Seme di strega – Margaret Atwood

Incipit Seme di strega – Margaret Atwood

Incipit Seme di strega

Lunedì, 7 gennaio 2013
Felix si lava i denti. Poi lava gli altri denti, quelli finti, e li sistema in bocca. Nonostante lo strato di pasta rosa che ha applicato, non aderiscono bene; forse le gengive si stanno ritirando. Sorride: l’illusione di un sorriso. Finzione, farsa, ma tanto, chi se ne accorgerà?
Un tempo avrebbe chiamato il suo dentista e preso un appuntamento, e la lussuosa poltrona in finta pelle sarebbe stata sua, il viso partecipe, profumato di collutorio alla menta, le mani esperte ad armeggiare con strumenti lucidi. Ah, sì, vedo dov’è il problema. Non si preoccupi, lo sistemiamo al volo. Come portare l’auto dal meccanico per un controllo. Magari gli avrebbe concesso perfino la musica in cuffia e una pastiglia semianestetizzante.
Ma ora non può permettersi riparazioni professionali di quel tenore. Ha un dentista da quattro soldi, per questo è alla mercé di denti inaffidabili. Peccato, perché per il gran finale non gli manca proprio nient’altro che un collasso della dentiera. Le noszre fesze ssceniche ssono finize. Queszi noszri azzori… Se dovesse accadere, l’umiliazione per lui sarebbe totale, al solo pensiero gli arrossiscono anche i polmoni. Se le parole non sono perfette, le entrate esatte, il tono studiato con estrema cura, la magia fallisce. La gente comincia a muoversi sulle sedie, a tossire, e nell’intervallo se ne va. È come la morte.

Incipit tratto da:
Titolo: Seme di strega: Una riscrittura della Tempesta
Autrice: Margaret Atwood
Traduzione: Laura Pignatti
Titolo originale: Hag-seed
Casa editrice: Rizzoli
Qui è possibile leggere le prime pagine di Seme di strega

Seme di strega – Margaret Atwood

Incipit Hag-seed

Monday, January 7, 2013.

Felix brushes his teeth. Then he brushes his other teeth, the false ones, and slides them into his mouth. Despite the layer of pink adhesive he’s applied, they don’t fit very well; perhaps his mouth is shrinking. He smiles: the illusion of a smile. Pretense, fakery, but who’s to know?
Once he would have called his dentist and made an appointment, and the luxurious faux-leather chair would have been his, the concerned face smelling of mint mouthwash, the skilled hands wielding gleaming instruments. Ah yes, I see the problem. No worries, we’ll get that fixed for you. Like taking his car in for a tuneup. He might even have been graced with music on the earphones and a semiknockout pill.
But he can’t afford such professional adjustments now. His dental care is low-rent, so he’s at the mercy of his unreliable teeth. Too bad, because that’s all he needs for his upcoming finale: a denture meltdown. Our revelth now have ended. Theeth our actorth . . . Should that happen, his humiliation would be total; at the thought of it even his lungs blush. If the words are not perfect, the pitch exact, the modulation delicately adjusted, the spell fails. People start o shift in their seats, and cough, and go home at intermission. It’s like death.

Incipit tratto da:
Title: Hag-seed: The Tempest retold
Author: Margaret Atwood
Publisher: Knopf
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

«C’è una tempesta. E vendetta, decisamente vendetta.»
Felix è un regista teatrale di successo. Da parecchie stagioni, le punte di diamante del cartellone del Makeshiweg Theatre Festival sono proprio i suoi allestimenti ingegnosi, provocanti per natura.
Eppure, nulla di ciò che ha portato in scena finora potrà reggere il confronto con la brillante, spiazzante rilettura della shakespeariana Tempesta che, all’indomani della morte dell’amata figlia Miranda, Felix si è messo in testa di produrre. O per lo meno, questo è il piano.
Se non che, vittima di un volgare tradimento da parte del suo socio in affari, Felix si ritrova d’improvviso a vivere in totale solitudine, estromesso con un colpo di mano dal mondo del teatro, in una catapecchia in mezzo al niente: uno sconfortante luogo pieno di assenze che però si rivela ben presto ideale per rimasticare le sue mire di vendetta contro chi pensava di averlo ormai escluso, giocando d’astuzia, dal palcoscenico della vita.
Margaret Atwood, scrittrice visionaria e di impareggiabile acume, reinterpreta La tempesta di Shakespeare e costruisce un romanzo brillante, definito dal britannico Guardian «ribelle, che si legge tutto d’un fiato, spassoso».
(Ed. Rizzoli)