Il gioco e il massacro – Ennio Flaiano

Incipit Il gioco e il massacro

Verso la fine di settembre di tre anni fa Lorenzo Adamante si trovò a Hong Kong di ritorno dal Giappone, dove era andato per un festival di cinema. Lo incontrai nell’atrio del Peninsula, sbadato, con quella faccia che il tempo aveva preso a martellate come le statue di scavo, dandogli la nobiltà e il tormento del gangster senza vocazione o dell’artista che si arrende. Nei tratti del volto ricordava Adamov, gli stessi occhi profondi e dolci su una bocca devastata, e, in certi momenti di particolare amarezza, l’attore Humphrey Bogart negli ultimi anni. Quando ci presentarono la prima volta a Parigi, in una trattoria affollata della rue St. Benoît, egli in piedi alla ricerca di un tavolo, alto e con un quaderno tra le mani, un cameriere passava di volata alle nostre spalle gridando alla cucina l’ordine che potrebbe essere il titolo di questa storia: «Deux Stanislas, deux mystères!». Per le suggestioni del suo nome, detto male dall’amico francese, e dello Stanislas caduto in tempo a confonderlo, l’avevo scambiato per lo scrittore russo, che conoscevo nelle fotografie. Ne era seguita una conversazione insensata sul genere: che cosa sta preparando per il teatro?; il che aveva prolungato l’equivoco. E forse da questo era nata tra noi una mite simpatia basata sul reciproco rispetto della nostra noia.

Incipit tratto da:
Titolo: Il gioco e il massacro
Autore: Ennio Flaiano
Casa editrice: Adelphi

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Copertine di Il gioco e il massacro di Ennio Flaiano

Quarta di copertina / Trama

Esattamente come in Una e una notte (1959), anche in questo libro del 1970 due racconti ? sono parole di Flaiano ? «Si riflettono l’uno nell’altro e si completano, ed è questo il fine che li unisce». Due racconti che parlano di singolari, amare metamor­fosi: quella di Lorenzo Adamante, arredatore e produttore cinematografico, una faccia che ricorda Humphrey Bogart negli ultimi anni, una invincibile vocazione alla battuta gelida e tagliente («Tutto quello che vuole è morire in odore di pubblicità» dice di uno scrittore vanitoso e con smanie mistiche), una diffusa fama di omosessualità che pare misteriosamente dissolversi nella relazione con An­na Bac. E quella di Liza Baldwin, la giovane ricca, bellissima, «certamente kennediana» eppure stanca e sull’orlo della nevrosi, con cui Giorgio Fabro, catapultato a New York per sviluppare il soggetto di un film, va a vivere: per scoprirla poi, con stupore, donna-cane. Il fatto è che, come i suppliziati di una volta, «chiusi in casse dalle quali sporgevano soltanto con la testa», Adamante e Liza si rispecchiano e ci raccontano, per ingannare il tormento, «le loro storie, sempre meno improbabili in una società dove la metamorfosi è una vita di ricambio, tra il gioco e il massacro».
(Adelphi; Piccola Biblioteca Adelphi)

Cronologia opere e bibliografia di Ennio Flaiano