Corpo libero – Ilaria Bernardini

Incipit Corpo Libero - Ilaria Bernardini

Incipit Corpo libero

Alle sei e cinque avevo la sveglia, alle sei e dieci ne avevo un’altra. La prima sveglia mi piace perché c’è la seconda: sono i cinque minuti più miei che riesco a immaginare. Non penso a niente, non sono niente. Con quella delle sei e dieci mi sono svegliata davvero, ho fatto schioccare il collo e mi sono stirata le braccia, le mani, ogni dito. Mi sono alzata e ho sentito la moquette sotto i piedi. Pizzicava, come sempre. Non era una moquette morbida, come quella a casa di Anna. Era una moquette povera e mi dava il nervoso proprio perché era povera, così come quella di Anna mi piace proprio perché è ricca. Di base, preferirei quella dura, che quasi fa un massaggio e anche il solletico, ma visto che quella dura è quella povera, la odio. E poi la nostra è beige, che è il colore più povero solo dopo il grigio delle scuole.
Essere povera non mi piace. Papà dice che invece va bene lo stesso, perché ci amiamo e finché c’è l’amore è tutto ok. Io non sono d’accordo ma annuisco, perché altrimenti lui e mamma fanno gli occhi tristi e io mi sento sia povera che cattiva. Essere sia poveri che cattivi dovrebbe essere vietato dalla legge, quantomeno per una questione di salute.

Incipit tratto da:
Titolo: Corpo libero
Autrice: Ilaria Bernardini
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di Corpo libero

Corpo libero - Ilaria Bernardini

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Quarta di copertina / Trama

Martina ha quattordici anni ed è una ginnasta professionista. Insieme a Carla e Nadia è in trasferta in Romania: il loro team partecipa alle gare di qualificazione per le Olimpiadi. La tensione è altissima e vincere è l’unica opzione possibile. Martina osserva Carla e Nadia, più carine, più brave, più ricche. Le guarda e le studia – i corpi adolescenti che dovrebbero esplodere e che invece sono intrappolati nella ferrea disciplina atletica, spia i loro giochi segreti, ascolta le loro continue, allarmanti profezie – e lotta con loro per un posto in squadra. Le sostiene ma anche le detesta, e cerca piano piano di ritagliarsi uno spazio speciale e tutto per sé. La competizione all’interno della squadra si somma poi alla spietata lotta contro le squadre degli altri paesi. Le cinesi, soldatine così spaventose e così precise, dominano i pensieri di Martina e delle sue compagne, insieme alla minuscola Petrika, luminosa stella rumena, che è senza dubbio la ginnasta più brava e quindi più odiata: il suo talento e la sua grazia diventano una minaccia per tutte. Nelle palestre e nelle arene, tra salti tripli, rondate e l’incubo di cadere di collo dalle parallele, fra boschi bianchi di neve e la temperatura sotto lo zero, la paura e l’orrore arrivano veloci e cattivi, proprio come i lupi.
Nessuno prima era penetrato, con tanta implacabile esattezza, nella fragile perfezione di queste eroine adolescenti, per accompagnarle – non senza sorriso, non senza intenerimento – nel terrore.
(Ed. Feltrinelli; I Narratori)

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