Rien ne va plus – Antonio Manzini

Incipit Rien ne va plus – Antonio Manzini

Incipit Rien ne va plus

«Stai dormendo?».
«No».
«E tieni sveglio pure me».
«Mi va veloce il cuore».
«Com’è?».
«Non lo so. All’improvviso comincia a correre».
«Se respiri profondo lo calmi».
«Ci provo, forse ora va meglio».
«Mi dici perché sei nel mio letto?».
«Nel mio fa freddo».
«C’è la stessa temperatura».
«Qui fa più caldo».
«Sembra, ma non è così. Sono un uomo che fra un po’ fa 50 anni, e non mi va di dormire con un adolescente che si agita e tira calci».

Incipit tratto da:
Titolo: Rien ne va plus
Autore: Antonio Manzini
Casa editrice: Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di Rien ne va plus

Rien ne va plus – Antonio Manzini

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Quarta di copertina / Trama

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Scompare, letteralmente nel nulla, un furgone portavalori. Era carico di quasi tre milioni, le entrate del casinò di Saint-Vincent. Le dichiarazioni di una delle guardie, lasciata stordita sul terreno, mettono in moto delle indagini abbastanza rutinarie per rapina. Ma nell’intuizione del vicequestore Rocco Schiavone c’è qualcosa – lui la chiama «odore» – che non si incastra, qualcosa che a sorpresa collega tutto a un caso precedente che continua a rodergli dentro. «Doveva ricominciare daccapo, l’omicidio del ragioniere Favre aspettava ancora un mandante e forse c’era un dettaglio, un odore che non aveva percepito». Contro il parere dei capi della questura e della procura che vorrebbero libero il campo per un’inchiesta più altisonante, inizia così a macinare indizi verso una verità che come al solito nella sua esperienza pone interrogativi esistenziali pesanti. Il suo metodo è molto oltre l’ortodossia di un funzionario ben pettinato, e la sua vita è piena di complicazioni e contraddizioni. Forse per un represso desiderio di paternità, il rapporto con il giovane Gabriele, suo vicino di casa solitario, è sempre più vincolante. Lupa «la cucciolona» si è installata stabilmente nella sua giornata. Ma le ombre del passato si addensano sempre più minacciose: la morte del killer Baiocchi, assassino della moglie Marina, e il suo cadavere mai ritrovato; la precisa, verificata sensazione di essere sotto la lente dei servizi, per motivi ignoti.
Sembra che in questo romanzo molti nodi vengano al pettine, i segreti e i misteri; ed in effetti, intrecciate al filone principale, varie storie si svolgono. Così come si articolano le vicende personali (amori, vizi, sogni) che sfaccettano tutti gli sgarrupati collaboratori in questura di Rocco. Una complessità e una ricchezza che danno la prova che Antonio Manzini si proietta oltre il romanzo poliziesco, verso una più universale rappresentazione della vita sociale e soprattutto di quella psicologica e morale. Ed è così che il personaggio Rocco Schiavone, con il suo modo contorto di essere appassionato, con il suo modo di soffrire, di chiedere affetto, è destinato a restare impresso nella memoria dei suoi lettori.
(Ed. Sellerio; La Memoria)