Un solo paradiso – Giorgio Fontana

Incipit Un solo paradiso – Giorgio Fontana

Incipit Un solo paradiso

Da qualche giorno, un mimo aveva preso a frequentare le strade di Milano. Compariva all’improvviso, spostandosi senza criterio da una zona all’altra: potevi trovarlo in corso Vittorio Emanuele come a Calvairate, al Giambellino o davanti a un locale in Brera. Ma non si fingeva statua all’angolo delle vie, inchinandosi per due monete. No, lui sceglieva un passante, gli si metteva di fronte e lo copiava in ogni singolo gesto: e per quanto volessi evitarlo, non potevi: per quanto cambiassi direzione o lo scostassi in malo modo, eri in suo potere finché lo desiderava. Scovava ogni bacio, tic o smorfia, e lo replicava. Poi era già scomparso.
Un giornalista del «Corriere» aveva provato a intervistarlo, ma invano. Da buon mimo, non parlava nemmeno a lavoro finito: e più ancora, la sensazione era che il suo lavoro non finisse mai. Chi era? Un artista? Un pazzo? Nessuno aveva informazioni.

Incipit tratto da:
Titolo: Un solo paradiso
Autore: Giorgio Fontana
Casa editrice: Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di Un solo paradiso

Un solo paradiso - Giorgio Fontana

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Quarta di copertina / Trama

Una storia d’amore: ma anche il resoconto di quanto tale sentimento possa condurre alla distruzione di sé. Il racconto di una passione assoluta, forse troppo grande per tempi così precari, di cinismo e paura: ma che restituisce ad essa tutta la sua dignità, il suo pudore, e insieme il suo peso tragico.
Due vecchi amici si incontrano per caso nel bar che era stato un tempo il covo della loro tribù urbana. Si erano persi di vista e uno dei due, il protagonista, comincia a raccontare all’altro: che prima resta interlocutorio, poi stizzito, e infine folgorato dall’impeto inattuale della storia.
Alessio, sul finire dei vent’anni, un lavoro normale, originario di una famiglia delle montagne lombarde con un padre autoritario e un fratello sbandato, trombettista in una piccola jazz band, coltiva una mediocrità esistenziale: un «dolceamaro contentarsi», lo chiama. Martina invece è magra e dal corpo agile e nervoso; viene da una famiglia di professionisti meridionali, non dice molto di se stessa, e i suoi gusti sono spesso poco originali. Due ragazzi qualunque: ma da questo «qualunque» si genera di colpo una strana forza tempestosa, una divina mania. Un fuoco breve che esplode per le strade di Milano – evocata limpidamente, quartiere dopo quartiere – e si consuma al suono di una musica febbrile.
I piccoli sadismi per misurare quanto l’altro ci appartenga. Le fitte di sofferenza per la felicità provata dall’altra prima o senza di lui. Le fughe dalla troppa intensità. I silenzi pieni di domande e di risposte mute. L’insana speranza di una sofferenza maggiore in chi si allontana. Fino a quando, così com’era venuto l’amore se ne va all’improvviso.
Sconvolto dalla perdita e incapace di decifrare l’ossessione che essa genera, Alessio reagisce annichilendosi. Gli amici lo respingono senza comprenderlo, come se parlasse una lingua da tempo dimenticata. Così si perde fra interminabili camminate nella periferia milanese – ora accesa da una bellezza lacerante, ora invece cupa e fredda – e sprofonda lentamente nell’alcolismo e nella solitudine. Fino a trasformare la perdita in destino, fino a scomparire per sempre. E quello che resta all’amico, da ultimo testimone, è la vita che continua, piccola e insipida. Con la nostalgia di non avere mai provato né tanta felicità, né un dolore così grande: senza il privilegio di avere perso un paradiso.
(Ed. Sellerio; La Memoria)

Un solo paradiso – Audiolibro - Fontana