Parola di cadavere – Andrea Vitali

Incipit Parola di cadavere – Andrea Vitali

Incipit Parola di cadavere

La mattina del 1° ottobre 1960, insieme con i miei compagni promossi dalla terza alla quarta elementare, mi alzai di scatto all’ingresso in aula del nuovo maestro. Indossavo come tutti la casacca nera. lustra e fresca di stiro. In silenzio perfetto il maestro si presentò: «Sono il maestro Agostino Mirabile».

Incipit tratto da:
Titolo: Parola di cadavere
Autore: Andrea Vitali
Casa editrice: Garzanti
Qui è possibile leggere le prime pagine di Parola di cadavere

Parola di cadavere - Andrea Vitali

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Quarta di copertina / Trama

Un padre, l’Anemio Agrati, che ha dedicato la vita a un’insana passione. Un figlio silenzioso che porta con sé questa bizzarria come uno stemma di famiglia. Conosciuto in paese come «il Cadavere», lo si incontra solo al cimitero in riva al lago, nella ricorrenza dei defunti, avvolto da ombre e penombre. Una storia inedita, delicata e grottesca, un paese fuori dal tempo in cui episodi curiosi e personaggi irresistibili ci conducono a scoprire le mille facce della realtà. Nei suoi romanzi Andrea Vitali racconta l’Italia più vera, immobile e frenetica, dove dietro la commedia si nasconde la tragedia, e dietro la tragedia il melodramma e la farsa.
(Garzanti; Ebook)

Furto di luna – Andrea Vitali

Incipit Furto di luna – Andrea Vitali

Incipit Furto di luna

Quando nacque, suo padre era in galera. Furto di elemosine presso la chiesa prepositurale di Bellano. Era stato beccato dallo scaccino Bigè alle sei di una piovigginosa mattina di metà ottobre. Per mettere in atto il furto Beppe Menera, detto «Animalunga» per via dell’altezza, aveva infatti approfittato dell’ufficio funebre celebrato alla memoria di Gaspare Benincerti, fotografo-ritrattista, che s’era celebrato la sera avanti: era entrato in chiesa confondendosi tra la magra dolla dei parenti ma si era fermato subito, a lato del fonte battesimale. Quingi s’era accucciato tra gli ultimi banchi e s’era lasciato chiudere dentro. Senza fretta aveva atteso che il sagrestano suonasse la dirlindana, alle dieci meno dieci. Aveva lasciato passare un’altra mezz’pretta, tanto per stare tranquillo. Poi s’era messo al lavoro. Con comodo aveva ripulito, scassinandole tutte da sotto, le cassette per le elemosine: quattro. Visto che di tempo ne aveva in abbondanza, s’era dato da fare con la quinta, quella posizionata lungo il corridoio centrale, che raccoglieva le offerte per le missioni. Aveva messo insieme un sacchetto di monetaglia e solo dopo, felice come una pasqua, s’era chiesto come fare a uscire. Aveva preso tempo, non se l’era cacciata più di tanto. Visto che era notte fonda e cominciava ad avere un po’ di sonno, s’era sdraiato su una panca con l’intenzione di fare un sonnellino e aspettare i consigli della notte.

Incipit tratto da:
Titolo: Furto di luna
Autore: Andrea Vitali
Casa editrice: Garzanti
Qui è possibile leggere le prime pagine di Furto di luna

Furto di luna - Andrea Vitali

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Quarta di copertina / Trama

Rubare la luna non è poi tanto difficile. Soprattutto per Beppe Manera, detto «Animalunga», alle spalle un’onorata carriera di ladruncolo di provincia, condita di furti in chiesa, risse, sbronze e periodiche villeggiature in galera.
Oltre che facile, rubare la luna diventa quasi un dovere, il 21 luglio 1969. Perché in quella storica notte gli americani la luna se la stanno davvero prendendo, piantando la bandiera a stelle e strisce sulla superficie rugosa e argentea del nostro satellite.
In Furto di luna, Andrea Vitali racconta la più memorabile avventura dell’Animalunga e dei suoi famigliari – la devota consorte Venera Sbiaditi e il figlioletto Manuele – con l’attenzione e lo sguardo che fanno uno dei grandi scrittori italiani di questi anni: la curiosità per le loro vicende, un distacco che nelle loro traversie sa cogliere gli aspetti buffi, e spesso comici. E insieme un’affettuosa partecipazione per le gioie e le vicissitudini di tutti gli esseri umani, anche nelle loro umanissime debolezze.
(Ed. Garzanti)

Le tre minestre – Andrea Vitali

Incipit Le tre minestre – Andrea Vitali

Incipit Le tre minestre

Se ho imparato che la minestra è la biada dell’uomo, lo devo al fatto che le mie tre zie di campagna me lo hanno ripetuto un considerevole numero di volte, generando in me il pensiero che se anche l’uomo ha bisogno di una biada purchessia, significa che è bestia al pari delle altre. Non che mi abbiano convinto del tutto. Ma quando sotto il naso mi mettevano un piatto di minestra, dal minestrone al semolino, dal riso e latte al riso e prezzemolo per finire con i “granèi”, dovevo mangiarlo. L’alternativa non era contemplata.

Incipit tratto da:
Titolo: Le tre minestre
Autore: Andrea Vitali
Casa editrice: Mondadori Electa
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Le tre minestre - Andrea Vitali

Quarta di copertina / Trama

Le tre minestre che danno il titolo al racconto autobiografico di Andrea Vitali rappresentano, con un espediente letterario tanto originale quanto spassoso, tre ministre: è così che Vitali ribattezza segretamente le zie che accompagnano gli anni della sua infanzia. Cristina, ministro degli Interni, è preposta alla conduzione delle faccende domestiche e alla cucina; Colomba, ministro dell’Agricoltura, si occupa dell’orto e delle attività agricole di famiglia; Paola infine, ministro degli Esteri, è impegnata professionalmente fuori casa e cura le relazioni con vicini e parenti.
Filo conduttore del racconto di Vitali sono le qualità attribuite ai cibi di casa, più particolarmente le loro presunte virtù terapeutiche, a cui si legano vari aneddoti. Siamo in un’Italia di provincia, negli anni Sessanta, dove ancora si parla il dialetto e “la saggezza si esprime in assiomi che non ammettono repliche”. Le zie circondano il ragazzino con un affetto “rustico ma profumato”, dettato dal buon senso ma ancora pregno di superstizioni, retaggio di una cultura popolare di altri tempi.
Ne emerge uno spaccato di vita vissuta e di costume di grande suggestione, delicatamente nostalgico e al contempo ironico. Un autentico tuffo nel passato al quale contribuisce anche il verace ricettario della tradizione locale che affonda le radici nel territorio, tra le sponde del lago di Como e le valli retrostanti.
(Ed. Mondadori)

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