L’uovo al cianuro – Piero Chiara

Incipit L’uovo al cianuro e altre storie

All’età di circa sessant’anni, il signor Pareille venne a stabilirsi nella nostra piccola città dove nessuno l’aveva mai visto prima. Qualche disgrazia, la vedovanza, un rovescio finanziario o diversi accidenti insieme, dovevano averlo indotto a cercare un luogo dove risultando sconosciuto a tutti, avrebbe potuto iniziare a ricominciare un’attività, senza avere d’intorno l’ambiente e neppure l’atmosfera dentro la quale era scorsa la sua vita precedente. Con pochi mobili e un grosso baule caricati sopra il carretto a mano d’un facchino, arrivò dalla stazione camminando a testa bassa dietro i suoi penati.
(L’uovo al cianuro)

Incipit tratto da:
Titolo: L’uovo al cianuro e altre storie
Autore: Piero Chiara
Casa editrice: Mondadori

Libri di Piero Chiara

Copertine di L'uovo al cianuro di Piero Chiara

Quarta di copertina / Trama

Sia sotto il cielo di Spagna o in terra elvetica, da lui bazzicata e conosciuta come se fosse casa sua – le donne, il gioco, i viaggi, gli amori – sia che quasi senza parere sfiori certe ombre dell’anima, Chiara è sempre di scena, armato delle sue lenti colorate, con lo stesso svagato sorriso dell narratore de Il piatto piange e de La spartizione. Tanto più svagato e altrettanto consapevole in queste ventitrè storie, cronologicamente ordinate e rappresentare momenti come paesi diversi (ma l’età d’oro di Chiara è quella anteguerra, e il luogo più suo la sponda orientale del Lago Maggiore), delle quali anche quando egli sembra solo lo spettatore o ascoltatore, finisce per essere il vero protagonista. Un protagonista sui generis, che passando indenne a traverso i casi e accanto ai personaggi curiosi del mondo tiene in mano e dipana il filo della propria esistenza dalla prima giovinezza alla maturità: innamorato delle cose e, nello stesso tempo, del divertimento , ora tinto di grottesco ora venato di rimpianto, , che è ricontemplarle a distanza, incorniciarle, rivestirle di parole. Arte del porgere si diceva una volta dei grandi cantanti, degli amabili causeurs, dei “belli favellatori”, per intendere la naturale misura e la grazia dell’esecuzione o del dettato. Ora pochi hanno come Chiara quest’arte, che in lui è innato dono del narrare, del disegno netto, dell’impasto gustoso delle tinte. Disinvolto e stupito, egli si aggira in mezzo alle sorprese della realtà, come si muovesse fra comprimari e comparse, nel vivo di uno spettacolo allestito appositamente a suo uso e consumo, di cui accende-spegne le luci, e sulla scorta della memoria, regola i movimenti con un piacere , è da credere appreso da Chiara alla scuola del suo stesso piacere di vivere.
(Ed. Mondarori; Oscar)

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