Neve di primavera – Yukio Mishima

Incipit Neve di primavera

Allorché a scuola la conversazione cadde sulla guerra russo-giapponese, Kiyoaki Matsugae domando a Shigekuni Honda, il suo più caro amico, che cosa riuscisse a ricordarsene. I ricordi di Shigekuni erano vaghi. Rammentava a stento che una volta lo aveva portato davanti al cancello d’ingresso per osservare un corteo che sfilava alla luce delle torce. L’anno della fine della guerra avevano entrambi undici anni, e a giudizio di Kiyoaki avrebbero dovuto conservarne un ricordo un po’ più netto. I loro compagni di classe che parlavano disinvoltamente della guerra in tono da conoscitori, in genere arricchivano le loro nebulose sensazioni mnemoniche per mezzo di episodi attinti ai discorsi degli adulti.

Incipit tratto da:
Titolo: Neve di primavera
Autore: Yukio Mishima
Traduzione: Riccardo Mainardi
Titolo originale traslitterato: Haru no Yuki
Casa editrice: Bompiani

Libri di Yukio Mishima

Copertine di Neve di primavera di Yukio Mishima

Quarta di copertina / Trama

Neve di primavera è il primo romanzo della tetralogia Il mare della fertilità il capolavoro di Yukio Mishima di cui Bompiani inizia la pubblicazione in lingua italiana. Ambientata in Giappone a mezza via tra cultura ancestrale e rivoluzione industriale, è una narrazione giocata su corde molteplici che mescola gli avvenimenti e le passioni agli elementi: ghiaccio e fiamma, morte e linfa, violenza e sensualità. Ma è innanzi tutto una straordinaria saga dalle anime. Nel sottile confronto dei destini e dei caratteri si staglia in primissimo piano la figura di Kiyoaki, frutto di una casta snervata e reso ultrasensibile dalla qualità raffinata quanto ingannevole dalla propria educazione. Gli fa da contraltare l’amico Honda, incarnazione di un realismo quasi dogmatico, proteso verso la vita attiva e insensibile al richiamo dei sentimenti. Della nevrotica incertezza di Kiyoaki è vittima l’enigmatica e splendida Satoko , che spegnerà il suo amore disperato nella rinuncia alla vita, immolando le sane quanto frustrate manifestazioni del suo vitalismo. Gli altri personaggi – il cinico e carnale marchese Matsugae, il debole ed elusivo conte Ayakura, la mezzana au gran coeur Tadeshina – sono complementari e insieme essenziali all’ordito dell’azione principale, e sono altrettante estrincazioni di un Giappone nel quale retaggio storico, valore morale della tradizione, riti secolari, primato religioso sono chiamati a svolgere una funzione determinante sulla sorte esistenziale del singolo non meno che della comunità. Una prosa lirico-letteraria di altissima qualità, sospesa tra pianto e ironia, e un’acutissima capacità di introspezione psicologica, a volte non esente da connotazioni quasi crudeli, definiscono un affresco narrativo di assoluto nitore. Tra le innumerevoli immagini sensoriali o aspramente sensuali attraverso le quali Mishima sottolinea la grandezza dell’istante, la neve ha dato il titolo al romanzo: il suo manto gelato maschera sotto una purezza transitoria la laidità delle cose, ma sciogliendosi la riporta alla vista, più ripugnante e odiosa di prima.
(Bompiani; Letteraria Bompiani)

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