Incipit Metafisica dei tubi
In principio era il nulla. E questo nulla non era né vuoto né vacuo: esso nominava solo se stesso. E Dio vide che questo era un bene. Per niente al mondo avrebbe creato alcunché. Il nulla non solo gli piaceva, ma addirittura lo appagava totalmente.
Incipit tratto da:
Dio aveva gli occhi perennemente aperti e fissi. Se anche fossero stati chiusi, nulla sarebbe comunque cambiato. Non c’era niente da vedere e Dio non guardava niente. Era pieno e denso come un uovo sodo, di cui possedeva anche la rotondità e l’immobilità.
Dio era soddisfazione assoluta. Non desiderava niente, non aspettava niente, non percepiva niente, non rifiutava niente e niente lo interessava. La vita era di una pienezza talmente intensa che non era vita. Dio non viveva: esisteva.
Titolo: Metafisica dei tubi
Autrice: Amélie Nothomb
Traduzione: Patrizia Galeone
Titolo originale: Métaphysique des tubes
Casa editrice: Voland
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Incipit Métaphysique des tubes
Au commencement il n’y avait rien. Et ce rien n’était ni vide ni vague : il n’appelait rien d’autre que lui-même. Et Dieu vit que cela était bon. Pour rien au monde il n’eût créé quoi que ce fût. Le rien faisait mieux que lui convenir : il le comblait.
Incipit tratto da:
Dieu avait les yeux perpétuellement ouverts et fixes. S’ils avaient été fermés, cela n’eût rien changé. Il n’y avait rien à voir et Dieu ne regardait rien. Il était plein et dense comme un œuf dur, dont il avait aussi la rondeur et l’immobilité.
Dieu était l’absolue satisfaction. Il ne voulait rien n’attendait rien, ne percevait rien, ne refusait rien et ne s’intéressait à rien. La vie était à ce point plénitude qu’elle n’était pas la vie. Dieu ne vivait pas, il existait.
Titre: Métaphysique des tubes
Auteur: Amélie Nothomb
Editeur: Albin Michel
Langue: Français
Quarta di copertina / Trama
La penna sfrenata di Amélie Nothomb disegna la mappa dei primissimi anni di vita trascorsi in Giappone: ne viene fuori una non-biografia. Indizi e ricordi delle prime scoperte si accavallano in un turbinio di metafore e paradossi irriverenti. Le proprietà terapeutiche del cioccolato, la parola (pensiero fatto carne), la quadratura degli opposti, la sinergia con il luogo di nascita… fino al filtraggio della realtà come unica via di scampo. Una faccenda, quella dell’esperienza delle cose, del primo impatto col mondo, che lascia sempre una ferita: nulla passa senza traccia, neanche il nulla.
(Ed. Voland)