La giornata d’uno scrutatore – Italo Calvino

Incipit La giornata d’uno scrutatore – Italo Calvino

Incipit La giornata d’uno scrutatore

Amerigo Ormea uscì di casa alle cinque e mezzo del mattino. La giornata si annunciava piovosa. Per raggiungere il seggio elettorale dov’era scrutatore, Amerigo seguiva un percorso di vie strette e arcuate, ricoperte ancora di vecchi selciati, lungo muri di case povere, certo fittamente abitate ma prive, in quell’alba domenicale, di qualsiasi segno di vita. Amerigo, non pratico del quartiere, decifrava i nomi delle vie sulle piastre annerite – nomi forse di dimenticati benefattori – inclinando di lato l’ombrello e alzando il viso allo sgrondare della pioggia.
C’era l’abitudine tra i sostenitori dell’opposizione (Amerigo Ormea era iscritto a un partito di sinistra) di considerare la pioggia il giorno delle elezioni come un buon segno. Era un modo di pensare che continuava dalle prime votazioni del dopoguerra, quando ancora si credeva che col cattivo tempo, molti elettori dei democristiani – persone poco interessate alla politica o vecchi inabili o abitanti in campagne dalle strade cattive – non avrebbero messo il naso fuor di casa. Ma Amerigo non si faceva di queste illusioni: era ormai il 1953, e con tante elezioni che c’erano state s’era visto che, pioggia o sole, l’organizzazione per far votare tutti funzionava sempre. Figuriamoci stavolta, che si trattava per i partiti del governo di far valere una nuova legge elettorale (la «legge-truffa», l’avevano battezzata gli altri) per cui la coalizione che avesse preso il 50% + 1 dei voti avrebbe avuto i due terzi dei seggi… Amerigo, lui, aveva imparato che in politica i cambiamenti avvengono per vie lunghe e complicate, e non c’è da aspettarseli da un giorno all’altro, come per un giro di fortuna; anche per lui, come per tanti, farsi un’esperienza aveva voluto dire diventare un poco pessimista.
D’altro canto, c’era sempre la morale che bisogna continuare a fare quanto si può, giorno per giorno; nella politica come in tutto il resto della vita, per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire. Amerigo non era uno che gli piacesse mettersi avanti: nella professione, all’affermarsi preferiva il conservarsi persona giusta; non era quel che si dice un «politico» né nella vita pubblica né nelle relazioni di lavoro; e – va aggiunto – né nel senso buono né nel senso cattivo della parola. (Perché c’era “anche” un senso cattivo; o “anche” un senso buono, secondo come uno la mette; Amerigo comunque lo sapeva). Era iscritto al partito, questo sì, e per quanto non potesse dirsi un «attivista» perché il suo carattere lo portava verso una vita più raccolta, non si tirava indietro quando c’era da fare qualcosa che sentiva utile e adatto a lui. In Federazione lo consideravano elemento preparato e di buon senso: ora l’avevano fatto scrutatore: un compito modesto, ma necessario e anche d’impegno, soprattutto in quel seggio, all’interno d’un grande istituto religioso. Amerigo aveva accettato di buon grado. Pioveva. Sarebbe rimasto con le scarpe bagnate tutta la giornata.

Incipit tratto da:
Titolo: La giornata d’uno scrutatore
Autore: Italo Calvino
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di La giornata d’uno scrutatore

La giornata d uno scrutatore - Italo Calvino

Quarta di copertina / Trama

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La giornata che questo racconto descrive è una domenica di votazioni politiche vissuta da un cittadino che è stato chiamato a fare da «scrutatore» in un seggio elettorale. Il seggio elettorale di trova all’interno d’un ospizio: il famoso «Cottolengo» di Torino. Lo scrutatore è un intellettuale comunista. Questa è la situazione da cui Italo Calvino sviluppa il suo racconto più pensoso.
(Ed. Einaudi; I Coralli. Prima Edizione)

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