Roderick Duddle – Michele Mari

Incipit Roderick Duddle

«In verità… io… mi chiamo Michele Mari».
«Mi prendi per scemo? Affedidio che ti farò assaggiare il mio staffile, pendaglio da forca!»
«Ma davvero, io…»
«Silenzio, canaglia! Non è ancora nato il gaglioffo capace di menare per il naso il vecchio Salamoia, cosa ne dici Scummy?»
«Dico che è così, sacramento!», ringhiò l’uomo chiamato Scummy sputando un bolo di tabacco nel fosso.
«Allora moccioso, per l’ultima volta: qual è il tuo nome?»
«Ma ve l’ho detto, io…»
«Io, io! È meno di niente, io! Vedi lo sputo del mio compare? È un qualcosa piú grande di te, capiscimi. E se adesso ci piscio sopra e lo spazzo via, bòn, anche il luccicume lasciato dal mio pisciazzo schifo è un qualcosa più grande di te, sei d’accordo?»
«D’a… d’accordo».
«D’accordo signore».
«D’accordo, signore».
«Cominciamo a ragionare. Allora, non ti chiami forse… non ti chiami per caso… uh, Roderick?»
«No, signore».
«Certo, certo. E non vieni, sempre per caso, non vieni da Castlerough?»
«Oh no signore, chiunque vi può dire che vengo da Milano».
«Come no, come no! E sarebbe dove, ’sto posto?»
«Come dove? Milano… in Italia…»
«Hai sentito Scummy? Terra del Papa, spidocchiamoci in onore del santo padre!»
«Yuk yuk», fece Scummy sommamente divertito.
«E dimmi un po’, furfantello», riprese l’uomo che si era presentato come Salamoia, «non è forse vero che tua madre è Jenny la Magra, quella che sciacquava i bicchieri all’Oca Rossa?»
«Niente affatto signore, mia madre si chiama Iela Mari, e non ha mai lavorato all’Oca Rossa. È l’autrice dei più bei libri per bambini che siano mai stati creati in Italia, sapete?»
«Debba crepare se ho mai incontrato un bugiardo più spudorato di te! Così non saresti un bastardo, eh? E che mi dici di tuo padre, visto che non l’hai mai conosciuto?»
«Sì che lo conosco! Si chiama Enzo Mari, ed è un famoso designer!»
«Endsow Murry… che razza di nome sarebbe? Ne hai di fantasia, eh? Ma ti insegnerò io il rispetto, serpentello!»
Ciò detto sollevò in aria il suo staffile di cuoio crudo. Il ragazzo, se era un ragazzo, fece per scappare, ma uno sgambetto di Scummy lo mandò lungo disteso nel fango.
«Tieni! Assaggia e impara!», sbraitava l’uomo percuotendo la figura che si dibatteva nel fango. «Verme schifoso, prendi!»
Il dolore era così acuto che per un attimo la vittima si persuase di essere effettivamente un ragazzo. Oca Rossa, Jenny la Magra… Castlerough… I colpi si abbattevano su di lui senza pietà.
«Pietà signore, pietà».
«Bisogna meritarsela, la pietà. Dimmi chi era tua madre».
«Je… Jenny la Magra, signore».
«E sciacquava i bicchieri all’Oca Rossa, e faceva tanti altri bei servizietti, eh Scummy? proprio dei servizietti coi fiocchi!»
«Yuk yuk!»
L’uomo fece schioccare lo staffile frustando l’aria.
«E tuo padre, l’hai mai conosciuto?»
«No, signore, mai».
«Molto bene, davvero moooolto bene. E adesso stai molto attento, perché ti chiederò come ti chiami, e te lo chiederò una volta sola».
Il ragazzo si sfregò via il fango che gli impastava le labbra.
«Roderick, signore, mi chiamo Roderick».

Incipit tratto da:
Titolo: Roderick Duddle
Autore: Michele Mari
Casa editrice: Einaudi

Libri di Michele Mari

Copertine di Roderick Duddle di Michele Mari

Quarta di copertina / Trama

«Una volta presa una direzione, quel primo passo avrebbe innescato una catena di conseguenze lunga quanto la sua vita».

«Se avesse potuto gettare uno sguardo anche un solo istante nella mente di quell’uomo, Roderick si sarebbe messo a correre via senza fermarsi mai… Ma tu non scapperai, mio lettore, perché sei avido di sapere, perché ti ho scelto fra tanti, e perché, appunto, sei mio». Figlio di una prostituta, Roderick cresce tra furfanti e ubriaconi all’Oca Rossa, fumosa locanda con annesso bordello. Quando la madre muore, il proprietario pensa bene di cacciarlo: quello che entrambi ignorano è che nel destino di Roderick è nascosta un’immensa fortuna, e quel medaglione che porta al collo ne è la prova. Il ragazzino si ritrova alle calcagna una folla di balordi, mentecatti, loschi uomini di legge e amministratori, assassini, suore non proprio convenzionali – ognuno deciso a impadronirsi in un modo o nell’altro di una parte del bottino. E cosí Roderick fugge, per terra e per mare, in un crescendo di imprevisti, omicidi, equivoci e false piste. Roderick Duddle è insieme summa e reinvenzione del percorso letterario di Michele Mari: guardando a Dickens e Stevenson, mai così amati, disegna un’impareggiabile parabola sulla cupidigia e sulla stupidità dell’uomo, ma anche sulla sua capacità di stupirsi di fronte al meraviglioso. Un appassionante e insieme raffinatissimo gioco letterario, che ha la forza e l’intelligenza di proporsi alla lettura semplicemente come romanzo d’appendice contemporaneo. «Mio paziente lettore, che mi hai seguito passo passo fin qui: immagino che sarai stanco, e desideroso di sapere come questa storia va a finire. Cercherò di accontentarti, anche se nessuna storia propriamente finisce mai».
(Ed. Einaudi)

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