Fantasmagonia – Michele Mari

Aprii gli occhi nel buio.

Incipit Fantasmagonia

Aprii gli occhi nel buio. Non vedevo nulla, ma sapevo che ai piedi del mio letto c’era qualcuno. E sapevo anche chi era.
«Ciao», gli dissi.
Non rispose subito. Prima di farmi sentire la sua voce cavernosa e gorgogliante si prese il suo tempo.
«Non hai pauhra?»
«No. Siamo sempre stati amici».
«Tu crehdi di avehrmi inventahto, vehro?»
«Ti ho inventato io, sí, ma tante volte ho pensato che esistessi davvero».
«Pensahvi behne, pensahvi».
«Comunque non ho mai avuto paura. Mi sono sempre piaciuti, i mostri… Gli unici veri amici che abbia mai avuto…»
«Tu hai capihto quahle mohstro sohno?»
«Il peggiore di tutti, l’ultimo».
«L’ultihmo».

Incipit tratto da:
Titolo: Fantasmagonia
Autore: Michele Mari
Casa editrice:Einaudi

Libri di Michele Mari

Copertine di Fantasmagonia di Michele Mari

Quarta di copertina / Trama

C’è un demone che si aggira fra queste pagine, ed è quello della letteratura. Che sia esso esplicitamente riconoscibile o si nasconda fra le pieghe del quotidiano, è una presenza fantasmatica con cui ciascun personaggio – e dunque ciascuno di noi, nel corpo a corpo incessante che è la lettura – è costretto a fare i conti. Visioni, trasalimenti o semplici incubi: l’incerto confine tra invenzione e realtà, così come quello tra sonno e veglia, viene costantemente ridisegnato dai racconti che compongono Fantasmagonia, tutti in bilico tra il gioco e la divagazione colta, la fiaba macabra e il pastiche. Così accade di ragionare intorno a Il cielo in una stanza e poi di imbattersi in Omero e Borges, ciechi e in carrozzella, che commentano la finale dei mondiali Grecia-Argentina. Oppure di scoprire perché mai Crapa Pelada, dopo aver cucinato i famosi tortelli, non ne abbia dato nemmeno uno ai suoi fratelli… Michele Mari torna al racconto, e lo fa chiamando a raccolta tutte le ossessioni che hanno segnato il suo percorso di scrittura: l’infanzia, i mostri, le nevrosi numerologiche e la tassonomia di ogni singolo ricordo. Ma sopra di esse, intorno ad esse, aleggia stavolta una nube spettrale che fa precipitare il lettore – e l’autore stesso – in una dimensione dove le ombre sono destinate ad avere la meglio sui corpi che le proiettano. Ma anche questo cammino richiede un apprendistato, come dice il titolo dell’ultimo racconto: una fantasmagonia. Il candidato fantasma può imparare in diciannove tappe l’arte di «convertire l’annullamento del mondo nell’annullamento di sé, come insegna l’unica scienza esatta in materia: la letteratura». Setacciando con furia catalogatrice le latitudini spaziali e temporali più disparate, Michele Mari dà forma a un progetto in cui il destino di ogni creatura coincide con quello del suo creatore. Fino a scoprire che – mettendo insieme Cecco Angiolieri e il Piccolo Principe, Frankenstein e Kafka, Rimbaud e Pinocchio – nessun essere umano potrà mai sfuggire ai propri fantasmi, perché sin dalla nascita li contiene già tutti quanti dentro di sé.
(Ed. Einaudi)

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