Il silenzio della collina – Alessandro Perissinotto

Nel pomeriggio di giugno l’hospice era un’oasi di frescura.

Incipit Il silenzio della collina

Nel pomeriggio di giugno l’hospice era un’oasi di frescura. Le pareti spesse del vecchio edificio proteggevano l’interno dalla ferocia del sole e le finestre, aperte sui due lati, facevano circolare un’aria che, contro ogni attesa, sembrava di brezza primaverile. Quando, entrando, Domenico chiese in quale stanza fosse ricoverato suo padre, l’infermiera rimase perplessa: il volto, il suo volto, doveva sembrarle familiare, ma il nome non corrispondeva all’immagine. Lui le sorrise e quel sorriso voleva dire, silenziosamente: “Sì, sono proprio io”. D’altro canto, la sua esitazione era più che comprensibile: per l’anagrafe lui era Domenico Boschis, nato ad Alba, provincia di Cuneo, il 1° giugno 1967, figlio di Bartolomeo Boschis, classe 1938, e di Carla Fornasero, nata nel 1945. Per lo schermo invece, per il piccolo schermo delle fiction televisive, il suo nome era un altro, ma lì non aveva importanza. E neppure aveva importanza il fatto che, per gli spettatori, lui fosse stato, anni addietro, un medico, uno di quelli che, in ospedale, non sbagliano un colpo e non perdono un paziente: l’hospice non assomigliava a un ospedale, meno che mai a quello immaginario in cui il suo personaggio lavorava.

Incipit tratto da:
Titolo: Il silenzio della collina
Autore: Alessandro Perissinotto
Casa editrice: Mondadori

Libri di Alessandro Perissinotto

Copertina di Il silenzio della collina di Alessandro Perissinotto

Quarta di copertina / Trama

Domenico Boschis è nato nelle Langhe, ma da molti anni ormai la sua vita è a Roma, dove ha raggiunto il successo come attore di fiction TV. Una notizia inaspettata, però, lo costringe a tornare tra le sue colline: il padre, col quale ha da tempo interrotto ogni contatto, è malato e gli resta poco da vivere.
All’hospice, infatti, Domenico trova un’ombra pallida dell’uomo autoritario che il padre è stato: il vecchio non riesce quasi più a parlare, ma c’è una cosa che sembra voler dire al figlio con urgenza disperata. «La ragazza, Domenico, la ragazza!» grida, per scoppiare poi in un pianto muto. Dentro quel pianto Domenico riconosce un dolore che viene da lontano.
Chi è la ragazza che sembra turbarlo fino all’ossessione?
Mentre Domenico riprende confidenza con la terra in cui è cresciuto e cerca di addomesticare i fantasmi che popolano i suoi ricordi d’infanzia, si imbatte in un fatto di cronaca avvenuto cinquant’anni prima a una manciata di chilometri da lì. La protagonista è proprio una ragazza: ha tredici anni quando, una notte di dicembre del 1968, viene “rubata” da casa sua. Di lei non si sa nulla per otto mesi, poi la verità emerge con tutta la sua forza.
È possibile che sia il ricordo della tredicenne a perseguitare il padre di Domenico? E se così fosse, significa che il vecchio ha avuto un ruolo nella vicenda della ragazza? Lui l’ha sempre considerato un cattivo padre; deve forse cominciare a pensare che sia stato anche un cattivo uomo? Domenico ha bisogno di trovare una risposta prima che il vecchio chiuda gli occhi per sempre.
Nel solco del romanzo-verità tracciato da Carrère con L’avversario, Alessandro Perissinotto prende le mosse da una storia realmente accaduta, raccontata dai giornali dell’epoca e poi colpevolmente dimenticata, innestandola però su un impianto romanzesco. Così facendo, rompe il silenzio sul primo sequestro di una minorenne nell’Italia repubblicana, in un libro feroce e al tempo stesso necessario per capire da dove viene la violenza sulle donne, per comprendere che, contro quella violenza, sono gli uomini a doversi muovere.
(Ed. Mondadori)

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