Zero K – Don DeLillo

Incipit Zero K

Tutti vogliono possedere la fine del mondo.

Questo ha detto mio padre, in piedi, davanti alle finestre all’inglese del suo ufficio di New York: gestione del patrimonio, dynasty trusts, mercati emergenti. Stavamo condividendo un momento raro, contemplativo, col tocco finale dei suoi occhiali da sole vintage che portavano la notte fra quattro mura. Osservavo con attenzione le opere d’arte, vagamente astratte, e cominciavo a capire che quel silenzio prolungato seguito alla sua osservazione non apparteneva né a me né a lui. Pensavo a sua moglie, la seconda, l’archeologa, quella la cui mente e il cui corpo, sempre piú provati ormai, presto avrebbero cominciato a fluttuare, come da tabella di marcia, nel vuoto.

Incipit tratto da:
Titolo: Zero K
Autore: Don DeLillo
Traduzione: Federica Aceto
Titolo originale: Zero K
Casa editrice: Einaudi

Libri di Don DeLillo

Copertine di Zero K di Don DeLillo

Incipit Zero K

Everybody wants to own the end of the world.
This is what my father said, standing by the contoured windows in his New York of?ce-private wealth management, dynasty trusts, emerging markets. We were sharing a rare point in time, contemplative, and the moment was made complete by his vintage sunglasses, bringing the night indoors. I studied the art in the room, variously abstract, and began to understand that the extended silence following his remark belonged to neither one of us. I thought of his wife, the second, the archaeologist, the one whose mind and failing body would soon begin to drift, on schedule, into the void.

Incipit tratto da:
Title: Zero K
Author: Don DeLillo
Publisher: Scribner
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Il padre di Jeffrey Lockhart, Ross, è un magnate della finanza sulla sessantina, con una moglie piú giovane, Artis Martineau, gravemente malata. Ross è uno dei finanziatori di Convergence, un’azienda tecnologica con una futuristica sede ultrasegreta nel deserto del Kazakistan. Attraverso le ricerche biomediche e le nuove tecnologie informatiche, a Convergence possono conservare i corpi e le coscienze fino al giorno in cui la medicina potrà guarire ogni malattia. Decidono cosí di affidarsi a Convergence: prima Artis poi lo stesso Ross, incapace di continuare a vivere senza l’amata compagna. Cosí Jeff si riunisce con il padre e la moglie per quello che sembra un addio – o forse un arrivederci. Jeff è turbato: non capisce se a Ross è stato fatto il lavaggio del cervello dagli uomini di Convergence (un gruppo che ha non poco in comune con una setta religiosa o un manipolo di body artist) oppure se è la decisione consapevole e radicale di un uomo tanto ricco e potente che ha deciso di possedere anche la morte. Ma questa è anche l’occasione per ristabilire un rapporto – ammesso che non sia troppo tardi – con il padre: una relazione incrinata anni prima, quando il genitore decise di lasciare la madre di Jeff. Zero K possiede la potenza solenne e ricapitolativa dei libri che sanciscono un’epoca e aprono al futuro. È come se con questo libro DeLillo ripercorresse, attraversandola, tutta la sua produzione: da Rumore bianco – le immagini dei disastri come unica, grande narrazione del nostro tempo – a Underworld – certe scene, di struggente dolcezza, di vita quotidiana nel Bronx -, dalla Stella di Ratner a L’uomo che cade, da Mao II a Cosmopolis. Ma, come mai prima, in Zero K DeLillo affronta direttamente quella «cosa» indefinibile che da sempre ossessiona la sua ricerca letteraria, quel mistero proteiforme che di volta in volta, semplificando, chiamiamo tempo, identità, linguaggio, memoria, morte. Zero K è una riflessione vertiginosa sullo scontro – che nella nostra epoca ha assunto nuovi, violentissimi sviluppi – tra scienza e religione per il controllo della vita umana. Una guerra il cui campo di battaglia è l’assoluto. Allo stesso tempo Zero K è un delicato concerto da camera, intimo e riflessivo, sui sentimenti di un figlio di fronte all’estrema decisione di un padre; sull’impossibile ma ineludibile necessità di dirsi addio. Nessun libro, finora, aveva saputo mantenere uno sguardo tanto lucido e allo stesso tempo visionario sul pianeta Terra ad altezza del ventunesimo secolo.
(Ed. Einaudi; Supercoralli)

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