Tutto il ferro della torre Eiffel – Michele Mari

Incipit Tutto il ferro della torre Eiffel

Walter Benjamin alza lo sguardo alla volta di ferro e di vetro del passage des Princes, e ancora una volta s’incanta. Quella strada coperta che per il suo lucore larvale gli ha sempre ricordato un acquario è insieme un esterno e un interno, un limbo fra la strada e la casa: e un mentito scintillio di vetrine in assenza di luce; una mostra di merci nella mostra dell’onta (abitano lì sopra, i negozianti, i cui bambini e i cui vecchi occhieggiano dalle lunule che sormontano le vetrine); un riparo dalla violenza della città, e l’intuizione più intima di cosa sia, la città, come vederla in sezione, come vederla sognare… E in quel sognante corridoio dove si vorrebbe sedere come in una camera, e in quella camera in cui vorrebbe andare avanti e indietro come in un corridoio, Walter Benjamin, il sognatore, si sente invadere da una pregnanza che lo giustifica com’è giustificato il pesce dall’acqua. Su tutto l’incanta la volta, quel ferro sospeso in funzionale economia di tensioni, moderno! molto moderno, la stessa architettura delle gares… troppo moderno forse, e però temperato d’antico dal liberty vegetante, dalle scanalature Impero dei colonnini… antico e moderno allora, un ircocervo datato Ottocento in proiezione màntica e speculato dal Nove, ch’è il fascino speciale di Verne…

Incipit tratto da:
Titolo: Tutto il ferro della torre Eiffel
Autore: Michele Mari
Casa editrice: Einaudi

Libri di Michele Mari

Copertine di Tutto il ferro della torre Eiffel di Michele Mari

Quarta di copertina / Trama

Nel 1936 i falangisti fucilano Garcìa Lorca, Gide torna dal suo viaggio in Unione Sovietica, Hitler e Mussolini stabiliscono l’Asse Roma-Berlino, Céline consegna all’editore Denoël un rovente libello intitolato Mea culpa, a Milano muore la madre di Carlo Emilio Gadda. E anche la Parigi geometrica di Haussmann sembra pronta ad arrendersi a un destino di catastrofe. Solo i passages, in questo romanzo fantastico di Michele Mari, rimescolano i tempi storici facendo incontrare i vivi e i morti in un sottomondo onirico carico di reminiscenze e di premonizioni. Ci sono luoghi e tempi, nella Storia, in cui tutto si sfiora: il gioco doloroso e affascinante di questo libro è fermarsi sul crocevia, e provare a dar vita alle parole mai dette, alle più insospettabili affinità. Far dialogare il nano di Auto da fé con Louis Renault, la bambola di Alma Mahler amata da Kokoschka con gli scrittori morti suicidi, Lindbergh con il dottor Caligari, la nascita della modernità con il demone che la divora…
Chi meglio di Walter Benjamin potrebbe accompagnare il lettore per dettagli e diversioni in quest’universo mitico e allegorico dove gli oggetti si animano, gli autori vengono inseguiti dai loro personaggi, i feticci possono essere chiavi di salvezza o di dannazione? Il suo è il gesto di chi apre i bauli di una vecchia soffitta per vedere la verità che le cose assumono nell’oblio, come solo può chi sa guardare il presente come se fosse già passato.
(Ed. Einaudi)

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