La terra promessa – Matteo Righetto

«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.»

Incipit La terra promessa

«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.»
La Jole abbozza un segno della croce.
«Da quanto tempo non ti confessi, ragazza?»
«Io non voglio confessarmi, don Diego.»
Il sacerdote tace, come sorpreso.
«Sono qui per fare delle domande.»
Lo dice con un tono di voce basso e calmo, come se non avesse alcuna fretta, come se il mondo di fuori potesse attendere e il tempo addirittura fermarsi.
«Quali domande, ragazza?» chiede il sacerdote dopo un attimo di esitazione.
«Io sono povera e ignorante. Quel poco che so me l’hanno insegnato i miei genitori, la montagna e il lungo viaggio che ho dovuto fare per arrivare qui.»
«Lo so bene. Conosco la tua storia…»
La Jole sospira e fa una pausa di qualche secondo, poi ricomincia:
«Mi faccio tante domande, ma non riesco a darmi delle risposte.»
«Non tutte le domande trovano risposta.»
«Però lei ne sa più di me, padre. Ha studiato e letto la Bibbia. Lei conosce le Sacre Scritture.»
«I sacerdoti non hanno più risposte degli altri, semmai più domande…»
Sorridono entrambi, ma non lo sanno, perché una grata impedisce di vedersi.
«Se anche uscissi di qui senza certezze, sarei comunque felice di aver rivolto a lei i miei dubbi, don Diego. Ecco tutto.»
«Allora dimmi, ti ascolto…»

Incipit tratto da:
Titolo: La terra promessa
Autore: Matteo Righetto
Casa editrice: Mondadori

Libri di Matteo Righetto

Copertine di La terra promessa di Matteo Righetto

Quarta di copertina / Trama

Con questo romanzo inizia il futuro di Jole e Sergio, figli di Augusto e Agnese De Boer, coltivatori di tabacco a Nevada, in Val Brenta.
Vent’anni lei, dodici lui, dopo tante vicissitudini i due fratelli sono pronti ad affrontare la più grande delle sfide: lasciare la propria terra, che nulla ha più da offrire, per raggiungere il Nuovo mondo.
Un’avventura epica che ha in sé l’incanto e il terrore di tante prime volte: per la prima volta salgono sul treno che li porterà fino a Genova dove, vissuti da sempre tra i profili aspri delle montagne, vedranno il mare – immenso, spaventoso eppure familiare, amico, emblema di vita e speranza. Per la prima volta la Jole e Sergio sono soli di fronte al destino e lei sa che – presto o tardi – dovrà raccontare al fratello la sorte tragica toccata ai genitori.
Nella traversata che dura più di un mese, stesa su una brandina maleodorante, mentre la difterite dilaga a bordo e i cadaveri vengono gettati tra i flutti, la Jole sente ardere in sé la fiamma della speranza, alimentata dalla bellezza sconosciuta del mare e da un soffio di vento che di tanto in tanto torna a visitarla, e in cui lei è certa di riconoscere l’Anima della Frontiera, il respiro universale che il padre Augusto le ha insegnato a riconoscere.
Con la forza d’animo e la grazia che conosciamo, la Jole, con i boschi e le montagne di casa sempre nella mente e nel cuore, affronta esperienze estreme che la conducono, pur così giovane, a fare i conti con temi cruciali e di bruciante attualità – il senso di colpa di chi è costretto ad abbandonare la propria terra, il rapporto tra nostalgia e identità, l’importanza di coltivare pazienza e speranza per inventarsi il futuro e continuare a vivere.
Si conclude con questo romanzo la “Trilogia della Patria”, la saga della famiglia De Boer. Nel prendere congedo dai suoi personaggi, Matteo Righetto tocca il culmine della sua arte e ci racconta la solitudine e l’amicizia, il cuore nero degli uomini e il calore dell’accoglienza e della comunità. Una scrittura pervasa di lirismo, autenticamente conscia di quanto la sopravvivenza e il destino dell’uomo siano intrecciati a quelli dell’ambiente.
(Ed. Mondadori)

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