Il tempo delle iene – Carlo Lucarelli

Keyèh ainí.

Incipit Il tempo delle iene

Keyèh ainí.
Il rosso occhio.
No.
Non era la parola giusta. Keyèh era troppo forte, troppo generico, faceva venire in mente il sangue, un occhio iniettato di sangue, e non era così. Forse un po’ ma non così tanto.
No, keyèh, no.
Guarí, infiammato, allora.
No, neppure. Faceva pensare a un occhio arrossato di pianto e non era neanche così, non cosi tanto.
Perché a lui quello spazio tra i rami del sicomoro, quell’occhio dolce e un po’ obliquo, a lui quella goccia rossa – no, keyèh no – ritagliata nel cielo dell’aurora dalle braccia nere dell’albero, ecco a lui piaceva, e molto.

Incipit tratto da:
Titolo: Il tempo delle iene
Autore: Carlo Lucarelli
Casa editrice: Einaudi

Libri di Carlo Lucarelli

Copertina di Il tempo delle iene di Carlo Lucarelli

Quarta di copertina / Trama

Ma si può davvero, e cosí in tanti, morire per niente, si chiede, stupefatto, il capitano Colaprico, che indaga con il carabiniere indigeno Ogbà – scrigno di sapienza e ironia – sulla improvvisa epidemia di morti piú che sospette che colpisce la Colonia Eritrea? Certo che è possibile, se quel niente vale molto piú dell’oro, in quella sorta di Far West che è diventata la colonia negli anni subito dopo la sconfitta di Adua, quando l’Italia non sa bene che fare del suo sogno africano. Un sogno che forse cova un incubo sconcertante, e attualissimo piú che mai, ancora oggi. Benvenuti nel tempo delle iene. Tra miraggi di arricchimento e concretissime speculazioni di borsa, sogni d’amore perduti e follie omicide, monelle meravigliose e donne orgogliose vestite di bianco, tra bambine meticce cui è affidato il futuro, reduci dello Yukon e avventurieri bianchi che hanno conosciuto Arthur Rimbaud, la storia si dispiega scintillante, come le anse di un grande fiume sotto il sole africano. E attenti al cafard, l’insetto che ti entra dentro l’anima, e te la divora piano piano.
(Ed. Einaudi; Stile libero Big)

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