzioni; ella ricordava sempre di attingere acqua al pozzo per Kara e Shiva, le loro due giumente grigie, o, come Yasha le aveva soprannominate, Polvere e Ceneri.

Incipit tratto da:
Titolo: Il mago di Lublino
Autore: Isaac B. Singer
Traduzione: Bruno Oddera
Titolo originale: The magician of Lublin
Casa editrice: TEA

Libri di Isaac B. Singer

Copertine di Il mago di Lublino di Isaac Bashevis Singer

Quarta di copertina / Trama

Yasha di Lublino è un funambolo, un prestigiatore, un illusionista, ipnotizzatore, maestro, come Houdini, nell’aprire serrature e lucchetti anche bendato o ammanettato. Sul punto di abbandonare la fedele moglie Ester per fuggire in Italia con la bella Emilia, sul punto di usare le sue abilità per scopi criminali, come gli consigliano da tempo amici ruffiani e ladri, questo zingaro della lussuria torna nel villaggio natio e si fa murare in una stanza della sua vecchia casa per scontare i suoi peccati e diventare, suo malgrado, un saggio venerato da ebrei vicini e lontani.
Uno dei romanzi più celebrati di Singer, animato da un protagonista memorabile, cui è affidata la rappresentazione dell’eccesso supremola rinuncia del desiderio, la perdita di sé in Dio.
(Ed. Tea)

Indice cronologico opere e bibliografia di Isaac Bashevis Singer

Da questo romanzo il film Il mago di Lublino (The Magician of Lublin) per la regia di Menahem Golan (1978)

Locandina Il mago di Lublino

La famiglia Moskat – Isaac B. Singer

Cinque anni dopo la morte della seconda moglie, Reb Meshulam Moskat si sposò per la terza volta.

Incipit La famiglia Moskat

Cinque anni dopo la morte della seconda moglie, Reb Meshulam Moskat si sposò per la terza volta. La nuova moglie era una donna sulla cinquantina originaria della Galizia, nell’Austria Orientale, vedova di un ricco fabbricante di birra di Brody, e uomo di studio. Poco tempo prima di morire, costui era fallito, e alla vedova non era rimasto che uno scaffale pieno di tomi eruditi, una collana di perle, in seguito risultate false, e una figlia di nome Adele; in realtà il nome vero sarebbe stato Eidele, ma Rosa Frumetl, sua madre, la chiamava Adele, alla moderna. Meshulam Moskat aveva conosciuto questa vedova a Karlsbad, dov’era andato a passare le acque e lì l’aveva sposata. A Varsavia nessuno nessuno aveva saputo nulla, di questo matrimonio, Reb Meshulam non scrisse a nessuno della famiglia, e d’altronde non era nelle sue abitudini dar conto a nessuno di ciò che faceva. Alla metà di settembre annunciò il suo ritorno, con un telegramma alla governante, ordinando che Leibel, il cocchiere, venisse a prenderlo alla stazione di Vienna.
Il treno arrivò verso sera. Reb Meshulam scese dal vagone di prima classe, e dopo di lui sua moglie e la figliastra.

Incipit tratto da:
Titolo: La famiglia Moskat
Autore: Isaac B. Singer
Traduzione: Bruno Fonzi
Titolo originale: The Family Moskat
Casa editrice: Longanesi

Libri di Isaac B. Singer

Copertine di La famiglia Moskat di Isaac B. Singer

Incipit The Family Moskat

Five years after the death of his second wife Reb Meshulam Moskat married for a third time. His new wife was a woman in her fifties, from Galicia, in eastern Austria, the widow of a wealthy brewer from Brody, a man of erudition. Sometime before he died, the brewer had gone bankrupt, and all that was left to his widow was a bookcase full of learned tomes, a pearl necklace –which later turned out to be imitation–and a daughter named Adele; her name was properly Eidele, but Rosa Frumetl, her mother, called her Adele, after the modern fashion. Meshulam Moskat made the widow’s acquaintance in Karlsbad, where he had gone to take the waters. There he had married her. No one in Warsaw knew anything about the marriage; Reb Meshulam wrote to none of his family from the watering-place, nor was it his habit to give anyone an account of his doings. It was not until the middle of September that a telegram to his housekeeper in Warsaw announced his return and gave orders that Leibel, the coachman, was to drive out to the Vienna Station to wait for his employer. The train arrived toward evening. Reb Meshulam descended from the first-class car, his wife and stepdaughter after him.

