Niente di vero – Veronica Raimo

Incipit Niente di vero - Veronica Raimo

Incipit Niente di vero

Mio fratello muore tante volte al mese.
È mia madre a chiamare per avvertirmi della dipartita.
– Tuo fratello non mi risponde al telefono, – dice in un sibilo.
Per lei il telefono certifica la nostra permanenza sulla Terra, in caso di mancata risposta non esistono altre spiegazioni che una cessata attività vitale.
Quando mi chiama per dirmi che mio fratello non c’è piú, non vuole essere rassicurata, ci tiene piuttosto che partecipi al cordoglio. Patire insieme è la sua forma di felicità: mal comune, gaudio totale.
A volte le ragioni del decesso sono banali: una fuga di gas, un frontale con l’auto, una botta in testa dopo un brutto scivolone.
Altre volte gli scenari si fanno piú complessi.
La scorsa Pasquetta, dopo la telefonata di mia madre, è arrivata quella di un giovane carabiniere:
– Sua madre ha denunciato la scomparsa di suo fratello, conferma?
Non si sentivano piú o meno da un paio d’ore. Lui era a pranzo fuori con la fidanzata, lei si tormentava sul perché non fosse a pranzo con chi l’aveva messo al mondo.
Ho cercato di tranquillizzare il giovane carabiniere, era tutto sotto controllo. – No, – è sbottato, – non è tutto sotto controllo, al centralino stanno sbroccando.
In quella particolare circostanza mio fratello non era ancora morto, ma ridotto in fin di vita. Si trovava in un garage dopo essere stato sequestrato e torturato da aguzzini del Partito democratico. Era da poco diventato assessore alla Cultura al Terzo municipio di Roma e di tanto in tanto capitavano delle scaramucce con i colleghi di partito.
– Non devi bisticciare con nessuno, – si era raccomandata mia madre.
– Mamma, non bisticcio, faccio politica.
– Va bene, ma poi fate pace.

Incipit tratto da:
Titolo: Niente di vero
Autrice: Veronica Raimo
Casa editrice: Einaudi
Niente di vero - Veronica Raimo

Quarta di copertina / Trama

Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l’uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c’era. Veronica Raimo sabota dall’interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All’origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile. In questa storia all’apparenza intima, c’è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell’energia paralizzante che può essere la famiglia, dell’impresa sempre incerta che è il diventare donna. Con una prosa nervosa, pungente, dal-l’intelligenza sempre inquieta, Veronica Raimo ci regala un monologo ustionante.
(Ed. Einaudi; Supercoralli)

Incipit Niente di vero - Veronica Raimo
Niente di vero - Audiolibro - Raimo