Parigi lato ferrovia – Alessandro Perissinotto

Si potrebbe quasi tornare a Parigi

Incipit Parigi lato ferrovia

Si potrebbe quasi tornare a Parigi, quello che conta è il quasi, come se Parigi, in fondo, non fosse una prima scelta: quasi quasi, in mancanza di meglio, di luoghi più esotici, più inusuali, più alla moda, si potrebbe andare a Parigi. Già, perché a Parigi ci siamo già stati, diverse volte ormai. La Tour Eiffel? Vista. Montmartre? Visto. Il Louvre? Quello non si finisce mai di vederlo, però la Gioconda, la Venere di Milo, la Nike di Samotracia, tutta roba vista. Le opere degli impressionisti? Viste anche quelle, prima al Jeu de Paume e poi al Musée d’Orsay.
Ma allora cosa ci andiamo a fare a Parigi? Semplice, andiamo a viverla, a percorrerla in lungo e in largo, senza l’angoscia delle visite obbligate, senza che la vocina della nostra guida turistica interiore ci chieda: “Ma come, sei andato a Parigi e non hai neppure fatto un salto a Notre-Dame?”. Già, capiterà proprio così, inizieremo a gironzolare per i quartieri meno monumentali e ci dimenticheremo, per una volta, che là, tra due bracci della Senna, è atterrata una nave spaziale a forma di cattedrale e se, rientrando in albergo a notte fonda, ne scorgeremo, dal ponte de l’Archevêché, l’abside illuminata, ci diremo “Domani ci vado”, ma, di sicuro, avremo altro da fare, saremo impegnati a farci adottare.

Incipit tratto da:
Titolo: Parigi lato ferrovia
Autore: Alessandro Perissinotto
Casa editrice: Laterza

Libri di Alessandro Perissinotto

Copertina di Parigi lato ferrovia di Alessandro Perissinotto

Quarta di copertina / Trama

«Se, come me, siete spesso passeggeri di treni locali, sapete di cosa parlo: è strano come la gente interpreti il ‘lato strada’ e il ‘lato ferrovia’ come due mondi completamente diversi. Il ‘lato strada’ è il biglietto da visita della casa. Il ‘lato ferrovia’, al contrario, è lo spazio dell’intimità.»
Le città sono come le case: c’è un lato ufficiale, presentabile, fotografabile, e un ‘lato ferrovia’, che è quello che permette di scoprire le novità anche in una città vista e narrata milioni di volte. Per conoscere Parigi da questo punto di vista basterà tenersi alla larga dalla Tour Eiffel, dal Louvre, da Notre-Dame, da Montmartre e da tutti quei luoghi che, ormai, appartengono di diritto all’immaginario collettivo. Bisognerà invece passeggiare piano lungo il tracciato di vecchie ferrovie urbane abbandonate, muoversi come fantasmi nelle brume serali del canal Saint-Martin, dominare dall’alto la città a bordo di una mongolfiera, esplorarne le viscere alla ricerca delle stazioni fantasma della metropolitana. Perché, anche a Parigi, cominci a divertirti solo dopo che hai esaurito le visite obbligate.
(Ed. Laterza)

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