L’anno che uccisero Rosetta – Alessandro Perissinotto

Continua a tirar vento, di qua e di là dal colle e i cani se ne accorgono e abbaiano.

Incipit L’anno che uccisero Rosetta

Continua a tirar vento, di qua e di là dal colle e i cani se ne accorgono e abbaiano. Tutti i cani qui patiscono il vento, tutti tranne quelli del Pantera.
Il Pantera ha due cani e quando lui è lì a bere al bar Moderno, loro lo aspettano fuori. Davanti alla porta del Moderno ci sono tre scalini e i cani del Pantera, uno per parte, sembrano proprio due leoni di pietra; stanno lì per ore.
’l Pantera si chiama Pancrazio ma nessuno lo chiama più per nome. Gli ubriachi in questo paese non hanno un vero nome. Alpininrussia per esempio, basta chiamarlo: «Alpininrussia, vieni qui» e lui viene. Il Pantera invece non risponde neanche più.

Incipit tratto da:
Titolo: L’anno che uccisero Rosetta
Autore: Alessandro Perissinotto
Casa editrice: Sellerio

Libri di Alessandro Perissinotto

Copertina di L’anno che uccisero Rosetta di Alessandro Perissinotto

Quarta di copertina / Trama

Anni ’60. Inverno. In un piccolo paese delle Alpi piemontesi giunge un commissario di polizia incaricato di indagare sulla morte di una ragazza del luogo, Rosetta, avvenuta nel 1944. L’inchiesta deve svolgersi in segreto, e l’unico referente del commissario è l’anziano sindaco del paese un cicerone vernacolare, rievocatore instancabile di vicende paesane meschine o violente e spesso entrambe le cose: una mitologia domestica gravida di false piste che servono a coprire le magagne autentiche di una comunità che – mentre non lontano si celebra il boom economico – si compiace di un sanguigno primitivismo cercato con pervicacia e custodito gelosamente. La verità si nasconde nelle pieghe di questi fatti minuti, ma il commissario non potrà eludere un interrogativo fondamentale: chi ha voluto che il caso fosse riaperto ad oltre vent’anni dalla morte di Rosetta? E perché?
(Ed. Sellerio; La Memoria)

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