Canale Mussolini. Parte seconda – Antonio Pennacchi

«Porca putana…»

Incipit Canale Mussolini. Parte seconda

«Porca putana…» disse nostro cugino Diomede Peruzzi – avvolto nella polvere e scansando i calcinacci che continuavano a piovere – quando si trovò davanti il caveau scoperchiato della Banca d’Italia. E poi subito: «Benedeti i Zorzi Vila!» mentre già, coi suoi due nuovi amici, ci si tuffava dentro.
Ma c’erano detriti dappertutto a farli inciampare: blocchi sparsi di calcestruzzo e travertino, mattoni alla rinfusa, pezzi di marmo delle scale, monconi di ferro puntati dritti all’aria o di fianco come lance, e brandelli di infissi e controsoffittature pencolanti.
Le lastre sane di cemento armato – divelte come fuscelli e scaraventate, traforando le stesse pareti, fin in mezzo alla strada, giù nella piazza – le avevano però già viste entrando. O meglio, più che viste ci avevano sbattuto – «Casso!» avevano fatto tutti e tre massaggiandosi le caviglie – perché a vedere non si vedeva niente. Una polvere, le ripeto, anche di fuori, che arrivava fino al cielo e in larghezza, chissà, fino al palazzo M. Altro che la nebbia in Valpadana. Per tagliarla non ci voleva il coltello, ci volevano pala e picco, per quanto era spessa. Non era una polvere, era un grisou – un grisou bianco – una melma che galleggiava a mezz’aria e saliva sempre più in alto. Il sole non la passava, non la passava niente. C’era sì una puzza di bruciato e d’aglio pungente come fa il tritolo, ma era tutto uno strato gassoso granuloso di ferro, tufo, cemento – ma soprattutto calce – che t’entrava negli occhi e nella bocca. Loro subito se l’erano coperta coi fazzoletti legati dietro alla bandita – i fazzoletti di stoffa d’una volta – ma tutta la bocca era piena ugualmente di calcinaccio bianco terroso, la lingua allappata e i denti digrignanti arruzziti come quando strusciava certe volte il gesso sulla lavagna a scuola. E in mezzo a tutta questa polvere granulosa atterrava ogni tanto – o svolazzava su una spalla, di fianco – un pezzo bruciacchiato di banconota da mille.

Incipit tratto da:
Titolo: Canale Mussolini. Parte seconda
Autore: Antonio Pennacchi
Casa editrice: Mondadori

Libri di Antonio Pennacchi

Copertine di Canale Mussolini  Parte seconda di Antonio Pennacchi

Quarta di copertina / Trama

Il 25 maggio del 1944 – ultimo giorno di guerra a Littoria – nel breve intervallo tra la partenza dei tedeschi e l’arrivo in città degli angloamericani, Diomede Peruzzi entra nella Banca d’Italia devastata e ne svaligia il tesoro. È qui che hanno inizio – diranno – la sua folgorante carriera imprenditoriale e lo sviluppo stesso di Latina tutta. Ma sarà vero?
Il Canale Mussolini intanto – dopo essere stato per mesi la dura linea del fronte di Anzio e Nettuno – può tornare a essere quello che era, il perno della bonifica pontina. In un nuovo grande esodo, che ricorda quello epico colonizzatore di dodici anni prima, gli sfollati lasciano i rifugi sui monti e tornano a popolare la città e le campagne circostanti. I poderi sono distrutti, ogni edificio porta i segni dei bombardamenti. Ma il clima adesso è diverso, inizia la ricostruzione.
Nel resto d’Italia però la guerra continua e si sposta man mano verso il nord, mentre gli alleati – col decisivo ausilio delle brigate partigiane e del ricostituito esercito italiano – costringono alla ritirata i tedeschi e le milizie fasciste. È una guerra di liberazione, ma anche una guerra civile crudele e fratricida. E la famiglia Peruzzi, protagonista memorabile della saga narrata in queste pagine, è schierata su tutti i fronti di questo conflitto.
Paride al nord nella Rsi – mentre sogna di tornare dall’Armida e da suo figlio – rastrella ed insegue i partigiani. Suo fratello Statilio combatte i tedeschi in Corsica con il Regio esercito, poi a Cassino e su su fino alla linea Gotica. Il cugino Demostene è partigiano della brigata Stella Rossa, e combatte anche lui per liberare l’Italia.
Accanto a loro ritroviamo lo zio Adelchi, che vigila sulle ceneri di una Littoria piena di spettri e di sciacalli, in attesa che nasca Latina; il mite Benassi e zia Santapace, collerica e bellissima; l’Armida con le sue api, e la nonna Peruzzi, che attribuisce compiti e destini alle nuove generazioni via via che vengono al mondo.
E su tutti c’è Diomede – detto Batocio o Big Boss per un piccolo difetto fisico – il vero demiurgo della nuova città.
Con il suo funambolico impasto linguistico veneto-ferrarese, col suo sguardo irriverente e provocatorio sempre addolcito però da un’umanissima pietas – «Ognuno ga le so razon» – Antonio Pennacchi torna a narrare le gesta dei Peruzzi, famiglia numerosa e ramificata di pionieri bonificatori, grandi lavoratori, eroici spiantati, meravigliosi gaglioffi, e donne generose e umorali.
E se nel primo volume di “Canale Mussolini” ci aveva fatto riscoprire un capitolo della nostra storia per molti versi dimenticato, in questa seconda parte si dedica a mantenere viva la memoria del difficile processo di costruzione della nostra Italia democratica e repubblicana.
“Canale Mussolini – Parte seconda” è un grandioso romanzo corale e polifonico, un’opera letteraria di smagliante bellezza che, alternando i toni dell’epica a quelli dell’elegia, ci dà lucidamente conto di ciò che siamo, in forza di ciò che nel bene e nel male siamo stati.
(Ed. Mondadori)

Indice cronologico opere e bibliografia di Antonio Pennacchi