Ave Mary – Michela Murgia

Incipit Ave Mary – Michela Murgia

Incipit Ave Mary

Quando avevo sedici anni recitai in un musical sulla vita di san Francesco che si chiamava Forza venite gente, dove interpretavo la serva del ricco mercante che il santo di Assisi aveva per padre. Eravamo una trentina di ragazzi e ragazze, stavamo vivendo una delle esperienze piú esaltanti della nostra vita e – contraddicendo la pretesa incoscienza giovanile – ce ne rendevamo perfettamente conto. Uno dei quadri musicali dello spettacolo prevedeva la salita al patibolo di un giovane cavaliere colpevole di aver ucciso un uomo in un duello tra figli di famiglie rivali.
Quella scena ci piaceva molto perché al condannato tagliavano la testa con un’ascia, e l’esito scenico era così realistico che il pubblico in sala regolarmente sussultava sulle sedie. La canzone che accompagnava la scena si intitolava Morire sì, ma non così e la intonava il colpevole andando verso il boia. Durante le prove il giovane sacerdote che faceva la regia aveva spiegato al ragazzo come doveva interpretarla, cioè riottoso e pieno di rabbia, ma non impaurito. L’attore improvvisato non capiva.
– Ma perché dice: «Morire sì, ma non così»? Morire in un modo o morire in un altro che differenza fa, sempre morto sei!
Il sacerdote, lo stesso che vent’anni dopo avrebbe celebrato le mie nozze, rispose lapidario:
– E no! Un conto è morire da protagonisti assumendosene il rischio. Un altro è essere incaprettati e portati al patibolo come un vitello allo scanno. Quello che interpreti tu è un uomo che preferirebbe morire carnefice piuttosto che vittima. Hai capito?
Al mio compagno di scena non so, ma a me la differenza era chiarissima.
(Memorie cattoliche)

Incipit tratto da:
Titolo: Ave Mary. E la chiesa inventò la donna
Autrice: Michela Murgia
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Ave Mary
Ave Mary - Michela Murgia

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La chiesa è ancora oggi, in Italia, il fattore decisivo nella costruzione dell’immagine della donna. Partendo sempre da casi concreti, citando parabole del Vangelo e pubblicità televisive, icone sacre e icone fashion, encicliche e titoli di giornali femminili, questo libro dimostra che la formazione cattolica di base continua a legittimare la gerarchia tra i sessi, anche in ambiti apparentemente distanti dalla matrice religiosa. Anche tra chi credente non è. Con la consapevolezza delle antiche ferite femminili e la competenza della persona di fede, ma senza mai pretendere di dare facili risposte, Michela Murgia riesce nell’impresa di svelare la trama invisibile che ci lega, credenti e non credenti, nella stessa mistificazione dei rapporti tra uomo e donna.
(Ed. Einaudi)