Incipit tratto da:
Title: The Family Moskat
Author: Isaac Bashevis Singer
Publisher: Farrar, Straus and Giroux
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Le vicende della famiglia patriarcale Moskat e della sua numerosa progenie non hanno niente a che fare con le varie saghe dei Forsythe ed anche, perché no? dei Bunddenbrook. La vera protagonista di questo capolavoro è la civiltà della mitteleuropea che scomparve nelle camere a gas più di venti anni fa. Si tratta, dunque, di un romanzo che abbraccia l’enorme, gigantesco groviglio della cronaca della vita ebrea a Varsavia dal principio del secolo sino al alla seconda guerra mondiale, dove un avvenimento si sovrappone all’altro, un gruppo di persone compare sulla scena per sostituirsi al primo, e dove l’esistenza ci appare come un mare senza confini, mosso da continue correnti, burrasche, accalmie, popolato di vita vegetale e animale, e i santi si mischiano con gli imbroglioni e i rabbini medioevali con i più moderni pittori e i sionisti fanatici con i filosofi, mistici… di qui un fortissimo senso di vita confusa, spesso frustrata, ma che non si spegne mai. Premiato con il Louis Lamed Price alla sua prima comparsa in America. La famiglia Moskata si è introdotta gradatamente nella letteratura come un classico moderno. Che l’autore, Isaac Bashevis Singer, sia uno dei più grandi artisti letterari del nostro tempo, è stato ormai riconosciuto in tutti i paesi del mondo, come non è sfuggita a alcuno la miracolosa abilità, celata sotto una scrittura all’apparenza semplice e quasi distratta, nel comunicarci gioa, terrore, orrore e pietà, e sopratutto nel rispondere a domande comuni a tutti noi, insomma equivalente all’antica saggezza. Mentre scrittori alla moda e freddi intellettuali sprecano il loro tempo e inducono altri a sprecare quattrini, per dimostrare che il romanzo è morto e che questi tempi non sono propizi all’arte, Singer con estrema calma continua la sua strada provando il contrario, e ciò sopratutto perché i suoi scritti hanno la virtù delle virtù, cioè non sono mai datati, sono senza tempo, anzi affidati al tempo e dunque portano la soluzione garanzia di eternità. Certo, di fronte alle opere di Singer, molti dei più celebri « capolavori » d’oggi sembrano poter resistere quanto resiste l’ultima edizione di un giornale della notte.
(Longanesi; La Gaja Scienza)

Romanzo vincitore del Premio Bancarella nel 1968

Bibliografia e cronologia opere di Isaac B. Singer

Nuove storie dalla corte di mio padre – Isaac B. Singer

Lo chiamavano tutti Chaim il fabbro, ma in realtà era ciò che qui in America si definisce idraulico

Incipit Nuove storie dalla corte di mio padre

Lo chiamavano tutti Chaim il fabbro, ma in realtà era ciò che qui in America si definisce idraulico. Riparava tubazioni dell’acqua e in particolare scarichi intasati del gabinetto, problema frequente nella nostra via.
Chaim era un uomo di media statura, forte e di spalle larghe, con una faccia bruna come il bronzo e una barba dello stesso colore. I suoi abiti sembravano spolverati di ruggine. Sebbene ancora giovane, aveva in viso le rughe e le grinze del faticatore che non si risparmia. Estate e inverno portava giacchetta corta e stivali alti. Aveva sempre con sé tubi, martelli, lime, pinze e questo o quel pezzo di ferro. Persino la sua voce aveva una sonorità metallica. Di shabbath Chaim il fabbro pregava a casa nostra e consumava il Terzo Pasto con noi. A volte, bevendo un bel bicchierone di acquavite, mi stringeva la mano. La sua era dura come il ferro.
( Chaim il fabbro )

Incipit tratto da:
Titolo: Nuove storie dalla corte di mio padre
Autore: Isaac B. Singer
Traduzione: Mario Biondi
Titolo originale: More Stories from My Father’s Court
Casa editrice: Longanesi

Libri di Isaac B. Singer

Copertine di Nuove storie dalla corte di mio padre di Isaac B. Singer

Incipit More Stories from My Father’s Court

Although everyone called him Chaim the locksmith, he was actually what we here in America call a plumber. He repaired water pipes, especially clogged toilet lines, a frequent problem in our street.
Chaim was a man of middling height, strong and broad-shouldered, with a face brown as bronze and a beard to match. His clothes seemed to be dusted with rust. Although he was still young, his face had the lines and wrinkles of a laboring man who does not spare himself. Summer and winter he wore a short jacket and high boots. He always carried pipes, hammers, files, pliers, and odd pieces of iron. Even his voice had a metallic twang. On Sabbath, Chaim the locksmith prayed in our apartment and ate the Third Sabbath Meal with us. Sometimes, while drinking a tumbler of brandy, he would shake my hand. His hand was hard as iron.

Incipit tratto da:
Title: More Stories from My Father’s Court
Author: Isaac Bashevis Singer
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Chaim il fabbro,Lo stagnino e la domestica, Causa e divorzio, Il regalo, Reb Zenvele, La sposa, Un matrimonio insolito, Una cambiale falsificata… Pubblicata per la prima volta negli Stati Uniti nel 2000, questa raccolta riunisce venti racconti autobiografici di Singer ed è condiderata l’ideale continuazione di una delle opere più intense del grande narratore yiddish,Alla corte di mio padre. Protagonista delle storie é il Beth Din, il tribunale rabbinico presieduto dal padre dello scrittore, nei primi anni del Novecento a Varsavia. Istituzione antichissima e unica al mondo, il Beth Din, una mescolanza fra sinedrio, un’abitazione,una sede di cerimonie solenni e uno psicoanalitico ante litteram, pronuncia le proprie sentenze cercando di conciliare le severe prescrizioni della Legge ebraica con la vita di tutti i giorni. Davanti al tribunale di quella via Krochmalna, teatro di tante narrazioni singeriane, sfilano le controversie e le passioni,i dolori e miserie di un’umanità in conflitto permanente con se stessa: una coppia che divorzia dopo quarant’anni, un uomo con due spose, un amante pentito che chiede il perdono alla sua ex fidanzata. Casi curiosi e singolari che Singer scruta e racconta con gli occhi di quando era bambino, con una vivezza che ha pochi confronti con la letteratura dell’ultimosecolo, riportando alla vita un mondo di ieri scosso alle fondamenta dalla prima guerra mondiale e poi travolto dalla seconda.
(Ed. TEA; Teadue)

Indice cronologico opere e bibliografia di Isaac Bashevis Singer