Il metodo Catalanotti – Andrea Camilleri

Incipit Il metodo Catalanotti

S’attrovava in una radura davanti a un boschetto di castagni, il tirreno era tutto cummigliato da ’na specialità di margherite russe e gialle che lui non aviva viduto mai ma dalle quali nisciva fora un profumo che ’mbarsamava l’aria. Gli vinni gana di caminare a pedi nudi e si stava calanno per slacciarisi le scarpi quanno dal boschetto sintì arrivari un forti sono di ciancianeddri. Si firmò ad ascutari e vitti nesciri ’na mannara di crapuzzi bianche e marrò, ognuna delle quali aviva un collarino di cianciani. Mentri che le vestie gli s’avvicinavano, il ciancianiddrìo divinni un sono unico, ’nsistenti, ’nterminabili, acuto. E criscì tanto di volumi da darigli ’na sensazioni di fastiddio alle recchie.
Fu quel fastiddio che l’arrisbigliò e si fici pirsuaso che quel sono, che ancora continuava da vigliante, autro non era che quella grannissima camurria del tilefono. Accapì che doviva susirisi e annare ad arrispunniri, ma non ce la faciva, era troppo ’ntordonuto dal sonno, aviva la vucca ’mpastata. Allungò un vrazzo, addrumò la luci, taliò il ralogio: le tri del matino.
E chi potiva essiri a quell’ura?
Lo squillo ’nsistiva, non gli dava un momento di abento.

Incipit tratto da
Titolo: Il metodo Catalanotti
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Sellerio

Libri di Andrea Camilleri

Copertina di Il metodo Catalanotti di Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Il commissario Montalbano crede di muoversi dentro una storia. Si accorge di essere finito in una storia diversa. E si ritrova alla fine in un altro romanzo, ingegnosamente apparentato con le storie dentro le quali si è trovato prima a peregrinare. È un gioco di specchi che si rifrange sulla trama di un giallo, improbabile in apparenza e invece esatto: poco incline ad accomodarsi nella gabbia del genere, dati i diversi e collaborativi gradi di responsabilità, di chi muore e di chi uccide, in una situazione imponderabile e squisitamente ironica. Tutto accade in una Vigàta, che non è risparmiata dai drammi familiari della disoccupazione; e dalle violenze domestiche. La passione civile avvampa di sdegno il commissario, che ricorre a una «farfantaria» per togliere dai guai una giovane coppia di disoccupati colpevoli solo di voler metter su una famiglia. Per quanto impegnato in più fronti, Montalbano tiene tutto sotto controllo. Le indagini lo portano a occuparsi dell’attività esaltante di una compagnia di teatro amatoriale che, fra i componenti del direttorio, annovera Carmelo Catalanotti: figura complessa, e segreta, di artista e di usuraio insieme; e in quanto regista, sperimentatore di un metodo di recitazione traumatico, fondato non sulla mimèsi delle azioni sceniche, ma sull’identificazione delle passioni più oscure degli attori con il similvero della recita. Catalanotti ha una sua cultura teatrale aggiornata sulle avanguardie del Novecento. È convinto del primato del testo. E della necessità di lavorare sull’attore, indotto a confrontarsi con le sue verità più profonde ed estreme. Il romanzo intreccia racconto e passione teatrale. Nel corso delle indagini, Montalbano ha la rivelazione di un amore improvviso, che gli scatena una dolcezza irrequieta di vita: un recupero di giovinezza negli anni tardi. Livia è lontana, assente. Sulla bella malinconia del commissario si chiude questo possente romanzo dedicato alla passione per il teatro (che è quella stessa dell’autore) e alla passione amorosa. Un romanzo, tecnicamente suggestivo, che una relazione dirompente racconta in modo da farle raggiungere il più alto grado di combustione nei versi di una personale antologia di poeti; e, all’interno della sua storia, traspone i racconti dei personaggi in colonne visive messe in moviola perché il commissario possa farle scorrere e rallentare a suo piacimento. Salvatore Silvano Nigro
(Ed. Sellerio; La Memoria)

Indice crononologico opere e bibliografia di Andrea Camilleri