Il paese delle vocali – Laura Pariani

Non sono belli i bambini di Malniscióla

Incipit Il paese delle vocali

Non sono belli i bambini di Malniscióla. Tutti i bambini del mondo lo sono, pure all’orsa pàjon belli i só orsacchini; ma in questo paese a l’é differenti. Qui i fiurìtti hanno la schiena precocemente curva a forza di portare sidèle e fascine, gli occhi tristi di chi conosce le botte e l’obbedienza senza repliche alla mano di ferro del padre e della madre, a questa terra volpina di sabbia e sassi, al Végiu della Câ Russa che è padrone in cielo in terra e in ogni luogo. Fin dal momento della nascita, sanno della vita solo le cose più buie: la fame, il freddo, le malattie, la paura. Per questo hanno, própri tame i grandi, una piega amara sulla bocca, al posto del sorriso, e le dita callose, adatte alla zsappa; e, come gli adulti, trìbulano fin dall’alba, giocano alla morra, sputano, smadònnano; ché alla fine della giornata, nelle pieghe delle nocche o intorno agli óngi rimane loro, come ai grandi, un orlo di terra argillosa, colore del sangue buttato a lavorarla. Ché, sa te sé rügüröra, rüga; sa te sé pissacan, pissa.

Incipit tratto da:
Titolo: Il paese delle vocali
Autrice: Laura Pariani
Casa editrice: Casagrande

Libri di Laura Pariani

Copertina di Il paese delle vocali di Laura Pariani

Quarta di copertina / Trama

Argentina, oggi: una nonna e le sue due nipoti in soffitta aprono un baule da cui emerge un vecchio libretto in italiano intitolato Abbecedario… Contiene una storia più vera che inventata: è la storia di una giovanissima maestra che alla fine dell’Ottocento approda, da Milano, a Malniscióla, un paesino lombardo abbandonato da Dio e dagli uomini, abitato da contadíni-servi comandati, pare, da un solo padrone.
La signorina Sirena Barberis non crede ai suoi occhi quando si scontra con la miseria, la malattia, l’ignoranza, l’ottusità religiosa. Inesperta della vita e della professione, non sa se lottare per insegnare ai ragazzini selvaggi il suono delle vocali e magari il senso delle parole oppure se abbandonare il campo e tornare nella comoda città. Deciderà di rimanere e farà in tempo a dare scandalo in paese prima di conoscere il male di sopravvivere. Prima di vedere gli occhi malati del Míchè, un tempo innamorato della bella Maria e ormai vinto dalla pellagra.
Questo folgorante romanzo breve, popolato di mille personaggi, offre, come sempre nei libri della Pariani, un originalissimo tessuto linguistico: nella trama di un italiano parlato si intrecciano abilmente intarsi dialettali arcaici ma comprensibili da ogni lettore che ami la narrazione storica e insieme fantastica.
(Ed. Casagrande; Scrittori)

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