Superficie – Diego De Silva

Il sesso senza amore è cosí triste

Incipit Superficie

Il sesso senza amore è cosí triste. Il centrodestra non riesce a esprimere un leader. Ecco perché dopo la masturbazione mi viene da piangere.
Ormai l’unica voce di sinistra è quella di Papa Francesco. La passione si spegne, ma poi c’è la stima a rovinare tutto. Sono cosí garantista che per sentirmi in colpa devo aspettare la sentenza definitiva.
Dio c’è. Perché lo scriva cosí spesso in autostrada, vallo a capire.
La gente non andava mica a sbattere contro i pali, prima che inventassero WhatsApp.
Non è vero che a Roma non si fa la raccolta differenziata, sotto casa mia le pantegane la fanno. Se neanche stavolta mi dà lo scontrino, ci litigo.
Uno dei suoni che piú mi riportano all’estate è quello delle zanzare che si carbonizzano nelle trappole a griglia elettrica dei ristoranti all’aperto. Chi l’ha deciso che a una certa età sta bene il dolcevita nero? Provate a concentrarvi sull’attimo che precede la frittura elettrica della zanzara e vi sembrerà di sentire: «Ehi, ma che cazz…?»
La prima volta che non ti ho baciata è stato bellissimo.

Incipit tratto da:
Titolo: Superficie
Autore: Diego De Silva
Casa editrice: Einaudi

Libri di Diego De Silva

Copertine di Superficie di Diego De Silva

Quarta di copertina / Trama

Questo libro gioca con la nostra stupidità e la nostra intelligenza. È fatto di frasi fulminee il cui accostamento produce cortocircuiti spiazzanti e comicissimi. Come se Woody Allen, Groucho Marx e l’amico cretino di vostro zio si trovassero nella stessa stanza e parlassero ognuno per conto suo. È fatale: quando meno ve lo aspettate, scoppierete a ridere.
Prendete un luogo comune, smontatelo, rovesciatelo, trovategli amici e parenti, coniugi e amanti, nemici e complici. Denunciateli. Poi accostatelo a una battuta, a un aforisma, a un nonsense: accendete la miccia e aspettate. Ad esplodere, sarà la vostra risata. È un gioco, sí, ma è una sarabanda dell’intelletto. Perché è vero: molti discorsi umani sono irresistibilmente comici, sembrano costruiti solo per iniziare e non andare mai a fondo. Sono grandiosi tentativi di semplificazione impastati in un chiacchiericcio che supera ogni pretesa di profondità per diventare, gioiosamente, superficie. E vanno inchiodati a se stessi, accostati ad altri o ad altro, perché nel flusso torrenziale si producano attriti, urti, ribaltamenti di senso. Proprio come avviene nelle reazioni chimiche, vanno messi accanto a un reagente che, consumandosi, li trasformi.
(Ed. Einaudi)

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