Il delitto di Agora – Antonio Pennacchi

Io questo libro non lo volevo fare.

Incipit Il delitto di Agora. Una nuvola rossa

Io questo libro non lo volevo fare. Non avevo nessunissima intenzione di impicciarmi in questa storia. La prima volta che me lo hanno proposto – avevano appena arrestato Giacinto ed erano tutti supersicuri che fosse proprio lui il frocio assassino – ho detto: «No. Non mi interessa».
La storia non m’era piaciuta. Anzi. Mi aveva proprio disturbato. Meglio ancora: «sturbato», come dicono sui Lepini. Che non è più un semplice atteggiamento di distacco e disaffezione psicologica, ma è già uno stato fisico: con un senso di contrazione dello stomaco e poi di nausea. E che il fatto sia avvenuto a due passi da casa mia me l’ha aumentato. Fosse successo in Valpadana forse m’avrebbe interessato di più. A casa mia no. M’ha dato fastidio e basta. Anche perché la prima volta che l’ho sentito al telegiornale – e non mi ricordo più se è stato la notte stessa o il giorno dopo; il che non è, come si vedrà più avanti, un particolare del tutto ininfluente – ho pensato subito al padre: «E questo qui», mi sono detto, «si mette già in agitazione alle sette e mezzo di sera?». E poi troppe coltellate, oltre al fatto che li ha scoperti lui. Ma quando ne ho parlato a Sommacampagna ha fatto un sorrisino furbo e ha detto: «Lei ha svolto un semplicissimo processo di autoidentificazione».

Incipit tratto da:
Titolo: Il delitto di Agora. Una nuvola rossa
Autore: Antonio Pennacchi
Casa editrice: Mondadori

Libri di Antonio Pennacchi

Copertina di Il delitto di Agora di Antonio Pennacchi

Quarta di copertina / Trama

Io questo libro non lo volevo fare. Non avevo nessunissima intenzione di impicciarmi in questa storia.”
E invece, il romanzo alla fine su carta ci è arrivato lo stesso. Ma cos’aveva di particolare “questa storia” per disturbare tanto l’autore premio Strega Antonio Pennacchi, e allo stesso tempo per convincerlo a impicciarsi?
Tutto inizia ad Agora, un paesaccio sull’Agro Pontino, che una notte di fine febbraio diventa il teatro di un cruentissimo delitto: Loredana ed Emanuele, giovani fidanzati, vengono ritrovati uccisi da centottantaquattro coltellate. A scoprire i cadaveri sono il padre e il fratellino della ragazza, insieme a Giacinto, un amico delle vittime, ovviamente le prime tre persone informate sui fatti che la polizia interroga. Presto però arriva il turno di parenti, amici e semplici conoscenti, un caleidoscopio di voci che l’autore di Canale Mussolini rincorre e restituisce con la consueta maestria, un coro disarticolato da cui piano piano emergono discrepanze di orari, comportamenti incongruenti, alibi poco attendibili, tutte cose che mal si combinano con l’urgenza tipica dell’essere umano di trovare sempre e comunque un colpevole… anche a costo di accanirsi su probabili innocenti.
Ispirandosi a fatti realmente accaduti ma rielaborandoli con le armi della scrittura e dell’invenzione letteraria, Antonio Pennacchi tesse un romanzo giallo inconsueto e imprevedibile, una vicenda originale, universale e paradigmatica insieme, un dramma esistenziale sulla spasmodica ricerca della Verità.
(Ed. Mondadori)

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